Con la bocciatura dello Statuto Regionale, il Governo ha mandato un chiaro segnale politico all’Umbria. Questa volta però non c’entra la diversa maggioranza del governo locale ma bensì il fatto che l’Umbria, in questi ultimi anni, si è allontanata dalla via della morale cattolica, per intraprenderne una più larga e laica, al passo con la società che cambia e fatta di diritti per tutti. Infatti, l’impugnazione del Consiglio dei ministri ha l’aria di un rimprovero da sermone domenicale: puramente moralista e senza un effettivo riscontro tecnico reale. Non ci stupiamo, poi, se dalle indiscrezioni trapelate durante l’ultimo Consiglio dei Ministri, il mandante della bocciatura risulta essere la CEI, attraverso le solite pressioni sui ministri di AN. Ormai le interferenze della gerarchia cattolica sono diventate una costante nella vita politica del nostro paese.
Dal documento del Governo, ancora non ufficiale, risulta infatti essere l’articolo 9 l’unico vero perno intorno al quale ruota l’intera impugnazione, accompagnato da altri “rimproveri tecnici” veramente di poco conto.
Come già ricordato più volte dai tecnici costituzionalisti che hanno contribuito alla redazione della charta umbra insieme alla commissione speciale di riforma, non c’è alcun pericolo che la Corte Costituzionale confermi l’impugnativa del Governo. Infatti nell’articolo 9 non è sancita la tanto attesa equiparazione delle altre forme di convivenza alla famiglia, ma vi è prevista la sola tutela. Quella stessa tutela che già diverse sentenze della stessa Corte Costituzionale hanno confermato come legittima ai fini degli interventi che competono alla Regione. Per non parlare, poi, delle sollecitazioni che ci vengono in questo senso dalla UE per allineare l’Italia agli altri paesi della comunità, in cui tali forme di convivenza sono già ampiamente tutelate se non equiparate.
L’Arcigay si auspica quindi che il Consiglio Regionale non ceda alle pressioni del Governo, ma continui a percorrere la strada verso un’Umbria più laica, nel rispetto dei diritti e delle diverse morali di tutti i suoi cittadini. In questo momento, un cambiamento nel testo dell’articolo 9 equivarrebbe ad un atto di debolezza da parte del governo locale, una rinuncia ai risultati della partecipazione, che ha visto coinvolte tante associazioni e tanti cittadini e che ha fatto di questo Statuto un vero riferimento per tutti.
Circolo Arcigay ArciLesbica
Omphalos