Poveri robot…

  

Stavo guardando ‘altra sera uno degli ultimi film di annunciato successo, quasi certamente ne avrete sentito parlare, la pellicola tratta dalla novella di Asimov, "Io robot".
Verso la metà del film, il protagonista viene accusato di avere u’irrazionale avversione per i robot, u’ostilità tanto manifesta e violenta, e pure tanto ingiustificabile, da farlo ritenere instabile di mente.

Io, robot

‘accusa che gli viene mossa suona tanto ragionevole che non solo non turba ‘accusato, ma addirittura lo piega ad una smorfia di dubbio, attacca le poche certezze che lo guidavano nella sua indagine-crociata contro gli androidi.

La cosa non fa una grinza. Non ‘ha fatta ai miei occhi, né agli occhi di nessun altro spettatore.

Allora mi sono chiesto perché, agli occhi dei miei simili, non sembri ugualmente ragionevole dichiarare instabile di mente chi mostri u’irrazionale avversione, u’ostilità tanto manifesta quanto ingiustificabile, per gli omosessuali, per gli stranieri, ad esempio.

Perché non succede mai che negli spogliatoi deg’impianti sportivi, nei bar centrali, a cena nelle famiglie degli onesti lavoratori, qualcuno chiami il 118 per far internare chi sostenga con violenza e astio il proprio disgusto per i gay, la propria avversione per una diversità qualsiasi? Non un tentativo di ammansire questi poveri squilibrati, non si muove un dito per difendere la società da queste mine vaganti, pericolose per sé e per gli altri.

Tut’al più, una bella risata in compagnia, e prosit!

Poveri robot…


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