Contronatura sono i gay o le leggi?

  
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Prima la Spagna, a dicembre l’Inghilterra, in Germania da tempo non è un vero e proprio matrimonio, ma gli manca solo la marcia nunziale, per il resto i diritti sono quelli giusti, cognome comune e adozioni di figli compresi.

Insomma l’Italia è circondata da un’Europa nella quale i gay si possono sposare.

Cosa farà il Bel Paese? Resterà fermo? Continuerà a guardare ad Est allineandosi con paesi che per altri versi vengono stimati come meno evoluti? Oppure aprirà un dibattito, magari di natura referendaria, e si metterà al passo con i tempi.

Se è vero che le leggi rispecchiano le società che le producono e le richiedono, allora è ovvio, basta guardarsi attorno: il legislatore si deve essere assopito un attimo. Se invece come sosteneva quel gran burbero di Curzio Malaparte: «La legge in Italia è come l’onore delle puttane»; allora è decisamente arrivato il momento di darsi una mossa.

Ad ogni modo non sarà cosa semplice. L’unica parola, che spesso sento pronunciare nelle argomentazioni altrui contro le coppie omosessuali, e che trovo davvero fuori stucchevole (epiteti razzisti a parte ovviamente) è: contronatura. Si ritiene che un matrimonio naturale debba essere tra un uomo e una donna, in quanto istituto deputato naturalmente a fare figli.

Beh un matrimonio gay sarà sterile di prole, ma può generare una gran quantità di naturale amore, tanta da poterne spartire anche con dei figli adottivi. Se poi dietro l’idea del matrimonio per soli etero si vuol celare l’intenzione di creare cittadini di serie A (con diritti completi) e cittadini di serie B (con diritti parziali), ebbene tanti gay sono penalizzati per le loro scelte affettive insieme a migliaia di coppie etero ma di fatto.

Siamo circondati, meglio attrezzarsi in fretta. E con il dovuto rispetto per tutti.


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