La pubblicità gay fa scandalo

  
Ra-Re

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Due uomini che si baciano, stringendosi e abbracciandosi. L’universo gay tra quotidianità, sentimento e un po’ di fashion style. Oliviero Toscani è riuscito anche nella sua ultima provocazione: la foto è apparsa ieri sulla quarta di copertina di «Repubblica». E’ la pubblicità della Ra-re, marchio di abbigliamento per uomo, donna e bambino, di proprietà dell’azienda padovana Flash & partners, con sede a Tombolo, che dal ’97 opera sul mercato della moda con un fatturato complessivo di 100 milioni di euro. Una campagna avviata all’inizio di settembre, con l’affissione a Torino, Milano, Firenze, Roma e Napoli di cartelloni pubblicitari, dove su un divano i due modelli, fidanzati anche nella realtà, giocano, scherzano, si baciano e si toccano. Spirito golidardico per Toscani, che ha provocato le proteste di alcuni parlamentari e del movimento genitori Moige.

«Non c’è nulla di scandaloso tra due uomini che si toccano. Lo facevano anche Federico Fellini e Marcello Mastroianni immortalati da Tazio Secchiaroli, lo fanno tutt’ora i calciatori scherzando sotto la doccia – ha spiegato il fotografo – Basta con questi puritanesimi sessuali e con la fobia del mondo gay». Quello che stupisce è che l’amore omosessuale possa ancora fare scandalo. Quando Venezia premia con il Leone d’oro «Brokeback mountain», il film di Ang Lee che narra l’amore ventennale tra due cowboy del Wyoming. O quando il pittore Mark Chamberlain mette in mostra a New York i suoi quadri in cui Batman e Robin fanno finalmente «coming out», si baciano e si accarezzano in pose tenere, mica da supereroi.

«Con questa campagna forse ci faremo dei nemici. Ma molti nemici, molto onore – ironizza l’amministratore delegato dell’azienda padovana Luisa Bertoncello – La pubblicità comunque serve per imprimere un marchio nella testa della gente». Forse non il marchio, ma l’immagine sarà rimasta proprio bene in mente ad un dodicenne di Portici, nel Napoletano, i cui genitori hanno denunciato l’azienda padovana perché il piccolo era rimasto sconvolto. Gli scienziati discutono da anni dell’origine dell’omosessualità, ma di certo non si è mai sentito nessuno che sia diventato gay per folgorazione. Lo sapranno anche a Portici. Di certo lo sanno a Padova, dove non è la prima volta che si usa un’immagine omosessuale per farsi pubblicità.

Nell’estate del 2002, sull’onda del Gay Pride cittadino, toccò alla catena di negozi di calzature Bertoldo choccare l’Alta con la foto di due ragazzi teneramente abbracciati e lo slogan: «Tutti i gusti dell’estate». E che i gay in fatto di moda facciano tendenza nessuno l’ha dimostrato, ma tutti ci credono. «I due ragazzi della pubblicità Ra-re scherzano e si divertono. Potrebbero essere gay, ma anche no. Il nostro abbigliamento va bene per tutti gli uomini, che siano etero o gay sono fatti loro» mette in chiaro Dedi Salmeri, direttore clienti dello studio pubblicitario milanese che ha curato la campagna. Lo spirito dell’azienda è quello di vestire gli uomini senza convenzioni, convenzioni, un po’ spensiertati e un po’ casual chic. Certo non è un abbigliamento proprio per tutti, dato che con 50 euro ci si porta a casa solo una t-shirt, un maglione costa 160 euro e un giubbone invernale oltre 400.

Ma da Tombolo assicurano che la campagna ha funzionato benissimo: sono arrivate moltissime chiamate e tante e-mail. A Padova i prodotti Ra-re li distribuiscono solo in due negozi, e poi in provincia si possono trovare a Montegrotto, a Monselice e a Piove. Ma sui nostri muri i famosi cartelloni non si sono ancora visti. «Arriveranno anche nel Nordest – rassicura Dedi Salieri – La prima uscita è stata programmata in alcune aree test. Stiamo già preparando un’uscita più dettagliata». Insomma arriveranno anche sui nostri cartelli le effusioni dei due ragazzi che «si toccano”: uno è un fotografo l’altro un pubblicitario, uno è più brizzolato e adulto, l’altro più giovane e biondo. «Abbiamo scelto due belli, ma non belloni: non sono modelli professionisti. Sono due uomini normali» racconta Dedi Salmeri, che svela anche il giallo della quarta foto apparsa ieri sul giornale. «L’ufficio pubblicitario di Repubblica ci ha censurato le altre immagini. Toscani allora ha mandato questo quarto scatto, con i due uomini che si baciano. E’ molto più serio e forse più provocatorio degli altri. Ma questo l’hanno accettato».

E così forse la liberazione omosessuale passerà anche dalla «memorizzazione di un marchio». Un autentico contrappasso per il mondo gay, che fino a qualche anno fa grazie ad un geniale artista di nome Andy Warhol usava i marchi per fare arte.


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