Sono donna, lesbica, iraniana

  

L’unico a farmi terrore era mio nonno: era stato militare per ‘esercito del’ultimo scià del’Iran, Reza scià, fondatore, nel 1925, della dinastia Pahlevi. Mia nonna era dolcissima, mio zio materno voleva vivere da hippy. Io vivevo con loro. Mia madre, infermiera professionale, era spesso fuori Teheran per lavoro insieme a mio padre che è un gastroenterologo. Li vedevo il giovedì e il venerdì, cioè i nostri giorni di fine settimana. Credevo che mio zio, hippy mancato, fosse mio padre. Mia zia, sua sorella, si sposò presto, restando nella casa dei nonni. Tante volte ho sorpreso lei e suo marito ad abbracciarsi sotto le coperte e li ho imitati. Entravo nel letto con la mia sorellina e mi comportavo proprio come loro. Avevo una idea vaga dei legami familiari. Per me non era mia sorella: era una persona che amavo. Per tanto tempo non ho saputo come nascono i bambini, a scuola si guardavano bene dal dircelo. In molti pensavamo che una donna partorisse dal sedere. Da adolescente ho visto solo i film permessi dalla censura della repubblica islamica. Del corpo della «zan», della donna, non si parlava. Ma da bambine si poteva giocare, proprio come avevo fatto io.

SPOSE E BASTA

Quando i miei familiari ci trovarono a letto scoppiarono a ridere. Io non capivo ed ero imbarazzata. Da ragazze sapevamo che presto saremmo andate in sposa a un uomo. Il futuro del nostro corpo era segnato come un destino. Ho «giocato» fino a poco prima di compiere i 18 anni, quando decisi di venire in Italia. La ragazza che avevo amato, che avevo baciato facendo i compiti di scuola, si era sposata.

Avevo sette anni quando lasciai la casa dei nonni per trasferirmi a Isfahan, con papà, mamma e mia sorella. La mattina veniva lo spazzino a prendere ‘immondizia. Io scendevo in mutandine e gli porgevo il sacco, avevo un corpicino da maschietto. Mia cugina (da parte di padre) una volta sbottò: «Asal hai sette anni, ti presenti così?». Il giorno dopo ero già u’altra persona. Almeno dinanzi ai grandi. Mio padre non contestava mia madre, ma i suoi familiari avevano spesso qualcosa da ridire. I miei genitori facevano parte della intellighenzia scientifica attiva prima della rivoluzione. Mio padre aveva fatto il medico anche negli Stati Uniti. Eravamo privilegiati. Ma le convenzioni dettavano legge. Tra i nostri vicini ‘era la cugina carnale di Soraya, la seconda moglie del’ultimo scià. Noi ragazzini dovevamo rigare diritto. Così feci di tutto per ottenere una bicicletta e divenne la mia libertà. Avevamo anche un portiere di notte che non mi poteva soffrire, un tipo chiuso, non musulmano ma di una confessione eretica. Di giorno gestiva un negozio di alimentari. Pochi compravano da lui, tra questi mia madre. Lui le diceva che aveva una figlia indecente. Quando entravo in negozio facevo proprio quello che lui non voleva, mi divertivo a spostare tutto e poi scappavo. Era la mia ribellione. Mi comportavo come un monello. In coppia con un maschio del quartiere vincevo sempre alle gare di corsa, ma ero ‘unica che faceva visita a un ragazzo armeno, un p’ ciccione e goffo, snobbato da tutti. In bici uscivo dalla strada privata e andavo dove mamma non voleva. Era poco prima del 1979, la rivoluzione sarebbe scoppiata presto: rivedo come se fosse ora alcune manifestazioni, gente con le bombe a mano, e una donna che mi stringe un braccio intimandomi di allontanarmi. Ricordo le donne che sfilavano perché volevano la repubblica e non la repubblica islamica. Avevo poco più di dieci anni.

LA FOTO DI MADONNA

Iran

Iran

Cambiammo casa, allontanandoci dal quartiere vigilato dalla cugina di Soraya. Appena traslocati nella nuova «khana» (cioè la dimora), andai subito a cercare i giovani come me. ‘erano ragazzi e ragazze. Tutti parlavano di lei, di Margian, la leader. Quando la vidi me ne innamorai subito. Combinazione: le nostre camere da letto erano confinanti. Cominciammo a mandarci messaggi dando colpi sul muro. Studiavamo insieme, e mentre facevamo i compiti ci toccavamo, sempre in fretta con ‘orecchio teso ai passi nel corridoio. In quegli anni ebbi alcuni contatti – baci e poco più – con le ragazze delle famiglie che mia madre ci permetteva di frequentare. Sapeva che alcuni controlli erano già scattati. Non voleva che andassimo alle feste dove si faceva alle ragazze la prova della verginità per constatare che fossero intatte. Una volta mia madre era stata allontanata dal lavoro. Dissero perché si truccava. Poi ho saputo che aveva strappato un manifesto di Khomeini. Anche io fui espulsa da scuola perché sfogliavo un quaderno con le foto di Madonna. Mi sentivo innamorata della leader. Quando vidi sua sorella, che era più grande di lei e bellissima, provai uno sconvolgimento indescrivibile. ‘era anche u’altra donna che mi piaceva molto, la moglie di un collega di papà. Quando venivano in visita restavo a guardarla a bocca aperta. Continuavo a pensare a Margian: a volte mi sembrava che avessi un vizio, altre sapevo di amarla alla follia. Mi sentivo frustrata. Di sessualità non si parlava. Non sapevo cosa fosse, pur avendo qualche fugace contatto. E ignoravo del tutto ‘omosessualità. In casa non si sfiorò mai ‘argomento tranne in un caso. Mia madre disse di una donna di 28 anni che non aveva le mestruazioni e amava u’altra persona. Capii dopo che «’altra persona» era una donna.

PENA DI MORTE

Sembrava, quella mia e di Margian, una lunga ricreazione, u’infanzia protratta oltre la pubertà, dove si poteva fare ogni cosa, tanto poi le leggi del Corano avrebbero scelto per noi. Ricordo quel periodo come una continua fuga da me stessa, vivevo le mie emozioni senza interrogare la mia coscienza. Abbracciavo le mie coetanee così come avevo fatto da bambina, avendo u’idea vaga dei rapporti tra le persone, e quasi nulla di ciò che fosse lecito.

In Iran ‘omosessualità è punita con la pena di morte per lapidazione. Arrivai in Italia anche perché non superai i concorsi di ammissione al’università iraniana. Avevo tutti i punteggi a posto, ma compilando un questionario caddi nella trappola tesa per verificare quanto ritenessi il potere religioso più forte di ogni cosa. Mia madre era inferocita che dovessi partire. Io ero inferocita perché Margian si era sposata. Vinsi il concorso per ‘Italia e i miei dovettero garantire il mio mantenimento per tutto il periodo degli studi aprendomi un conto in banca di almeno cinquemila dollari. Mio padre sperava che tornassi e un giorno disse: «Pure la tua amica si è sposata, perché non ti sposi?». Mia madre non voleva: è stata sempre contraria alle nozze mie e di mia sorella.

In Italia al’inizio non fu facile. Andai a Torino e poi a Pescara. E successe qualcosa di strano. Ci misi moltissimo a capire chi fossi. «Io lesbica?»: per molto tempo fu impossibile per me – la prima figlia di una famiglia aperta ma in fondo convenzionale – pormi questa domanda. ‘idea che i miei genitori e il contesto sociale avevano di me mi era entrata nella carne. E, in più, non riuscivo più a «giocare». Tutto era cambiato. Il mondo non sceglieva più per me, non si aspettavano che mi sposassi. Il destino fissato non ‘era più, ma era finita anche la mia lunga ricreazione. Dovevo fare i conti con ‘omosessualità «passiva», al di là della coscienza, che avevo vissuto fino a quel momento. Caddi in depressione. I miei colleghi iraniani mi corteggiavano e io capivo bene di non poter ricambiare né col corpo né con il cuore ciò che loro volevano. Loro mi credevano solo riservata e i nostri rapporti si complicavano sempre più. Finché mi innamorai di nuovo, non corrisposta, della mia compagna di appartamento. Questo risveglio emotivo fece esplodere il conflitto e mi aiutò ad accogliere me stessa sotto una nuova luce. Mi spinse ad affrontare il fantasma interno che mi dominava: ero convinta che se avessi accettato di essere lesbica avrei perso le mestruazioni.

Era, questa, ‘unica «verità» pronunciata da mia madre. Ho respinto tanti altri fantasmi. E al’età di 24 anni, quando ho avuto con una donna il mio primo rapporto completo, cioè un rapporto che ha visto entrambe avere piena soddisfazione, ho capito che avevo imboccato la strada del’equilibrio.

RITORNO IN IRAN

Cinque anni fa sono tornata in Iran per un breve periodo. Non mi sono identificata in niente. ‘era con me la mia compagna. Abbiamo dormito nello stesso letto a casa dei miei. Loro non hanno detto nulla. Non chiedono perché non vogliono accorgersi della verità. A casa nostra si continua a non parlare di sessualità. Non così tra le giovani generazioni, che si sono lanciate nello «jens», nel sesso, per il gusto del proibito, aiutate dalle immagini diffuse nel Web e dalle tivù satellitari. Ho 33 anni, mi chiamo Asal, ho vissuto u’adolescenza nella totale ignoranza, nella confusione e nelle ferite che i silenzi procurano al corpo quando il destino delle donne è già tracciato. Oggi sono fiera della mia strada. Il Corano non sceglie per me, né sono costretta a un gioco ‘amore eterno e frustrante. Non mi identifico nei modi di vivere della mia terra, né la rinnego. Dichiaro a voce alta la mia triplice identità: sono una donna, una lesbica, una iraniana.

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Mini guida ai siti gay persiani

Internet è un grande veicolo per acquisire e diffondere informazioni in un mondo che censura. Asal ha messo a disposizione per i lettori di liberi tutti la sua ricerca nel web: una guida ai siti omosex e trans iraniani, alle pagine femministe e a quelle che focalizzano le tematiche lesbiche.

Per consultare i siti occorre una qualche familiarità con la lingua inglese. Ecco la guida:

Khanaye Doost (Lesbiche Iraniane):
www.khanaye-doost.com

‘organizzazione iraniana di lesbiche, gay, bisex e trans: www.homanla.org

Associazione per la salute di gay e lesbiche:
www.iraniangaydoctors.com

Organizzazione persiana di gay e lesbiche: www.pglo1.org

Sito iraniano di blog queer:
http://keyykkavos.blogspot.com

Sito dei gay di Persia:
www.geocities.com/gay_persi

Collettivo iraniano queer: Iran Queer Collective. (Iran Shademan)
[email protected]

Gruppi di gay e lesbiche iraniane. Iran Gol (Gay Iranian Yahoo Group):
http://groups.yahoo.com/group/irangol

Iranian Lesbian Group Yahoo
http://groups.yahoo.com/group/iranianlesbian

Indirizzo e.mail del gruppo di donne arabe e persiane lesbiche, bisex e transgender:
[email protected]

Salaam, la Comunità musulmana queer in Canada:
www.salaamcanada.com

I siti che ci introducono al mondo delle donne iraniane sono: Iranian Wome’s Studies Foundation:
www.iwsf.org;

Bad Jens, newsletter delle femministe iraniane:
www.badjens.com

Zan, gruppo delle donne iraniane:
www.zan.org

Non mancano in questa mini guida anche siti che si occupano in generale del rapporto tra omosex e mondo arabo:
www.gayarab.org
www.gaymiddleeast.com

Indichiamo anche un sito delle lesbiche arabe:
www.bintelnas.org
dove bintelnas significa «ragazza d buona famiglia».

E finiamo con un sito che si pone ‘obiettivo di conciliare fede religiosa e scelte sessuali:
www.al-fatiha.net
La fatiha è la prima sura del Corano.


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