Da "La Repubblica" del 18.03.04 di GINO CASTALDO
George Michael
"Per vivere in questo mondo armatevi di pazienza"
La politica, il successo, la carriera, gli errori: la rockstar , che ha appena pubblicato il nuovo album "Patience", si racconta
L´autoindulgenza di blair L´ho conosciuto prima che arrivasse al potere ed era simpatico. Ma ora è una combinazione di autoindulgenza e assoluta convinzione nel proprio giudizio E questo è molto pericoloso
George Micheal
MILANO – Sono passati lustri da quando George Michael eccitava stadi pieni di ragazzine urlanti (che non sospettavano della sua omosessualità) semplicemente facendo scivolare da dosso con finta noncuranza il giubbotto di pelle, rivelando la spalla nuda. Oggi è un caso controverso, una scomoda rockstar sorprendentemente lucida e responsabile, perfettamente consapevole del suo ruolo e delle sue prerogative, e in lotta contro il mondo, sia esso rappresentato dalle major discografiche («Oggi contano solo sulla distribuzione, il disco l´ho fatto per conto mio e mio rimarrà»), dai pregiudizi («mi dispiace solo di aver rivelato troppo tardi la mia omosessualità»), o da Blair e i guerrafondai del mondo. Ne ha perfino per Berlusconi («trovo imbarazzante che un premier possa controllare i principali media di un paese»). È disponibile, elegante, parla un inglese raffinato e appropriato e si commuove quando parla del pianoforte di Lennon che ha acquistato e su cui ha scritto la canzone Patience. Solo un´ombra remota nello sguardo rivela che da poco ha ritrovato la serenità sufficiente ad affrontare i media dopo quel maledetto 8 aprile del 1998 in cui un poliziotto si finse compiacente per coglierlo in flagranza di atti osceni in un gabinetto pubblico di Beverly Hills. È passato attraverso il dolore della perdita, della madre e del fidanzato Anselmo Feleppa, e oggi alla fine è qui a presentare il suo album, il primo di nuove canzoni da otto anni a questa parte.
S´intitola Patience, che per lei oggi ha il sapore di una parola chiave. È così?
«È l´unica parola, senza la quale non è possibile la tolleranza, la comprensione. Siamo arrivati a un punto in cui l´unica possibilità che ci è concessa è di parlare in modo appropriato delle differenze e dei problemi delle nostre culture. Dobbiamo farlo perché i nostri governi hanno fatto il peggior lavoro possibile nel farci conoscere l´un l´altro. Dobbiamo farlo per i bambini che sono là fuori. È la generazione prossima che ci salverà».
Lei ha dichiarato che questo è il suo ultimo disco. Possibile?
«Diciamo che è l´ultima volta che venderò la mia musica in questa maniera. Non voglio smettere di scrivere e di comunicare con la gente, ma sento il bisogno di evitare i media, che sfortunatamente stanno diventando sempre più maliziosi. Cercherò di farlo senza di loro, usando Internet, voglio lanciare un messaggio più positivo e voglio che siano i fan a scegliere e scaricare gratuitamente la mia musica».
Possiamo dire che questa è anche la sua ultima intervista?
Ride. «Dipende da come andrà questa volta, ma in ogni caso penso che il futuro sia Internet. Ho avuto a che fare con l´industria per 22 anni, ora posso scegliere altre strade».
Perché non suona più dal vivo?
«So quanta gente vorrebbe che facessi concerti, e credo di essere anche bravo, ma mi spaventa tutto quello che comporta andare in tour. C´è una tale solitudine. Non so cosa succederà, non è un rifiuto assoluto. Mi piacerebbe andare in tour anche per ringraziare i fan che mi hanno sostenuto nei momenti difficili. Diciamo che dipenderà da come andrà nei prossimi mesi, voglio andare per gradi, ora diventerò di nuovo visibile per i media e poi vedremo (ma il manager si lascia scappare dopo l´intervista che sarà in luglio alla Wembley Arena per una clamorosa rentrée, ndr)».
È un album con testi insolitamente riflessivi…
«Li ho scritti in cinque anni, e ho attraversato un periodo molto doloroso quando ho perso mia madre, ero molto introspettivo, guardavo molta tv, ed ero arrabbiato per quello che vedevo, e questo si riflette nei testi. Poi nell´ultimo anno sono riuscito a tornare indietro nel tempo, a scrivere cose molto più intense e personali».
Oggi si sente più poeta o contestatore?
«Un contestatore».
C´è anche un pezzo di rimpianto su Lennon ed Elvis…
«Ho comprato il piano di John lennon, ed è quello che suona nel disco nelle due versioni di Patience, ma quello che più conta per me è che il pezzo l´ho scritto su quel pianoforte. Tutti pensano che sia il famoso piano bianco ma non è così, è un modello molto più cheap, anche se poi non lo è realmente. È un piano verticale, e comporre canzoni con quello ha qualcosa di magico. La canzone è il mio lamento su una cultura che è morta. Oggi siamo in piena sottocultura, il mainstream del pop è tutto sull´intrattenimento familiare, e sfortunatamente la generazione di oggi è cresciuta su questo, e invece la mia generazione e anche quelle prima di me hanno vissuto un momento fantastico, quando la cultura musicale ha avuto un incredibile effetto liberatorio sulla società. Sento la perdita di questo entusiasmo. La storia è quella di un uomo che cade in coma e si risveglia dopo molto tempo, e si chiede come mai siano morti Lennon ed Elvis. Da ragazzi non avremmo mai immaginato che sarebbe stata possibile questa regressione».
Parla male dei politici. Tony Blair proprio non le piace?
«Non è proprio così. Personalmente l´ho apprezzato quando l´ho conosciuto prima che arrivasse al potere, ma sfortunatamente lui è una combinazione di autoindulgenza e assoluta convinzione nel proprio giudizio, e questo è molto pericoloso»
Da "Il Corriere della Sera" del 18.03.04 di Mario Luzzato Fegiz
George Michael: il mio nuovo disco è figlio del dolore
Si intitola «Patience». Il cantante ieri a Milano: è l’ultimo cd, in futuro con Internet avrò un rapporto più libero con i fan
MILANO – L’ultimo exploit di George Michael era stato l’annuncio di qualche giorno fa: «Sono già abbastanza ricco. Non realizzerò mai più un altro album da vendere nei negozi. Farò solo brani scaricabili da Internet». «Son cose che si dicono», minimizza il presidente della Sony italiana Franco Cabrini, anche lui in attesa della star che è in ritardo. Scopo del blitz milanese presentare «Patience», nuovo disco di cui impazza nelle radio il brano «Amazing». Ma colpisce di più forse il rarefatto «Patience», un surreale dialogo fra un vecchio e un satellite televisivo con l’accompagnamento del pianoforte che fu di John Lennon. «Viviamo in un’epoca di restaurazione. In nome dei sacri valori della famiglia non si permette più al rock e al pop di influenzare il costume com’è accaduto in passato», spiega George Michael alludendo al terzo brano intitolato «John and Elvis are dead». «"Patience" – racconta – che arriva a otto anni dal precedente "Older", è un lavoro pensato a lungo e figlio della sofferenza. Contiene canzoni scritte cinque anni fa quando il dolore era alto per la perdita di mia madre. Ero arrabbiato. E così ho scritto cose mie, personali».
Nell’album una storia d’amore in cui il protagonista esce da una situazione difficile e ritrova la fiducia («Amazing»), il rapporto che si intavola con la madre e i genitori anche in riferimento al proprio orientamento sessuale da accettare consapevolmente («Cars and Trains»), la vicenda personale dello zio morto il giorno in cui il cantante è nato («My Mother Had A Brother»).
Ma smette davvero? «Beh è l’ultimo album commerciale. Perché in futuro Internet mi consentirà un rapporto senza mediazioni e più libero con i fan».
Infine varie dissertazioni politiche. «Neppure Blair potrebbe sopravvivere politicamente se a Londra succedesse quel che è accaduto a Madrid». La giornata milanese di George Michael si è conclusa con un bagno di folla in Duomo fra striscioni, anche stile gay-pride, e urla di centinaia di fan impazziti per il loro idolo. Nessun tour all’orizzonte.