Lo spettacolo offerto dai nostri rappresentanti politici nel consiglio comunale di due giorni fa è stato deprimente. La superbia con la quale la Margherita accetta un accordo proposto dai DS, saldo smentirlo clamorosamente pochi minuti dopo aver incassato il rinvio della discussione sul registro delle unioni civili ha dell’incredibile.
Senza contare la sfrontatezza con la quale dichiarano alla stampa che se i DS non ritireranno la mozione Nobili saranno responsabili di una crisi di maggioranza. Tale comportamento è inqualificabile. Da cristiani quali si professano ne risponderanno alla loro coscienza, da politici ne risponderanno non solo ai propri elettori, ma alla cittadinanza tutta che dovrebbero rappresentare.
Per quanto riguarda i DS, non vorremmo aggiungere altro veleno a quanto avranno ingoiato durante il caotico consiglio comunale in oggetto, ma non possiamo fare a meno di rimarcare che la scelta del compromesso ad ogni costo non paga. Quanto è successo ne è la prova. Chiediamo quindi alle forze di sinistra che governano questa città maggiore onestà intellettuale e politica, coraggio e unione nel difendere e portare avanti le proprie battaglie politiche. E’ sui Pacs infatti che oggi si gioca la vera — e probabilmente unica — partita di rinnovamento sociale, in Ancona come a Roma.
L’Istat ci dice che oggi la metà degli italiani vive in famiglie non tradizionali, è un dato di fatto. In Europa ben 17 Paesi su 25 hanno da anni una legislazione sul riconoscimento delle coppie di fatto e in molti casi ben più “rivoluzionaria” del registro che noi sosteniamo. Il Partito Popolare Europeo, ossia la federazione di tutti i partiti cattolici europei, approvò le unioni civili nel lontano 2001. Tutte le destre europee che hanno governato in Europa negli ultimi 10 anni hanno mantenuto — quando non promosso — i registri in uso.
E’ quindi l’Italia — e Ancona — l’eccezione. I centristi e le destre la smettano di sentirsi al centro del mondo e portatori di verità assolute. Inizino seriamente a riflettere sui problemi reali che le famiglie tradizionali si trovano ad affrontare (asili nido, case, servizi pubblici) e lascino in pace chi vuole vivere in altra maniera.