Catania
Eucalipti e palme, vento e sabbia. Quel’aria dismessa e surreale dei posti esotici a fine estate. Pasqualina è una pitbull, ma pare mogia pure lei. E quelli sono Black, Nemo, Walker, tutti trovati e salvati per strada, e lui invece è Sidy, un asino marocchino regalato dal circo di Roma perché troppo esuberante e voglioso. Qui invero non ha compagne, però almeno vive e raglia in libertà.
Si chiama Pegas’s circus, viale Kennedy 80, ma non deve il suo nome a questa lieta combriccola di animali, dice il suo direttore Giovanni Caloggero, che ha inventato questo spazio nel’94 assieme ai soci Francesco Zingo e Dario De Felice. Una grande piscina, due discoteche, gli uffici direzionali per gestire tutto il sistema Pegaso (cioè u’altra spiaggia sul mare poco più in là, un disco-bar in via Canfora, a Catania e un altro locale a Messina – il Club Le Marais n.d.r – ), una trentina di dipendenti e 8.000 iscritti, di cui 3000 a Catania.
Ma soprattutto una grande motivazione. Prima ideologica ed esistenziale, poi commerciale. "Ero figlio unico, ero sposato, ero a Messina. Ero omosessuale, ero infelice, non ero io. Poi mia moglie ha scoperto tutto e finalmente, a 40 anni, mi sono rivelato. I miei mi hanno rifiutato, mia madre ha pianto per mesi. Eravamo una famiglia in vista. Non mi riconoscevano più".
Giovanni Caloggero oggi ha 53 anni, e racconta col distacco lucido ma intenerito di chi estrae dai cassetti un vecchio pezzo di sé e lo riguarda tra le mani, perplesso. "Mia madre cominciò a comprare libri e riviste che parlavano di omosessualità, si documentava, voleva capire. In lei sul disagio e la paura subentrò ‘amore, e si trascinò dietro anche mio padre. Mi chiese poi di conoscere il mio compagno, e da allora fu per lei, per dodici anni, un altro figlio. La domenica gli preparava apposta le polpette al sugo, la crema". Da allora, per Giovanni Caloggero è cominciata u’altra vita. "Sapevo di essere omosessuale da quando avevo dodici anni, e mi innamoravo dei compagni di scuola. Ma i miei avevano altre aspettative, io dovevo tramandare il nome, le proprietà, la memoria. Ho nascosto la mia identità e i miei pensieri per troppo tempo, mi sono sposato facendomi violenza, come peraltro tanti uomini che conosco, che restano invischiati per paura, per debolezza o per amore nel matrimonio e nella doppia vita. Cedi a un ricatto sociale e perdi ‘autostima, la tua stessa dignità. E non è giusto".
Sino a 3 anni fa, quando è andato in pensione per dedicarsi a Pegaso, Giovanni Caloggero era dirigente al Banco di Sicilia qui a Catania. Discriminazioni, disagio, le solite bieche battute sui gay sussurrate a labbra storte? Caloggero scuote la testa. "Per nulla, mai. Massima stima e rispetto – Ride – anzi facevamo le riunioni del Pegaso in banca". E Marcello, il suo compagno di allora, veniva a prenderlo al’uscita. Chi ‘ha detto che in Sicilia i pregiudizi allignano come il gramignone.
Per Francesco Zingo, che ha lasciato la sua Sardegna per seguire Dario (che aveva conosciuto a Roma), Catania è la città più gay ‘Italia. "Dove non solo, in rapporto alla popolazione, siamo di più, ma dove si vive meglio, con più spazi e opportunità di aggregazione". Francesco e Dario lavorano entrambi al Pegaso, soci ma soprattutto "fratelli". Una storia semplice, ad ascoltarla così, fra i cani intorpiditi al sole e un operaio arrampicato su una gru, che sfronda allegro un pino gigante. Francesco: "Siamo stati coppia per due anni e mezzo, ci siamo lasciati dieci anni fa e non ci lasciamo più – non capisci, e perdipiù dietro i vetri vedi volare i rami dal cielo – Siamo amici ma non solo, siamo una famiglia. ‘è conforto, solidarietà, allegria. E anche nel nostro quartiere, piazza Duomo, ci vogliono tutti bene, mai uno screzio, u’offesa".
Per questo chiedono i Pacs, patti di civile convivenza. "Vogliamo che il bene costruito non si disperda, che sia riconosciuto il nostro diritto a vivere nelle certezze, e non da clandestini della società. Diritto al’eredità, alla trasmissione automatica del’affitto, al’assistenza sanitaria. "Per questo Francesco Zingo e Dario De Felice (già presidente, ques’ultimo, di Arcigay – Pegas’s a Catania), stanno costituendo il primo comitato provinciale in Sicilia del’Arcigay.
Perché non si parla di questo, dei sentimenti e della devozione – dice Dario – quando si parla di omosessuali, anziché puntare sempre tutto sulla sessualità, come se fossimo viziosi, malati o esibizionisti? "Il problema – risponde Caloggero – è che viviamo in una società ipersessualizzata, che vede e cerca il sesso in ogni manifestazione". ‘ ‘accordo Amalia Giardina, che nel 2001, forte della sua esperienza familiare, ha fondato a Catania ‘Agedo (in Italia dal’92, con 1500 soci e 22 sezioni) per offrire sostegno e informazione ai genitori di ragazzi omosessuali. Con la cooperazioone del’associazione Elpis (omosessuali credenti), e soprattutto del parroco, padre Gliozzo, organizza incontri anche nel’ambito della chiesa Crocifisso della Buona morte. Tutti insieme, domani riuniti a convegno, per dire che la "diversità" vuol essere soprattutto questo: normalità.