Il rispetto richiesto dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nei confronti dei gay, è un buon segnale di disponibilità, che fra l’altro è sottolineato con l’esortazione dell’alto prelato rivolta alla Chiesa di saper ascoltare, incontrare e condividere quando incontra la sofferenza di una donna che vuole abortire o rispetto al tema dei diritti sollevati dalle coppie gay.
Naturalmente Tettamanzi non sposa le rivendicazioni dei movimenti delle donne e degli omosessuali, ma propone un atteggiamento assolutamente diverso da quello utilizzato negli ultimi anni dalle gerarchie vaticane, affermando che: «La Chiesa non impone la verità ma la propone, con amore e per amore».
Per noi il dialogo è uno strumento che può aiutare a conoscersi meglio, a superare esclusioni e pregiudizi che fanno soffrire milioni di gay e lesbiche credenti.
Di ciò parleremo nel convegno organizzato il 13 gennaio a Roma dal titolo “Il diritto alla sessualità nella società dei credenti”, con la partecipazione di esponenti dell’islam, dell’ebraismo, del protestantesimo, di organizzazioni di gay credenti e del cristianesimo di base, ma non purtroppo del cattolicesimo ufficiale, che non ha risposto al nostro invito.
La Chiesa cattolica deve percorrere ancora molta strada rispetto al riconoscimento della dignità delle persone omosessuali, che significano diritti di cittadinanza, tutela giuridica dei progetti di vita e nell’affettività, norme contro ogni forma di discriminazione sociale e lavorativa.
Al cardinale Tettamanzi riconosciamo, non da oggi, una sensibilità e una volontà di dialogo, che vorremmo fosse pratica condivisa in tutta la chiesa cattolica.
Aurelio Mancuso
Segretario nazionale Arcigay