Lunedì sera il Consiglio Comunale di Torino ha respinto la proposta di istituire il Registro delle Unioni Civili. Contro questa proposta, che pure non aveva i numeri per passare, vista ‘opposizione intransigente della Margherita torinese, hanno votato contro anche numerosi consiglieri comunali diessini, al fine di salvaguardare ‘accordo per una Lista Unitaria in vista delle prossime elezioni comunali, e in cambio del’impegno del gruppo DL a votare la prossima settimana un generico ordine del giorno che invita il Parlamento ad introdurre una normativa nazionale che regoli i diritti delle coppie conviventi. Si tratta di un brutto segnale, che però purtroppo non è isolato.
Nelle ultime settimane in diversi Consigli Comunali italiani a maggioranza di centrosinistra – come Riccione e Brescia per citare gli ultimi esempi – delibere simili non sono neanche state poste in discussione a seguito degli interventi di protesta dei vescovi del posto.
Due settimane fa a Firenze alla Conferenza programmatica dei DS, se non fosse stato per la dura reazione delle lesbiche e dei gay diessini alla relazione evasiva di Bersani e per ‘energico intervento pronunciato da Paola Concia, il tema dei PACS avrebbe rischiato di scomparire del tutto dalla discussione programmatica dei DS.
Dieci giorni fa il Tavolo dei Segretari del’Unione ha annunciato un impegno programmatico della coalizione sulle "Unioni Civili", senza alcun riferimento ai progetti in discussione, a partire dal PACS, e sul quale si è scatenata da giorni nella coalizione una gara al ribasso e al distinguo da parte della Margherita e del’Udeur, senza che da parte della sinistra italiana ci sia stato alcun serio tentativo quanto meno di rassicurare quelle centinaia di migliaia di coppie di fatto che sono in attesa di veder riconosciuti i loro diritti. Mentre invece un notevole impegno è stato profuso in queste ore dai nostri dirigenti nel rassicurare le associazioni cattoliche sul fatto che ‘introduzione di una normativa sulle coppie di fatto dovrà vedere la più ampia condivisione possibile in Parlamento.
Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che nelle città principali che andranno al voto in primavera, a partire da Milano e Roma nelle quali risiedono le più numerose comunità glbt del nostro Paese, ancora non si riesce ad affrontare con la dovuta serietà il problema della rappresentanza della popolazione omosessuale nelle assemblee elettive, forse è il caso che si apra una seria discussione.
Tutti questi segnali messi ‘uno accanto al’altro non possono non destare preoccupazione e sconcerto tra i cittadini omosessuali italiani e dovrebbero destarlo anche tra i tanti laici che in queste ore stanno tacendo.
Il movimento glbt italiano nel corso degli ultimi anni ha dato ampia prova di serietà, di pazienza e di responsabilità, facendosi carico di avanzare una proposta moderata e di mediazione come quella sul PACS, capace di raccogliere i più ampi consensi anche trasversali.
Ora però ‘impressione generale e diffusa è che ci sia chi, scambiando la nostra ragionevolezza e la nostra pazienza per ingenuità, sta pensando di fare dei nostri diritti e della nostra dignità civile merce di scambio sul’altare di u’alleanza politica. Di costruire le fondamenta del Partito Democratico sopra le salme delle nostre rivendicazioni.
A questo punto è necessario che si faccia chiarezza, che alle nostre domande vengano date risposte serie e convincenti. Ci auguriamo che ‘Unità possa ospitare nei prossimi giorni un dibattito che ci aiuti veramente a fare dei passi in avanti in questa discussione in cui sono in gioco non mere questioni di tattica e di posizionamento politico, ma la vita quotidiana e concreta di milioni di persone.
Andrea Benedino
Portavoce nazionale GAYLEFT
Consulta lgbt DS