Tsunami: fondi gay per gli aiuti

  

COLOMBO – Lo Sri Lanka è una nazione che occupa un’isola all’estremo sud dell’India. Lo tsunami del 16 dicembre scorso l’ha colpita da tutti i lati, danneggiando circa il 70 per cento della costa. Ancora oggi le agenzie umanitarie combattono per consegnare in questi luoghi acqua pulita, cibo e medicinali, e anche per fornire un riparo alle migliaia di persone che hanno perso la loro casa.

Tsunami

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Lo tsunami non ha fatto discriminazioni: ha distrutto le terre possedute dalla maggioranza cingalese così come le regioni controllate dai Tamil. Ha colpito i cristiani, i buddisti, i musulmani e gli indù allo stesso modo. E lo tsunami ha flagellato anche la popolazione glbt del paese così come la comunità eterosessuale.

Gay e lesbiche in soccorso di tutti

Ecco perché Equal Ground, una organizzazione a difesa delle persone glbt dello Sri Lanka, è coinvolta negli sforzi per il soccorso. I dirigenti hanno prelevato i loro fondi personali per comprare cibo e medicine, mentre i membri dello staff e i volontari hanno consegnato con un camion tutto ciò che potevano da Colombo, la capitale, alle aree più disperatamente bisognose d’aiuto.

«Adesso è decisamente il tempo in cui tutta la nazione si è unita per aiutare in tutti i modi possibili — ha detto la presidente di Equal Ground Rosanna Flamer-Caldera, che è anche co-segretaria generale di ILGA, l’associazione mondiale che mette in rete le organizzazioni glbt — Speriamo solo che una volta che la situazione sarà tornata in qualche modo alla normalità, e dico così perché non penso che potremo mai tornare a essere ‘normali’, il governo e il popolo dello Sri Lanka siano più tolleranti verso la comunità queer e che i nostri sforzi per la decriminalizzazione incontrino poca resistenza».

La situazione glbt nello Sri Lanka

Lo Sri Lanka è un paese che non offre alcuna protezione legale alle persone glbt o a chiunque devii da ciò che il governo considera la normalità dell’eterosessualità. Essere gay è in effetti espressamente contro la legge, e spesso questo viene utilizzato in maniera criminale.

Rosanna è una delle poche persone apertamente omosessuali del paese e ciò ha pesantemente compromesso la possibilità per lei di trovare lavoro. Ma in questa occasione, come dice lei stessa, le persone hanno accolto favorevolmente l’aiuto offerto dalla sua organizzazione: «Quando Equal Ground ha offerto assistenza non siamo andati in giro a dire che siamo una organizzazione glbt, perciò forse molte persone non se ne sono rese conto — ipotizza la Flamer-Caldera — Però quando ne abbiamo effettivamente parlato, non ci è sembrato che la cosa costituisse un problema; le persone hanno solo apprezzato il nostro aiuto».

Insieme per la ricostruzione

«Non possiamo competere con la Croce Rossa o altre grandi organizzazioni» afferma Rosanna. Ma Equal Ground sta lavorando a stretto contatto con altre organizzazioni non governative per portare soccorso alle aree più colpite. Equal Ground in particolare si sta indirizzando alle regioni orientali largamente Tamil del paese che, secondo il sito dell’associazione, hanno ricevuto meno aiuto dal governo rispetto al sud a maggioranza cingalese (le aree meridionali e orientali sono state quelle più duramente colpite dall’impressionante ondata). Ma la divisione etnica rappresentata da questa disparità risulta una cosa sin troppo familiare per una organizzazione glbt: «Abbiamo ricevuto una chiamata da un gruppo di parenti e amici che sono nella Baia di Arugum che hanno trasformato la loro casa in un ospedale improvvisato — racconta la Flamer-Caldera — Ci hanno inviato un SOS perché l’”ospedale” stava per finire i medicinali e il gasolio per alimentare il generatore di corrente. In un giorno siamo riusciti a trovare e riempire un camion con gasolio e medicine e glieli abbiamo consegnati. Non avrebbero ottenuto lo stesso tipo di pronto sostegno che avevano chiesto dalle fonti ufficiali».

Azioni concrete per la ricostruzione

Nel lungo periodo Equal Ground spera di concentrarsi su poche comunità e aiutarle a ricostruire completamente rinnovando edifici essenziali come gli ospedali e le scuole. «Abbiamo riconosciuto la forza della collaborazione con altre ONG locali — sostiene la Flamer-Caldera — e insieme abbiamo fatto la differenza. Penso che il nostro lavoro mandi un messaggio chiaro che desideriamo integrarci con le altre organizzazioni di diritti umani nelle nostra richiesta di uguaglianza per tutti gli orientamenti sessuali e le identità di genere in Sri Lanka».

Ma Equal Ground non può fare ciò senza assistenza dall’estero. La maggior parte dei finanziamenti del gruppo vengono direttamente dalle tasche dei suoi dirigenti, e questo limita la capacità di Equal Ground di aiutare le centinaia di migliaia di persone dello Sri Lanka che ora si trovano essenzialmente senza niente. «La nostra richiesta di fondi è urgente — insiste Rosanna — La cosa più bella che è venuta da questa tragedia è il legame tra persone di tutte le etnie, religioni, orientamenti sessuali e identità di genere, tutti impegnati ad aiutare gli uomini e le donne del loro paese nell’ora del bisogno. Tuttavia questa è una tragedia di tali enormi proporzioni che ci vorranno anni e anni per ricostruire il paese, e le ferite psicologiche potranno metterci ancora di più».

Serve aiuto anche da Occidente

«I membri di Equal Ground si sono attivati per dare sostegno materiale ma soprattutto psicologico e di assistenza a tutte le vittime dello tsunami, per dare un messaggio di tolleranza al paese — afferma Riccardo Gottardi, co-presidente di ILGA-Europe – In particolare sostengono le persone LGBT che hanno perso i loro cari nella tragedia e che non possono parlare di questo con quasi nessuno a parte le associazioni stesse. Hanno bisogno di fondi e ILGA si è attivata aprendo un conto per le donazioni che andranno ad Equal Ground per il suo lavoro in Sri Lanka. ‘ u’associazione affidabile e ben nota, è u’associazione lgbt ed è u’associazione che lavora direttamente sul territorio colpito di uno dei paesi più devastati. In questo momento ‘è il rischio che la gente si dimentichi dello tsunami proprio ora che ce ne sarebbe bisogno durante il lavoro di ricostruzione».


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