Il 1° settembre 2006 nelle sale cinematografiche italiane uscirà il film “Non è peccato — La Quinceañera”, scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, che racconta la storia di due adolescenti messicani immigrati a Los Angeles con le loro famiglie, che si ritrovano a vivere da un loro vecchio zio in comune perché entrambi cacciati di casa dai propri genitori, lei perché incinta a soli 14 anni e lui perchè gay.
Il tutto ruota intorno ai preparativi per la festa di compleanno della protagonista (La Quinceañera), il compimento dei 15 anni rappresenta per le comunità latino americane un vero e proprio passaggio all’età adulta e viene celebrato come un debutto in società.
Ma attraverso un tema apparentemente frivolo quale può essere una festa di compleanno scopriamo diverse problematiche quali la difficoltà di integrazione razziale, la scoperta della sessualità degli adolescenti e il recupero delle tradizioni culturali di un popolo con annesso incontro e scontro di culture. Il film, che ha vinto il Sundance Film Festival 2006, è uno sguardo al ritmo Hip Hop e Merengue su cosa accade quando la sessualità adolescenziale e gli antichi rituali si scontrano. In una Los Angeles coloratissima un film sulla voglia di vivere dei giovani, alla scoperta del divertimento, della sessualità, e dell’amore… senza peccato.
Note del regista
NON È PECCATO — LA QUINCEAÑERA è la rivisitazione del Kitchen Sink drama (il cosiddetto `dramma del’acquai’ nato nel gergo teatrale inglese durante gli anni’50, per descrivere i testi dei giovani autori che appartenevano alla corrente del realismo Wesker, Owen. Il termine deriva dai luoghi: scantinati, soffitte, bagni, cucine; dai temi: la mancanza di lavoro, la povertà; e dai protagonisti delle pièce, appartenenti per lo più alle classi popolari), arricchito da varie tensioni razziali, sessuali e di classe di un quartiere latino in transizione.
Il realismo del Kitchen Sink drama proviene dal cinema britannico della fine degli anni’50 e del’inizio degli anni’60. I film avevano storie per adulti con un coraggioso realismo, un commento politico ed un humour sarcastico. Le storie erano spesso ambientate nel nord dell’Inghilterra tra i bastioni della working class industriale.
Una nuova generazione di registi, Lindsay Anderson, John Schlesinger, Tony Richardson (la maggior parte di quelli più interessanti erano gay) diedero al mondo film molto duri come “Io sono un campione”, “Una maniera di amare”, oltre a uno dei più significativi per il nostro cinema, “Sapore di miele”.
Questi film racchiudevano una sorta di realismo poetico che noi speravamo di ricreare in NON È PECCATO — LA QUINCEAÑERA. Volevamo un film che celebrasse la vita di tutti i giorni e trattasse delle piccole cose che gradualmente diventano grandi. Un film che avesse una politica trasversale, un humor inaspettato ed emozioni forti sebbene contenute.
Come ha fatto allora il Nord dell’Inghilterra a diventare l’Echo Park di Los Angeles?
Nel 2004 ci venne chiesto di diventare i fotografi ufficiali della Quinceañera della nostra vicina di casa. La richiesta ci venne fatta a Gennaio, anche se la festa ci sarebbe stata solo a Giugno. Questo notevole anticipo ci lasciò scoprire le elaborate preparazioni che avvengono prima della Quinceañera .
Settimana dopo settimana, mentre circa una dozzina di compagni di scuola della ragazza iniziavano a provare i balli nei cortili, cominciammo gradualmente a capire l’importanza dell’evento per la ragazza interessata e per l’intera famiglia a cui appartiene.
Nel grande giorno, in una chiesa di Sunset Boulevard, avvenne l’attesa cerimonia.
Tutte le ragazze erano vestite di rosa, la chiesa aveva decorazioni in rosa, e ghirlande di fiori rosa erano ovunque. All’improvviso la nostra vicina si rivelò nella sua luminosa bellezza, vestita di seta sfilava lungo la navata accompagnata dalla marcia di Aida.
La corte dei ragazzi in abito da sera stava a guardare con mascolino distacco: questo giorno appartiene alle ragazze. Era una chiara celebrazione della fioritura della giovinezza, dell’adolescenza, della purezza, della verginità.
Anche se si svolgeva in una Chiesa Evangelica, l’evento ha un sentimento intrinsecamente cattolico, molte immagini richiamano la Vergine Maria. In effetti la Quinceañera anticipa la Cristianità di circa 500 anni, fin dalla civilizzazione Azteca, quando i 15 anni erano considerati l’età di passaggio dall’adolescenza alla maturità di una donna.
Tutto ciò è ancora vivo nel XXI secolo ad Echo Park!
Qualche tequila più tardi, le formalità si sciolsero e l’energia dell’adolescenza imbrigliata nella Quinceañera venne fuori. La musica Reggaeton si sostituì ai walzer straussiani e la pista da ballo fu invasa da strani balli che all’occhio inesperto sembrano più dei corteggiamenti espliciti.
Quattro generazioni di una famiglia immigrata erano tornate allo stato primitivo: zii, cugini, nonni, ballavano e si ubriacavano.
Noi pensammo che tutto questo era un film!
Il primo gennaio del 2005 iniziammo l’anno con il progetto di fare un film sulla nostra vicina di casa. L’Echo Park di Alison Anders di “Mi Vida Loca” era molto cambiato in 12 anni, molti artisti e gay avevano iniziato a trasferisti qui trasformandolo in un quartiere residenziale facendo incrementare il prezzo degli immobili e creando conflitti con le comunità esistenti, ed una velata discriminazione razziale stava emergendo, anche se gli agenti immobiliari non ne parlavano quando promuovevano l’area.
L’idea del film NON È PECCATO — LA QUINCEAÑERA ora aveva un contesto — gli antichi rituali avrebbero avuto luogo in un nuovo quartiere residenziale — e avrebbe avuto un antecedente; sarebbe stato come “Sapore di miele”. Il film crebbe molto rapidamente. Scrivemmo tutto in tre settimane, e miracolosamente riuscimmo a trovare un piccolo budget per realizzarlo. L’idea era di fare il film velocemente e spendendo poco, girando tutto entro un miglio dalla nostra porta di casa. Questo fu reso possibile dall’incredibile supporto che la comunità Latina è riuscita a dare al film. La gente ci lasciava entrare nelle case, si cambiava per fare da comparsa, ci prestava i vestiti della Q., cucinava per noi. Ci facevano capire quando eravamo nella direzione giusta ma soprattutto, quando non lo eravamo. Ci sentivamo veramente fortunati ad avere quel cast, poi arrivò Emily Rios. La sua giovinezza, la sua durezza, la sua appartenenza alla Los Angeles dell’Est e il suo talento erano innegabili. Anche Jesse Garzia fu per noi una vera scoperta ed eravamo meravigliati dall’elettricità e l’erotismo che riuscì ad apportare al ruolo di Carlos. E quando Chalo Gonzale, veterano di film come “The Wild Bunch” e “Bring me the head of Alfredo Garzia” di Sam Peckinpah, riuscì ad essere nel nostro film, noi capimmo di avere un’occasione d’oro.
Così dopo nove mesi, Q divenne una realtà. E’ un film di cui siamo molto orgogliosi, in stile Kitchen Sink Reggaeton.