Considerato che:
– Le esigenze della popolazione omosessuale in tema di prevenzione dal virus dell’HIV passano attraverso il riconoscimento sociale di questa fascia di popolazione, riconoscimento che si coniuga con la fine del concetto stigmatizzante, oltre che scientificamente falso, di “categoria a rischio” che trova ancora largo consenso, perfino in taluni ambiti sanitari.
– I bisogni sanitari della popolazione omosessuale vengono sostanzialmente trascurati dalle istituzioni ed essa è spesso non inclusa negli interventi tradizionali di prevenzione dall’HIV.
– Manca la conoscenza delle problematiche socio-sanitarie specifiche della popolazione omosessuale, che è variegata e spesso sfuggente rispetto ai tradizionali sistemi di ricerca psico-sociale.
– Tutto questo influisce negativamente sulla salute generale della popolazione omosessuale nonché sul problema HIV in particolare in quanto, a sua volta, foriero di una ulteriore forma di discriminazione; inoltre spinge gli e le omosessuali a non riconoscersi nelle campagne della sanità pubblica troppo generiche e mai mirate alle problematiche dell’omosessualità.
– Un sistema di negazione dell’identità e di esclusione sociale, non può che influire negativamente in tema di prevenzione su gay e lesbiche.
– Le esperienze di counselling e di telefono amico attivate dalle associazioni di volontariato di lotta contro l’AIDS, confermano questo quadro e sottolineano, con crescente preoccupazione, la peculiare fragilità del gruppo in questione.
– I picchi epidemici registrati in vari Paesi d’Europa — Italia compresa — rispetto ad una serie di malattie a trasmissione sessuale (principalmente sifilide ed epatiti), spesso dimostratesi HIV-correlate, non fanno che convalidare ulteriormente lo scenario sopra-descritto.
– Il nostro osservatorio privilegiato percepisce dal 1996 in poi un’inversione di tendenza, tale per cui la popolazione omosessuale tende a vivere la questione HIV/AIDS in modo meno centrale rispetto alle generazioni immediatamente precedenti.
– La cultura della prevenzione viene, quindi, meno praticata dalle giovani generazioni di omosessuali, dato confermato dai contatti del Consultorio per il Benessere e la Salute delle Persone Omosessuali che registra un aumento dei casi di giovani omosessuali HIV+ ed una sorta di “abbassamento della guardia” nei confronti dei comportamenti sessuali a rischio, anche in ragione di un equivoco piuttosto diffuso secondo cui l’AIDS non è più una patologia mortale.
– Una ulteriore conseguenza del quadro descritto, riguarda il numero non conosciuto di gay che non hanno mai fatto il test per la ricerca degli anticorpi anti-HIV. In base ad una indagine condotta a Bologna, una parte non trascurabile di omosessuali, soprattutto giovani, non effettua da tempo o non ha mai effettuato il test Elisa e non è a conoscenza del proprio stato sierologico, cosa che comporta il rischio di affrontare l’AIDS con un quadro clinico più complesso e di difficile soluzione.
Sulla base di quanto sopra descritto, con il presente ordine del giorno
il Congresso Nazionale del’Arcigay:
dà mandato a tutti gli organi dirigenti del’Associazione di operare affinché la lotta contro ‘HIV/AIDS sia considerata ancora oggi un problema centrale nel movimento omosessuale italiano, nella struttura Arcigay sia nazionale sia nella rete territoriale.
dà mandato al Consiglio nazionale di farsi promotore di iniziative atte a combattere la discriminazione delle persone omosessuali sieropositive o in AIDS conclamato e/o in fase di malattia vera e propria, di concerto con le associazioni di settore, i sindacati, le associazioni di rappresentanza, anche nei confronti del sistema assistenziale e sanitario nazionale pubblico e privato.
impegna la Segreteria nazionale a presentare al Consiglio nazionale, un piano annuale che indichi le linee politiche che si intendono seguire in ambito HIV/AIDS, nonché i percorsi tecnico-pratici e formativi, che la Segreteria dovrà indicare come prioritari alle strutture locali del’Associazione;
richiede un impegno alla Segreteria nazionale volto a favorire e promuovere lo sviluppo di una rete di servizi di aiuto, siano essi sviluppati attraverso reti di telefono amico, o strumenti di aggregazione informatica quali chat, newsgroup, mailing list.
chiede alla Segreteria nazionale di attivare ogni possibile iniziativa, non ultima una campagna nazionale, che, assieme alle pratiche di safer sex rivolte a gay e lesbiche, promuova il test come strumento di controllo della propria salute. Parallelamente, invita la Segreteria, attraverso il coinvolgimento dei circoli locali, a monitorare le strutture sanitarie accreditate affinché eroghino il test nel rispetto del’anonimato e offrano un adeguato counselling pre e post test, indipendentemente dall’esito dell’esame;
impegna la Segreteria nazionale per quanto riguarda i Circoli ricreativi affiliati Arcigay, a monitorare i circoli medesimi affinché venga rispettata la clausola del Contratto di affiliazione, che prevede che circoli ricreativi tengano sempre gratuitamente disponibili materiali di prevenzione con particolare riferimento ai profilattici, raccomandando nel contempo che i preservativi siano resi disponibili senza la richiesta da parte del cliente.
Presentato da:
Arcigay Il Cassero – Bologna,
Arcigay La Rocca – Cremona,
Arcigay Eos – Cosenza,
Arcigay Lorenzo Il Magnifico – Piombino,
Arcigay Federico Garcia Lorca – Salerno
Arcigay CIG – Milano
Integrato con la proposta di modifica del Circolo Arcigay La Giraffa – Pistoia
Approvato dalla Commissione Statuto
Approvato dal Congresso nazionale