Ho letto, con attenzione l’intervista rilasciata da Imma Battaglia a un giornale francese, francamente vi ho trovato giudizi, che probabilmente nascono da una profonda non conoscenza dell’Arcigay. Il primo rilievo che voglio fare riguarda l’atteggiamento, che purtroppo pervade alcuni settori del movimento glbt italiano, di parlar male d’altre associazioni, più che di illustrare le proprie iniziative. E’ un vezzo che allontana l’obiettivo di un lavoro unitario, da tanti sbandierato a parole, ma poi nei fatti smentito.
Arcigay
Come Arcigay abbiamo maturato la convinzione che dentro il movimento glbt operino gruppi e associazioni diversi fra loro, di cui va rispettata la peculiarità e il patrimonio d’idee e, che il problema sia quello di coinvolgere fette sempre più ampie della comunità gay, non quello di sgomitare per contendersi ribalte o teatrini. Per questa ragione c’interessano poco le polemiche e rispondiamo ad Imma con i fatti. Ridurre Arcigay a una organizzazione che apre bar e saune, significa non aver rispetto delle migliaia di volontari che ogni giorno, faticosamente, ma anche orgogliosamente, da Bolzano a Siracusa, con il loro contributo consentono di fornire alla comunità servizi quali i telefoni amici, i consultori, i cineforum, le feste, le attività aggregative per gruppi di interesse, ecc. Senza dimenticare che la rete Arcigay, consente oggi, di intervenire rispetto a polemiche, discriminazioni, violenze che tutti i giorni si consumano ai danni di cittadini gay.
In questo senso fa fede ciò che giornalmente viene pubblicato sul nostro sito www.arcigay.it, dove tutti possono constatare, la ricchezza e la portata delle attività che si svolgono in tutto il paese. Ringrazio Imma, quando riconosce che l’Arcigay svolge una funzione meritoria nelle piccole realtà (della sterminata) provincia italiana, peccato che ometta di ricordare che la nostra organizzazione è presente in tutte le città metropolitane d’Italia, fatto questo conosciuto ai più.
Ma voglio ritornare alla questione del circuito ricreativo, per ricordare a tutti i nostri detrattori, che la rete ricreativa Arcigay ha svolto un ruolo determinante rispetto all’emersione del popolo gay in Italia. Bisogna leggersi la storia recente di questo paese, per comprendere, che senza il contributo decisivo di questi luoghi di aggregazione, forse oggi saremmo tutti in una altra situazione. Certamente anche queste attività si stanno evolvendo e, per fortuna, i luoghi d’aggregazione si stanno moltiplicando, prova ne sono i grandi eventi estivi del Gay Village, del Frendly Versilia, de l’Altra Sponda, della Festa del Mediterraneo, ecc.
Come Arcigay riteniamo che i gay italiani si debbano poter sentire liberamente tali a tutte le ore del giorno, ampliando e differenziando servizi e strumenti aggregativi, tenendo anche conto delle diverse esigenze d’età e di interesse. Il tema della visibilità pone a tutti noi la necessità di non crogiolarci negli appagamenti momentanei e negli osservatori parziali. Più volte l’Arcigay è stata attaccata perché associazione dove sono presenti sia la realtà politica e sociale e sia quella aggregativa (riservando a quest’ultima inappellabile condanna morale), la cosa stupefacente che proprio chi l’ha criticata ha poi organizzato la propria attività sullo stesso modello: perché è chiaro, senza soldi non si va da nessuna parte. La modernità del nostro agire si misura sull’efficacia degli strumenti messi in campo, e su una presenza forte e diffusa del movimento, che gli consenta poi di divenire interlocutore credibile rispetto alla comunità glbt e rispetto ai poteri. Il resto sono belle e sontuose chiacchiere.