La proposta di legge sul Pacs non provocherà alcuna lacerazione nella società italiana, anzi aiuterà molte persone che, trovandosi davanti a drammatiche difficoltà potranno ricevere un aiuto concreto da norme giuridiche ispirate ai valori della solidarietà e del mutuo soccorso.
Tante Conferenze episcopali occidentali, da tempo s’interrogano con serietà rispetto alla necessità, che le unioni nate fuori dal matrimonio, possano aver riconosciuti alcuni diritti e doveri. Ridurre, come fa oggi l’Osservatore Romano, la lettera di Romano Prodi, ad un mero “pronunciamento, frutto di riflessioni articolate e complesse, che hanno costituito la base per preparare quella che si preannuncia come una campagna elettorale orientata al procacciamento di tutti i voti rastrellabili sul territorio”, non aiuta la Chiesa a porsi rispetto a questi temi in modo serio, come ci si attenderebbe da un’istituzione, che ben conosce la realtà omosessuale e il cambiamento culturale e sociale in atto al suo interno.
Ci piacerebbe che le posizioni espresse da molti esponenti cattolici, laici e consacrati italiani, d’interesse rispetto a questa proposta di legge, convincessero le gerarchie cattoliche a mettersi in ascolto e, come insegna il Vangelo, di accogliere prima di condannare, d’amare prima di allontanare.
Le leggi approvate in tutta Europa di riconoscimento giuridico delle coppie conviventi etero ed omosessuali, non hanno tolto nulla al matrimonio, ma hanno invece ampliato l’armonia sociale, reso felici molte persone, strappato all’insicurezza e alla discriminazione tante persone.
Romano Prodi ha, come tanti politici cattolici, cercato di inviare un messaggio di conciliazione, che superi steccati e opposte crociate, che possono giovare a singoli esponenti politici, ma che sono organizzate sulla pelle di persone indifese, che continuano a non essere tutelate e, quindi, a non essere liberi cittadini del mondo terreno, condizione questa che non può essere tollerata da alcun buon cristiano.
Aurelio Mancuso
Segretario nazionale Arcigay