Bari – Le famiglie fondate sul matrimonio e le "unioni solidaristiche fondate su vincoli affettivi, con una coabitazione abituale e continuativa nello stesso comune da non meno di due anni" potranno accedere ai servizi sociali pugliesi nella stessa maniera. Non ci sarà alcuna differenza: a parità di reddito due persone sposate, due conviventi, una coppia di anziani ma anche due gay che convivono avranno gli stessi diritti.
A sancirlo è il regolamento attuativo della nuova legge regionale sulla famiglia che dopo la maratona in aula del mese scorso ieri ‘assessore alle Politiche sociali, Elena Gentile, ha presentato a sindacati, associazioni e consorzi.
La bozza sarà sottoposta venerdì al’attenzione della giunta, dopodiché si aprirà la fase di concertazione che si concluderà con ‘approvazione in commissione: "Contiamo di chiudere tutto entro ottobre" spiega ‘assessore. Il regolamento dà attuazione alla legge sulla famiglia, definendone le modalità operative, i criteri e gli standard. Si diceva, non ci sarà nessuna differenza tra le varie accezioni del concetto di "nucleo familiare": sia le coppie di fatto sia le coppie sposate otterranno (e pagheranno) i servizi socio-assistenziali in base al reddito. Esempio: due anziane che vivono nella stessa casa potranno entrare in una comunità alloggio esattamente alle stesse condizioni di marito e moglie. Oppure, una coppia di omosessuali potrà utilizzare il servizio della mediazione familiare esattamente come due coniugi.
Le differenziazioni saranno puramente economiche. Sotto i cinquemila euro al’anno è tutto gratis, entro i 15mila ci sarà una compartecipazione con i comuni (che comunque potranno aumentare la soglia in base a specifiche tipologie di servizi). Oltre i 15mila saranno i comuni a valutare le tariffe, sempre rispetto alle varie fasce di reddito. "Non bisogna dimenticare spiegano dagli uffici della Regione che ‘obiettivo della legge e quindi del regolamento è il welfare, aiutare il più possibile persone con bisogni". La copertura totale è di oltre 100 milioni di euro, ma allargare il concetto di "nucleo familiare" significa anche aumentare le risorse: due persone che vivono insieme non avranno più diritto a due tipi diversi di aiuti, ma uno solo.
Le politiche abitative rimangono fuori: nelle graduatorie delle case popolari, lo stabilisce una legge regionale del 94 vige il principio del "more uxorio", possono accedere soltanto due persone che vivono come fossero sposate. Le riserve destinate esclusivamente alle famiglie sposate riguarderanno "’acquisto della prima casa per le nuove coppie" e parte della riserva (10 per cento del fondo nazionale) destinata alle associazioni familiari.