La morte del fondatore di Comunione e Liberazione, Don Luigi Giussani, è naturalmente una notizia importante e degna anche di molteplici riflessioni. Doveroso in questi casi il rispetto per la scomparsa di un uomo, che ha fortemente inciso non solo nella vita della Chiesa mondiale, ma anche nella politica e nella società. Dalla sua filosofia identitaria di un fede vissuta come forte proposta all’altro, sono discese potenti organizzazioni cattoliche, oggi presenti in tutto il mondo.
Sappiamo bene cos’è oggi CL, quale influenza ha nella politica italiana (pensiamo per esempio a cosa significa questa sigla in Lombardia, ma non solo).E per questo che la trasmissione in diretta su Rai Uno, del funerale di don Giussani, tenutosi al Duomo di Milano alla presenza del cardinal Ratzinger, ha un forte significato, è un segno limpido di ciò che il movimento da lui ideato vuole dire al mondo: la guida si è spenta, noi siamo più forti che mai.
Di quale altri grandi personalità della cultura, delle politica e della società italiana possiamo ricordare che la rete ammiraglia Rai abbia dedicato un così enorme tributo?
Questa diretta dice alla politica italiana (così tanto presente sotto le navate del Duomo) che l’organizzazione è potente, dice alla società italiana come non si possa prescindere dalla presenza di questa organizzazione nel confronto tra i vari poteri in campo.
Una nuova dimostrazione di forza, mentre il papa sofferente fatica, e la comunità dei fedeli si interroga sul futuro della Chiesa: Comunione e Liberazione è un sicuro punto di riferimento, pronto ad assumersi le proprie responsabilità. Non è un caso che l’omelia sia stata tenuta da Ratzinger, custode del potere petrino, campione della teoria che vuole una Chiesa trionfante, presente in tutti i gangli del potere, che sappia “orientare con il suo messaggio di speranza e di verità la politica”.
Ecco perché questa diretta è un evidente segno di come si voglia rendere normale il tentativo di neo clericalizzazione della nostra società.
Dobbiamo sapere che le forze in campo sono potenti, diffuse, con grandi possibilità di interdizione e di influenza sui partiti di tutti gli schieramenti.
Essere consapevoli di ciò, aiuterà sicuramente il movimento lgbt a lasciarsi alle spalle semplificazioni e sottovalutazioni, tentando di costruire un’azione fortemente unitaria che parli a tutto il paese, anche ai tanti credenti, che seppur silenti, non si sentono rappresentati da una gerarchia nostalgica degli splendori teocratici, seppur riverniciati di nuovo.