I leader CDL chiedano scusa alle persone LGBT

  

ROMA – Era inevitabile. ‘Arcigay insorge contro gli slogan volgari dei manifestanti di centrodestra che hanno insultato a più riprese gli omosessuali. "Berlusconi, Fini e Bossi, al di là delle posizioni politiche che esprimono, abbiano il coraggio di dissociarsi dalle gravi offese arrecate dai loro militanti nei confronti delle persone omosessuali" dice il segretario nazionale Aurelio Mancuso.

Non sono piaciute le offese strillate da alcuni protagonisti della piazza della Cdl. Non è piaciuto quel "Prodi boia, Luxuria è la sua troia", che vince ‘oscar della volgarità. Ma neppure i cartelli con "Camera con cesso" che raffiguravano un Prodi a forma di water e con i nomi di Franco Grillini, Titti De Simone e Vladimir Luxuria risucchiati. E quelle parodie dei Gay Pride con le nuove leve di Fi, An e Lega a sfilare travestiti da spose, per dimostrare contro i matrimoni omosessuali. I giovani della Cdl, dice ‘Arcigay, hanno esagerato e i leader ora si devono dissociare e chiedere scusa.

Si è trattato, prosegue Mancuso, "di uno spettacolo indecoroso, offensivo, tendente come al solito a discriminare ed offendere la dignità dei gay, delle lesbiche, dei transgender".

E chiosa: "Altro che partito delle libertà. Mentre Berlusconi urlava alla piazza la difesa della famiglia nata dal matrimonio tra un uomo e una donna, (peccato che lui di famiglia ne ha avuta più di una) diversi militanti del Polo davano sfogo ai più bassi istinti omofobici e transfobici".

Al coro dello sconcerto si uniscono anche i giovani Comunisti del Prc. In una nota i portavoce nazionali Elisabetta Piccolotti e Federico Tomasello stigmatizzano ‘accaduto, allargando la denuncia anche ad altri attacchi:’Slogan irripetibili, di una violenza inaudita come quelli che i giovani di Fi, An, Lega hanno rivolto contro la parlamentare del Prc Vladimir Luxuria o come quelli che invocano addirittura’le lam’ contro Prodi, testimoniano un legame, che stiamo denunciando da tempo, tra le forze politiche del centrodestra e ‘escalation di violenz’.


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