La Germania si scopre gay, senza polemiche

  

BERLINO – Quando alcuni collaboratori rivelarono discretamente a Konrad Adenauer che il suo ministro degli Esteri e compagno di partito, Heinrich von Brentano, era omosessuale, il vecchio cancelliere non fece una piega: «Per me è uguale, a condizione che non mi salti addosso».

E’ passato oltre mezzo secolo, ma perfino ai livelli alti della politica la tentazione di una battuta sui gay è ancora dura a morire. E’ successo il 1° luglio scorso al Bundestag, la Camera bassa del Parlamento tedesco, durante il dibattito finale sulla nuova legge per l’immigrazione. Aveva appena parlato il portavoce dei Verdi, Volker Beck, omosessuale dichiarato e molto attivo nella battaglia per le pari opportunità dei gay. Fra le altre cose, rivolto ai premier dei Laender presenti in aula, Beck aveva promesso che il governo, sui casi difficili, avrebbe messo loro «il fuoco sotto il sedere». «Collega Beck – gli aveva risposto Peter Mueller, ministro-presidente del Saarland – dovrò riflettere se questa minaccia, considerato che sia lei a formularla, mi impressioni veramente».

LA STAMPA – Anticaglie d’altri tempi e d’altri mores, in una società dove lesbiche e omosessuali sono in verità accettati come in poche altre. Al punto che Die Welt parla di «rosa Republik». E perfino la conservatrice Bild Zeitung , specchio del Paese profondo, si chiede a tutta pagina: «Quanto è omosessuale la Germania?». A scatenare il primo quotidiano tedesco, oltre quattro milioni di copie vendute al dì, è stato l’outing visivo di Guido Westerwelle, il leader liberale che alla festa per i cinquant’anni di Angela Merkel, presidente della Cdu e capo dell’opposizione, si è presentato in compagnia ufficiale del suo fin qui sconosciuto partner. Per la cronaca, il manager Michael Mronz, 36 anni, fratello del più celebre Alexander, ex tennista che tra l’88 e il ’90 fu il compagno di Steffi Graf. Outing visivo, perché Westerwelle, che non ha mai parlato della propria vita privata, non ha voluto farlo neanche dopo l’uscita in pubblico. Non che ne avesse bisogno, dal momento che il rumore dell’omosessualità ne ha accompagnato l’intera carriera, già dai tempi di Bonn, quando sui muri della città il suo nome veniva storpiato in Schwesterwelle, dove Schwester significa sorella. «Vivo la mia vita, ma non intendo dare interviste sulle mie attività private», ha detto il presidente della Fdp al collega della Welt , che gli chiedeva un commento.

Con Westerwelle si allarga e si fa ancora più autorevole il gruppo dei politici tedeschi ufficialmente gay. Oltre a Beck, i casi più celebri sono quelli dei borgomastri di Berlino e Amburgo, Klaus Wowereit e Ole von Beust. Wowereit, socialdemocratico, vive da 10 anni con il neurologo Joerg Kubicki ed è entrato nella piccola storia della politica tedesca, per un outing diventato cult, fatto durante il congresso della Spd che lo scelse come sindaco: «Ich bin schwul und das ist auch gut so», sono frocio ed è anche bene che sia così, disse Wowereit, brevettando una frase ormai nei vocabolari ed entrando da quel momento nel cuore della foltissima comunità gay berlinese. A tutt’oggi, in verità, rimane, se non l’unico, il suo miglior atto politico.

Più discreto è Ole von Beust, per il quale l’outing lo ha fatto il padre. Accusato da un alleato e ministro dell’Interno, l’ex giudice Schill, di avere una relazione con il ministro della Giustizia, il sindaco di Amburgo lo ha accusato di volerlo ricattare e lo ha costretto alle dimissioni, convocando nuove elezioni e vincendole da solo, rifiutandosi però di ammettere la propria omosessualità e tantomeno di rivelare il nome del suo compagno. A confermare urbi et orbi il pettegolezzo ci ha pensato però il genitore, che in un’intervista alla Welt am Sonntag ha svelato come, sin da bambino, il piccolo Ole amasse travestirsi e giocare con le bambole, al punto che la nonna lo chiamava affettuosamente «Ole Pupp», vecchia bambolina.

Ma i politici, i tanti attori, le celebrità come i creatori di moda Karl Lagerfeld e Jil Sander, ‘intellettuale-gourmet Alfred Biolek o il parrucchiere delle star, Udo Walz, sono solo la parte più famosa dell’arcobaleno gay in Germania. C’erano più di un milione di partecipanti al Christopher Street Day, quest’anno a Colonia. E almeno 500 mila si sono ritrovati a Berlino. Nella città renana e nella capitale tedesca, si calcola che i gay costituiscano un decimo della popolazione complessiva, perfettamente accettati e integrati nel tessuto sociale anche grazie a una rete di infrastrutture che rispondono alle loro specifiche esigenze, dai caffé ai dentisti per gli omosessuali, dalle case di riposo per anziani ai circoli politici e religiosi gay. In realtà, non c’è città media o grande della Repubblica Federale dove non esista una infrastruttura completa per gli omosessuali o un quartiere che, senza essere un ghetto, sia abitato di preferenza dalla comunità gay. Cento anni dopo lo scandalo dell’omosessualità di un favorito del Kaiser, il principe Philipp zu Eulenburg, che scatenò la più grossa crisi del Reich guglielmino; 60 anni dopo lo sterminio di lesbiche e omosessuali nei lager nazisti e vent’anni dopo le dimissioni di un generale della Bundeswehr, sospettato di tendenze gay, la lunga marcia verso la normalità del movimento dell’arcobaleno sembra prossima a concludersi, almeno in Germania.

ADOZIONI – Introdotto, tre anni fa, il «partenariato di vita» e il riconoscimento delle coppie gay, il governo rosso-verde intende approvare, già in settembre, un nuovo progetto di legge che darà loro identici diritti delle coppie eterosessuali, compresi vantaggi fiscali, garanzie patrimoniali e giudiziarie, diritto alla pensione di reversibilità in caso di morte di uno dei partner e, soprattutto, la possibilità a uno dei congiunti di adottare il figlio naturale dell’altro. Oggi, si calcola che in Germania esista un milione di omosessuali e lesbiche, con figli avuti in precedenti relazioni.

Nel frattempo, la comunità dell’arcobaleno è diventata anche un affare. Sempre più la pubblicità prende di mira la clientela gay, mentre l’industria del turismo continua ad ampliare e diversificare le sue offerte su misura. Attualmente, il turismo gay contribuisce in Germania al 10 per cento del fatturato complessivo. Solo a Monaco di Baviera, ciò equivale a 300 milioni di euro ogni anno. Nelle prossime settimane, la capitale bavarese ospiterà «Munich sports the rainbow», l’olimpiade europea per omosessuali, che vedrà la partecipazione di oltre 5 mila atleti non professionisti. Ma anche dopo l’outing, Guido Westerwelle, che pure è un ottimo jogger, non ha voluto confermare la sua partecipazione.


Da "La Repubblica" del 26.07.04 di ANDREA TARQUINI
Berlino, la svolta della destra il leader liberale si dichiara gay

Un bacio gay a Berlino

Un bacio gay a Berlino

BERLINO – Se dalla Padania al Texas la destra a volte ama essere "celodurista", a Berlino capitale tira un altro vento. Il nuovo eroe dei conservatori tedeschi è il giovane Guido Westerwelle, 42 anni, brillante leader del partito liberale. Che ha appena riconosciuto la sua omosessualità, e presentato il suo attraente compagno, il 36enne imprenditore Michael Mronz. L´outing tranquillo di Westerwelle è la storia estiva dei media tedeschi. Anche perché, se tra due anni il centrodestra vincerà le elezioni, l´elegantissimo e sorridente sonny boy Guido strapperà al verde Joschka Fischer il posto di vice cancelliere e ministro degli Esteri.

Un gay dichiarato dopo un ex barricadiero del’68 quale numero due del governo e capo della diplomazia. Non c´è male quanto a spinta di modernità e tolleranza, ma il segnale stupisce solo chi non conosce la Germania o la giudica secondo vecchi luoghi comuni. «Un outing sereno e moderno, un bel gesto di ottimismo», commenta il conservatore Welt am Sonntag. Giovani e belli, eleganti, colti, raffinati, collezionisti d´arte e cinéphiles, conversatori deliziosi e buoni amministratori di patrimoni: Guido e "Micky" sembrerebbero quasi i prototipi del marito ideale. Si sentono fatti l´uno per l´altro, da tempo se ne infischiano di chiacchiere, voci e sospetti. E sono andati insieme al party d´insediamento del nuovo capo di Stato Horst Koehler, eletto dai voti del centrodestra, e al party per i 50 anni del leader del polo moderato, Angela Merkel.

«Io voglio vivere così come sono, perché questa non è una prova generale: è la mia vita, l´unica che ho», dice Guido nella lunga intervista-confessione a Der Spiegel. «Se nella vita non sei solo, i grandi momenti pubblici alla fine li puoi solo vivere in due. Finora avete conosciuto solo il mio lato razionale, la riservatezza». Adesso Guido e Micky hanno detto basta al pudore a oltranza. «Ho deciso di andare a party, soirées e grandi appuntamenti col mio compagno al fianco, e non più solo, e lo vivo senza drammi. Non posso influenzare il modo in cui gli elettori reagiranno».

Otto tedeschi su dieci hanno reagito bene. Nei sondaggi tv a caldo, giudicano irrilevanti le preferenze sessuali dei politici. L´outing di Guido è il passo più grande nell´offensiva dello charme dell´élite gay tedesca. Che già annovera nei suoi ranghi leader politici, dal sindaco socialdemocratico di Berlino Klaus Wowereit al governatore democristiano di Amburgo Ole von Beust. «Se andrò al governo», promette Guido, «mi batterò per dare agli omosessuali più diritti. Più e meglio di quanto non faccia oggi la sinistra al potere». I suoi cavalli di battaglia finora erano stati solo la deregulation, tagli al welfare, una rivoluzione liberale del Modello Germania. Adesso il privato diventa bandiera, e tutto indica che gli varrà nuovi consensi.


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