Un bacio gay in piazza
“La sentenza della Corte costituzionale appare in linea con i principi della nuova Costituzione europea” commenta il presidente nazionale di Arcigay, Sergio lo Giudice, alla notizia ufficiale che la Corte costituzionale ha respinto il tentativo del Governo di bloccare lo Statuto della Regione Toscana, al quale venivano contestate alcune aperture innovative.
“La sentenza della Consulta — continua Lo Giudice – segna un passaggio storico nella battaglia per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto: si conferma che il riconoscimento dei diritti accordato dalla Costituzione alla famiglia fondata sul matrimonio non è in contrasto con il riconoscimento di altre forme di famiglia, così come sancito dal nuovo Trattato costituzionale europeo firmato a Roma poche settimane fa. L’articolo II-69 della Costituzione europea distingue infatti il diritto di sposarsi dal diritto a costituire una famiglia: l’opposizione a questo principio da parte del governo italiano si poneva come un atto controriformista e in contraddizione col Trattato di Roma.
“Sottolineiamo con piacere che proprio lo Statuto, impugnato dal Governo e ‘assolto’ dalla Corte costituzionale, contiene in forma esplicita anche il divieto di discriminare in base all’orientamento sessuale, anch’esso contenuto nella Costituzione europea, dopo il fallimento dell’ormai noto tentativo di emendamento da parte di Rocco Buttiglione.
“Siamo lieti anche della decisione della Corte costituzionale di ammettere i riferimenti alla concessione del diritto di voto agli immigrati: anche questo è un segno di laicità e libertà di cui la Regione Toscana ha dato buona prova mostrandosi europea a pieno titolo”.
Comunicato Stampa Arcigay Toscana
Pubblicata la sentenza della Corte Costituzionale: coppie di fatto riconosciute in Toscana
E’ stata appena pubblicata la Sentenza della Corte Costituzionale sul ricorso per illegittimità costituzionale che il Governo italiano aveva presentato contro il nuovo Statuto della Regione Toscana. Per quanto riguarda il riconoscimento delle “altre forme di convivenza”, ed in particolare di quelle omosessuali — visto che proprio su tale questione il ricorso del Governo si era soffermato -, la sentenza della Corte ha ricordato che tale norma aveva “carattere non prescrittivo e non vincolante” e svolgeva “una funzione, per così dire, di natura culturale o anche politica, ma certo non normativa”. Tale norma, pertanto, secondo la Corte, non comporta “né alcuna violazione, né alcuna rivendicazione di competenze costituzionalmente attribuite allo Stato e neppure fondano esercizio di poteri regionali”. “E’ quindi inammissibile, per carenza di lesività“- continua la Corte —, “il ricorso governativo avverso le denunciate proposizioni dei predetti articoli, anche tenendo conto delle esplicite richieste in tal senso della difesa regionale”.
“Come associazione regionale di gay e lesbiche — commenta Alessio De Giorgi, presidente di Arcigna Toscana — non possiamo rallegrarci di questo “KO” che la Corte ha dato al Governo ed alla sua volontà di sbarrare la strada al riconoscimento delle forme di convivenza diverse da quella basata sul matrimonio che la Regione Toscana ha, col suo Statuto, capeggiato. La Corte ha ritenuto che quella frase “riconoscimento delle altre forme di convivenza” non viola in alcun modo la Costituzione, in quanto ha carattere programmatico e sarà oggetto di successiva legislazione regionale, sempre e comunque nell’ambito dei poteri costituzionalmente attribuiti alle Regioni”.
“Oggi quella sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un momento storico nel nostro cammino per il riconoscimento delle coppie gay e lesbiche, in quanto i nostri avversari hanno un’arma in meno: non potranno più utilizzare la Costituzione, richiamandone l’art. 29 (quello sulla famiglia fondata sul matrimonio), per sostenere che un riconoscimento delle altre forme di convivenza sarebbe contrario alla nostra Carta costituzionale”.
“Oggi i cittadini toscani, ed in particolare i cittadini e le cittadine omosessuali di questa regione, sono un p’ più liberi ed anche decisamente più orgogliosi di appartenere a questa terra. Ma sono anche più liberi i cittadini italiani, perché hanno avuto la conferma che c’è chi presidia la nostra Carta Costituzionale dai tentativi di accettare il federalismo solo quando va in una direzione precisa”.