Gli indiani d’America litigano sulle coppie gay

  

SAN FRANCISCO — Randy Burns, il Due Spiriti che ha guidato ieri la grande parata omosessuale di San Francisco, si impone come un totem indiano. Annuncia che la battaglia è sì per i diritti ma è anche per le tradizioni.

Dietro di lui, decine di altri nativi americani a confermare: dicono che ‘emancipazione passa per la riscoperta delle origini e dunque di una diversità che, prima della vittoria del’uomo bianco, in molte tribù era apprezzata, addirittura valorizzata.

Così, la battaglia di gay, lesbiche, bisessuali e transgender degli Stati Uniti fa un nuovo salto, questa volta porta lo scompiglio nelle riserve indiane: la San Francisco Pride Parade, la più grande manifestazione al mondo di « orgoglio omosessuale » ( ieri ‘erano un milione di persone, a piedi, in moto, in bicicletta, in monopattino), ha deciso di alzare la bandiera dei popoli che considera oppressi due volte.

Ma in questa circostanza deve allearsi con i difensori della tradizione, contro i contaminati dai movimenti più nuovi.

Burns è stato nominato grand marshall del corteo arcobaleno perché la questione degli indiani ‘America che si sentono discriminati sessualmente sta prendendo quota in tutto il Paese. Dawn McKinley e KathyReynolds, due lesbiche cherokee, si sono sposate nel maggio del’anno scorso, dopo avere ottenuto la licenza dalle autorità tribali. Ora, però, non vedono riconosciuta la loro unione perché, nel frattempo, i legislatori della Nazione Cherokee hanno introdotto una legge che vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Le due donne ora vagano per tribunali.

Tre settimane fa, invece, nella Nazione Navajo, il consiglio tribale ha rovesciato una decisione del presidente della tribù di consentire a coppie dello stesso sesso di sposarsi. I due casi hanno aperto una battaglia interna alle riserve ( le 800 tribù riconosciute hanno giurisdizione in fatto di matrimonio) ma che è anche diventata un caso generale perché, sostengono gli attivisti indiani, è un altro modo in cui si manifestano non solo i pregiudizi verso gli omosessuali ma anche una forma di distruzione delle tradizioni indigene.

Due Spiriti è il termine che è stato coniato da gay e lesbiche nativi qualche anno fa per rivendicare allo stesso tempo orgoglio omosessuale e orgoglio etnico. Gli indiani tradizionalisti — quelli che praticano usi e costumi degli antenati — sostengono infatti che molte tribù del’ America del Nord hanno sempre ritenuto normale che ci fossero persone che manifestano qualità allo stesso tempo maschili e femminili. E, secondo numerosi studiosi, alcune popolazioni riverivano questi Due Spiriti perché speciali, dotati di capacità di mediazione che ne facevano consiglieri, guaritori o cantastorie che tramandavano le tradizioni. In molte comunità indiane, però, il passato è rifiutato, considerato una palla al piede: emolti nativi diventati militanti del movimento evangelico si oppongono duramente al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Un cherokee di Phoenix, in Arizona, diceva ieri durante la parata che dalle sue parti — piena Bible Belt , la Cintura della Bibbia che cinge il Sud del Paese — i problemi per chi vuole difendere le tradizioni degli avi sono seri.

« ‘omofobia — sostiene Wesley Thomas, un antropologo navajo — ci è stata insegnata come componente del’educazione e della religione occidentale. Ci è stato trasmesso un intero set di tabù che non corrisponde ai nostri modelli originali. Come risultato di questa falsificazione, la nostra nazione non ci accetta più come una volta » . Tra balli, concerti, abbracci e baci, la parata omosessuale ha quindi aperto un nuovo fronte: questa volta, a difesa delle tradizioni.


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