Gay, voglia di matrimonio

  

ROMA – Sul muro della loro camera da letto, nell´appartamento di Perugia dove abiteranno dopo tre anni di fidanzamento, Stefano e Nicola hanno appeso, formato gigante, una frase del premier spagnolo Zapatero: «Riconoscere le unioni omosessuali su un piano di parità rispetto ai matrimoni eterosessuali è il dovere di una società moderna e tollerante». «Finalmente parole che hanno un senso chiaro». Stefano Bucaioni, 23 anni, tecnico informatico, a volte ha l´impressione di non capire la lingua italiana. «Dicono: volete sfasciare la famiglia. Ma io voglio costruirne una! Dicono: non avete il diritto. Ma a me del matrimonio piacciono anche i doveri, li pretendo!». Tutti, Stefano? «Vuole l´elenco? Credo nel vincolo duraturo, credo nella solidarietà e nella fedeltà reciproca…».

Sono cambiati, i tre milioni di gay d´Italia. Nei convegni semiclandestini di vent´anni fa sbeffeggiavano la famiglia-gabbia, madre di ogni repressione. «Forse perché le loro famiglie erano così. La mia no, quella di Nicola no: approvano la nostra scelta, ci aiutano». I nuovi gay, generazione passata senza troppi drammi attraverso la porta della visibilità spalancata dal sofferto "coming out" dei fratelli maggiori, scalpitano. Chiedono di più. Forse più di quanto i loro rappresentanti organizzati siano per ora disposti a rivendicare a loro nome. L´accesso al matrimonio non è una richiesta del movimento omosessuale italiano. Non per disinteresse, ma per realpolitik: siamo in Italia, non in Olanda, e nel «cortile del Vaticano» non si può pretendere troppo. Meglio un passo alla volta, anzi un "pacs": un "patto civile di solidarietà", come in Francia, un contratto che ha più o meno gli stessi effetti pratici del matrimonio, ma non si chiama così, e i vescovi s´arrabbiano di meno. La proposta è in Parlamento da poche settimane.

Ma intanto è successo qualcosa. Neppure la Spagna è l´Olanda, eppure Zapatero ha osato. «È una novità che cambia lo scenario», riconosce Marzio Barbagli, sociologo dell´Istituto Cattaneo che alle convivenze gay ha dedicato uno studio scientifico. Spiega: «Pacs e matrimonio possono avere gli stessi effetti, ma non sono la stessa cosa nell´immaginario degli omosessuali. Solo il matrimonio è per loro il pieno riconoscimento di un diritto. Da quando anche il matrimonio eterosessuale ha cominciato a cambiare, poi, rivendicarlo non è più un tabù. E se in un paese vicino e simile al nostro diventa possibile, allora la suggestione si fa molto forte».

Così, per la prima volta, i leader omosessuali si trovano a dover contenere l´impazienza della loro base. «Rischiamo di essere circondati da paesi che riconoscono le unioni omosessuali: paesi latini, non nordici e protestanti», ammette Sergio Lo Giudice, presidente Arcigay. «Sia chiaro che il nostro obiettivo resta la parità dei diritti fra omo ed etero. E quando dico parità, dico parità giuridica completa. Il pacs è una consapevole mediazione praticabile nelle condizioni particolari dell´anomalia italiana. Ma a condizione che sia praticata davvero. Se Polo e Ulivo resteranno paralizzati dai rispettivi partiti cattolici, se entro le politiche del 2006 non ci saranno novità, allora addio mediazioni».

Per qualcuno è già venuta l´ora di tornare alla radicalità. Tra gli scaffali della sua Babele, la libreria gay di Milano, Gianni Delle Foglie sbotta: «Ma quali unioni civili… Quello è un matrimonio di serie B, che me ne faccio? Io amo Ivan, stiamo bene insieme, da 25 anni, non potrei vivere senza di lui. Io voglio il matrimonio, non il matrimonio gay, il matrimonio punto e basta». Il suo Ivan, Gianni l´ha «sposato» dodici anni fa in piazza Duomo, ma era solo una provocazione studiata assieme all´allora assessore, e gay militante, Paolo Hutter. «Già tre paesi europei lo chiamano matrimonio. Noi in Italia siamo stati pazienti, abbiamo cambiato parole, per non offendere i cattolici. Ma non è servito a niente. I sotterfugi non funzionano».

I gesti simbolici neppure. Due anni fa Antonio Garullo e Mario Ottocento si sono sposati, proprio sposati, in Olanda, dove si può. «Un evento folcloristico», li sbertucciò un magistrato della loro città, Latina. Però quel giorno nel municipio dell´Aja c´erano parenti, amici, fiori, riso, tutto regolare, solenne e commosso. «Ma mentre l´euro e le merci passano le frontiere d´Europa, i diritti no». Buttiglione, proprio il lupus nella fabula di questi giorni, avvertì: ciò che quei due signori hanno fatto in Olanda, da noi non conta nulla. Ed era così. «Non posso detrarre Mario come familiare a carico. Non posso trasformare il nostro laboratorio ceramico in azienda familiare. Nulla. Siamo sposati solo per le persone che ci conoscono e ci rispettano, per i parenti, per i condòmini. I registri delle unioni civili? Dove esistono sono buffonate, contentini. Finché non avremo il matrimonio, non avremo diritti». Alessio de Giorgi e il suo compagno un vero pacs l´hanno firmato, due anni fa, nell´ambasciata francese a Roma; ma anche a loro non serve a nulla. «In Francia siamo una famiglia, in Italia siamo un errore statistico. L´Istat non ci vuole vedere: ha depennato le convivenze omosessuali dal censimento delle coppie di fatto. Ci hanno messo assieme ai conviventi anomali, come le badanti». Ride beffardo: «Ha ragione Tremaglia. Viva la sincerità. Non c´entrano le teorie sulla famiglia naturale, non c´entra il Vangelo: non ci vogliono semplicemente perché siamo culattoni».

Il reportage di Repubblica

Il reportage di Repubblica

«Io però quel matrimonio lì non lo voglio, non capisco perché devo lottare per il diritto a una cosa già vecchia…» : da Cremona una voce diversa, non a caso quella di una donna: Lorenza Tizzi, 32 anni, impiegata, fidanzata da tre anni, convivente da quattro mesi con una coetanea, assalita da un dubbio: «La casa è mia. Ci vogliamo bene, ma se un giorno per ipotesi la piantassi, lei sarebbe sulla strada, senza garanzie. C´è un buco troppo grosso tra il matrimonio tradizionale, che rifiuto, e il niente che mi fa paura». Allora il pacs è una toppa, sì, ma è una buona toppa: parola di Alberto Baliello, presidente di Gayus, il gruppo di giuristi che ha elaborato la proposta di legge: «Il pacs serve a chi vorrebbe sposarsi ma non può; e anche a chi potrebbe sposarsi ma non vuole». Non è un gioco di parole, è forse la soluzione di un paradosso, lo stesso che s´è trovato davanti Piergiorgio Paterlini, giornalista e scrittore, quando ha raccolto storie di coppie omosessuali per il suo libro "Matrimoni" (Einaudi), fresco di libreria: «Siamo costretti a lottare per un diritto di cui molti di noi non vorranno servirsi. Quando un diritto viene negato per secoli, quando è vietato anche solo immaginarlo, allora cresce il desiderio di conquistarlo prima ancora di sapere com´è fatto. Quando non puoi neppure andare a trovare il tuo partner in ospedale perché "non sei un parente", allora ti vien voglia di strapparlo, quel diritto, così com´è, bello o brutto, vecchio o nuovo. Ma sarà solo a quel punto, consumata la rivincita, che comincerà la scelta vera. Quando la distinzione tra omo ed etero verrà meno, salirà a galla la vera differenza: tra chi crede, omo ed etero, nel matrimonio e nella famiglia così come sono; e chi, omo ed etero, non ci crede».

Le coppie che Paterlini ha ascoltato e raccontato sembrano crederci. Sono storie d´amore, d´amore e basta, alcune felici, altre drammatiche, sempre romantiche. Un libro da leggere per capire quanto la «via sentimentale» sia centrale nella lunga marcia dei gay verso la piena cittadinanza. «Si stupisce? Ma l´educazione sentimentale degli omosessuali viene dagli stessi libri, dalle stesse grandi storie d´amore che leggono tutti. Con in più, casomai, quel senso di esclusione e di frustrazione che aumenta il desiderio di viverle davvero, delle storie così. Non c´è da meravigliarsi se gli omosessuali sembrano gli unici, oggi, a credere nel matrimonio. E non solo come soluzione giuridica comoda e pratica, ma come coronamento di un sogno d´amore».

(1. continua)


Stati Uniti
Solo il Massachusetts autorizza i matrimoni gay: 38 stati, invece, lo proibiscono, 4 offrono una serie di diritti alle coppie gay

Svezia
Da dieci anni la parità con le coppie eterosessuali sposate è stabilita con una legge. Possibile adottare anche bambini stranieri

Olanda
Sono consentiti il matrimonio civile e ‘adozione. In pratica ci sono gli stessi diritti e gli stessi doveri degli eterosessuali

Francia
Dal 1999 i Pacs inseriscono nel codice civile le norme che prevedono la convivenza per i gay. Le norme sono sia fiscali che previdenziali

Spagna
Il primo ottobre il governo socialista di Zapatero ha dato via libera al disegno di legge con cui si rendono legali i matrimoni gay

Italia: proposte
Sei sono le proposte di legge sulle coppie gay in discussione. Quella di Grillini è stata firmata da 162 parlamentari del centrosinistra
Coppie in italia
Sono circa 100 le coppie gay riconosciute in Italia dai Comuni del nostro Paese con il "registro delle unioni civili"
coppie al’estero
Sono 20 le coppie gay italiane riconosciute da leggi in vigore in altri paesi. Coppie gay, cioè, che si sono unite al’estero


Alla Camera i sei progetti per una battaglia "storica"

Sei proposte di legge per un´unica battaglia, quella per i diritti delle coppie gay e le unioni di fatto. La prima proposta, presentata da Franco Grillini, presidente onorario dell´Arcigay e deputato ds, ha già avuto il via libera per l´indagine conoscitiva e può contare sulla firma di 162 parlamentari del centrosinistra. Per i gay italiani rappresenta un nuovo passo avanti verso una svolta storica, una svolta che potrebbe portare all´approvazione di una legge in linea con altri paesi europei. Il percorso sarà ancora lungo, ma il processo ormai è avviato.

Nel frattempo, sono almeno una ventina le coppie gay italiane che si sono rivolte all´estero per regolarizzarsi grazie alle leggi già in vigore in altri paesi europei. Più di cento, invece, le coppie che hanno ottenuto un riconoscimento dai Comuni italiani dotati di un registro per le unioni civili, circa una ventina. In Italia è stata Pisa la prima città a iscrivere nel registro una coppia omosessuale (due donne) nel luglio 1998.


Da "La Repubblica" del 17.10.04 di MICHELE SMARGIASSI
Viaggio tra le coppie omosex con figli: non siamo genitori di serie B
Sono già migliaia i bambini che sono nati o vivono con genitori dello stesso sesso – I gay maschi sognano la paternità adottiva le donne risolvono magari con la provetta – Il baby boom delle mamme lesbiche

ROMA – Di mamme ce n´è due sole: mamma Meri, mamma Franci. I due anni e mezzo sono l´età dei perché, e lei, deliziosa biondo-ricciolina, ha già chiesto perché le compagne d´asilo hanno un papà, e lei no. «Le abbiamo spiegato che ci sono bimbe con una mamma e un papà, e bimbe che invece hanno due mamme», racconta mamma Meri, «gli altri dettagli verranno col tempo, ma le diremo tutto, fin dall´inizio». Quando potrà capirlo, le racconteranno anche della clinica in Olanda dove le sue due mamme andarono a chiedere un semino per metterlo nella pancia di mamma Meri e concepire lei, una delle prime bimbe nate in Italia a due genitori dello stesso sesso. Maria Silvia, 38 anni, non l´ha fatto per sfidare le convenzioni sociali: «Ho sempre saputo che avrei avuto figli, anche quando pensavo di essere etero. Poi mi sono innamorata di Francesca ma non ho cambiato idea. E ho fatto bene. Lei e nostra figlia sono la cosa più bella della mia vita». Vivono a Milano, lavorano nel terziario avanzato, portano la bimba al nido nella più assoluta normalità: «Se la pensi in astratto, questa cosa delle mamme lesbiche è terrificante. Se la vivi, è una prosaica quotidianità».

Quando si discute in Parlamento o al bar (spesso con la stessa competenza) di famiglie omoparentali, insomma di genitori gay, si declinano i verbi al futuro: «Cosa succederà se?». Errore: sta già succedendo. Più in fretta di quanto non si creda. Non è ancora il gayby-boom, il baby-boom versione omosex che scuote l´America benpensante; non è neppure una tendenza misurabile come in Francia (dove l´associazione Apgl ha un migliaio di soci e 400 bambini) o in Germania (dove un´inchiesta ha contato 8300 figli di omo-genitori), ma anche da noi i numeri stanno crescendo: forse qualche centinaio di bambini vivono già con due genitori dello stesso sesso; qualche migliaio contando anche i figli di falliti matrimoni etero che uno dei partner porta con sé nel nuovo ménage gay. Un piccolo universo nascosto che sta meditando un clamoroso coming-out: un´associazione, un convegno.

Fenomeno femminile. Sono quasi solo le lesbiche a patir desiderio di maternità; del resto, solo loro hanno gli strumenti per esaudirlo in proprio. I gay maschi possono tuttalpiù sognare la paternità adottiva, che però non è all´orizzonte, vista l´opposizione concorde delle gerarchie cattoliche e delle associazioni laiche del settore. «Ma a noi donne nessuno può impedire di far funzionare il nostro corpo», dice Katia Acquafredda, web manager del sito www.listalesbica.it, che ospita anche un´attiva chat di omo-mamme. «Al massimo possono costringerci a un viaggio all´estero, là dove la fecondazione per i single è ammessa». Sul sito s´incrociano pudiche richieste d´aiuto: «Cerchiamo casa per un mese a Londra, non è per turismo?». «Presto le mamme lesbiche saranno il doppio, il triplo. Lo ammetto con una punta di disagio: ci stiamo normalizzando». Anche troppo per Claudia, animatrice del Cdm, storico circolo lesbico-separatista di Milano: «C´è in giro molta voglia di normalità, perfino la vecchia paura di invecchiare soli? Nulla di male, purché questa corsa ai figli sia accompagnata da un po´ di spirito critico verso il modello familiare attuale».

Per secoli i figli non hanno avuto cittadinanza nell´immaginario saffico. Anzi: il bello dell´amore fra donne era proprio la sua implicita sterilità, come Sibilla Aleramo scriveva cent´anni fa alla sua «ragazza maschia», Lina Poletti: «Imparai, amore, che il tuo mistero non è nella legge che perpetua le speci». Ma tutto cambia. «Era una ribellione alla maternità come destino obbligato della donna», storicizza mamma Meri, «ma oggi anche le donne etero possono decidere se diventare mamme o no. È diventata una scelta libera».

Libera sì, per due adulte. Ma quel bimbo, come crescerà senza la figura paterna? Mamma Meri sbotta: «E i figli di madri single? Crescono per forza tarati? I nostri amici, i nonni, le figure maschili non mancano in casa nostra, i modelli li avrà». Abituate all´obiezione, le omo-mamme ribattono alla tesi delle «due figure di riferimento» citando studi internazionali che confermano: i figli di coppie omosessuali non solo non diventano gay più dei loro compagni nati in famiglie etero, ma non mostrano neppure squilibri emotivi o intellettivi. Un´indagine tedesca sostiene che i maschi allevati da lesbiche amano il calcio, ma a casa lavano anche i piatti, che non è un difetto.

Ma crescono sereni? Come la mettiamo con gli sfottò dei compagni? Succederà, ma non sarà un dramma, sostiene Angela, 36 anni, che in un paesino del centro Italia tira su due figlie, una di dieci anni avuta da un precedente matrimonio, una di tre voluta assieme alla sua nuova compagna: «Sono vegetariane, non guardano la tivù, ne hanno parecchie di ?diversità´? I bambini ti prendono in giro anche se sei cicciottella. Conta la serenità familiare che hai alle spalle».

E le battutine, e lo scandalo degli adulti? «A noi non è successo nulla di sgradevole»: Raffaella, insegnante di francese, si stupisce dello stupore. Latina è una piccola città, ma «ci ha accettato senza problemi quando diciotto mesi fa è nata nostra figlia, concepita in una clinica belga. La vicina di casa ci regala vestitini, le tate del nido ci chiamano mamma entrambe, solo per la legge italiana io sono una ragazza madre e Giuseppina un´estranea senza diritti. Se io morissi le toglierebbero nostra figlia, le sembra giusto?». E i nonni, come l´hanno presa? «I genitori di Giuseppina sono siciliani, alla notizia esplosero: "Queste cose non si fanno". Ma anche mia mamma, che è francese, disse: "Sarà tua figlia, ma non mia nipote". Poi, con la nipotina in braccio, tutti si sono sciolti e ora guai a chi gliela tocca». Troppo rosea questa favola, Raffaella? «Non è tutto semplice. Siamo sorvegliate speciali. Dobbiamo essere mamme perfette, perché tutti spiano come si comporta la piccola. Poi dicono: "Però, cresce bene?". Capito cosa significa quel però?».

Capito, certo: vuol dire che non basta la simpatia per una singola coppia conosciuta e stimata a cancellare pregiudizi secolari. Per l´opinione comune le lesbiche sono ancora «quelle che fanno i maschi», e adesso vogliono anche partorire? Per Chiara Saraceno, sociologa con lunga esperienza di studio sull´argomento, «il desiderio di maternità, che è anche desiderio di normalità, cresce tra le donne omosessuali. Ma cresce anche il dubbio che i tempi siano maturi per questa scelta». Basta vedere le reazioni alla proposta spagnola di adozione per i gay. «È ancora niente. L´adozione di un bimbo che esiste già e cerca una famiglia potrà essere accettata dall´opinione pubblica per il suo profilo nobile, di generosità. Il vero strappo culturale, e le reazioni più forti, scatteranno quando tante coppie omosessuali i bambini cominceranno a farseli da sé, senza chiedere il permesso a nessuno».

Ma per l´appunto, sta già succedendo. E i «viaggi della speranza» nei reparti ostetricia del nord Europa sono solo una delle possibilità. «Noi abbiamo scelto una strada più artigianale», sorride Daniela di Vicenza, mamma da 16 mesi senza aver fatto sesso con un uomo, ma anche senza essere stata in clinica. È facile. Ci sono libri e siti Internet che spiegano come si fa, con l´aiuto di un donatore fidato (magari gay), di un bicchierino sterile e di pochi altri strumenti di uso domestico. «A mia figlia dirò tutto». Anche chi è il papà? «Ma non è il papà. Non è il sangue che rende genitori, ma l´amore». Non tutte la pensano così. Benedetta, titolare di un bed and breakfast romano, dopo sei anni di convivenza con la sua compagna pensa anche lei di provare col fai-da-te, «ho già selezionato due possibili padri», ma a differenza di Daniela non nasconderà il prescelto a sua figlia: «Così saprà di avere un babbo, ma anche due mamme». Un po´ complicato, non crede? «Non c´è nulla di semplice, qui è tutto da inventare».

(2. fine)


  •