Tutte le famiglie di Padova

  
Un'immagine del Padova Pride nel 2002

Un'immagine del Padova Pride nel 2002

Padova è la prima città italiana nella quale le coppie di fatto, sia etero che omosessuali, potranno ottenere il riconoscimento anagrafico, come famiglia fondata su vincoli affettivi.

Lo prevede una mozione approvata nella nottata del 4 dicembre dal consiglio comunale con 26 voti a favore (tutto il centrosinistra, esclusi i Verdi, non in giunta), 7 contrari e un astenuto. Si tratta di un provvedimento ben diverso dal registro delle coppie di fatto (da creare al di fuori della sfera anagrafica), e che sfrutta una possibilità offerta dal regolamento attuativo (1989) della legge sul'anagrafe datata 1954.

In sostanza, la mozione, proposta dal consigliere Ds Alessandro Zan, presidente del'Arcigay veneto, impegna il sindaco e la giunta a istruire 'Ufficio comunale perchè rilasci, su richiesta degli interessati, 'attestazione di famiglia anagrafica basata su legami affettivi.

Un atto simbolico, ma che secondo Zan dimostra che quello dei diritti civili e della tutela delle coppie omosessuali "è un tema che sta entrando pian piano nelle corde della politica italiana".

'approvazione nel consiglio comunale di Padova della mozione ha scatenato un dibattito nel'Aula della Camera. La leghista Paola Goisis e la deputata di Fi Giustina Destro, ex sindaco della città veneta, chiedono al governo di riferire sulla vicenda contestando il riconoscimento di fatto delle unioni civili. Ma la sinistra, che in nottata ha consentito con i suoi voti a Padova di far passare la contestata mozione, ribatte con Franco Grillini, Vladimir Luxuria e Luana Zanella: si tratta solo di attuare la Costituzione. Il vicepresidente della Camera Carlo Leoni ha annunciato che riferirà al presidente Bertinotti la richiesta di informativa.


Intervento di Franco Grillini del 5 dicembre 2006
DA PADOVA UN IMPORTANTE CONTRIBUTO AL DIBATTITO SULLE UNIONI CIVILI

"Una mozione per le famiglie anagrafiche in tutti i Comuni"

Decine di comuni italiani hanno istituito registri delle unioni civili e approvato mozioni che invitano il Parlamento a legiferare in materia.

La delibera approvata questa notte a Padova, che istituisce la certificazione di unione affettiva, rappresenta una pagina importante per la battaglia per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto.

È positivo che la mozione sia stata approvata a larga maggioranza del centro-sinistra, con l’apporto della lista civica di centro destra, e l’astensione, e non il voto contrario, di alcuni esponenti di Forza Italia.

Per questo risulta incomprensibile l’apertura di un aggressivo dibattito, con toni apocalittici sui destini della famiglia tradizionale, in Parlamento, da alcuni esponenti di Lega, Forza Italia e AN, contro la mozione.

La discussione su unioni civili e pacs, infatti, è aperta anche in sede parlamentare da quando è stata calendarizzata, in Commissione giustizia, la mia proposta di legge sui pacs, la numero 33, e riprenderà a gennaio con l’indagine conoscitiva interrotta nella scorsa legislatura.

In Italia ci sono alcuni milioni di persone che vivono come conviventi e non è pensabile che il nostro paese resti senza una normativa che riconosca i diritti delle persone che convivono. Sono ben 17 su 25, i paesi europei che hanno normative che riconoscono i diritti di tutte le famiglie.

Il centro-destra dovrebbe smettere di brandire, come una clava, l’articolo 290 della Costituzione contro le nuove famiglie.

Quell’articolo non da una definizione di famiglia e fu votato dai costituenti con lo scopo di tutelare la famiglia dalle intromissioni dello Stato.

Quell’articolo non dice che la famiglia è tra un uomo e una donna ma parla di “coniugi” e, soprattutto, non vieta il riconoscimento di altre forme familiari.

La destra italiana interpreta la Costituzione come uno strumento a geometria variabile: se l’art. 33 dice che non si possono dare finanziamenti alle scuole confessionali allora la destra stanzia finanziamenti agli istituti privati, mentre, ipocritamente grida al vulnus alla Costituzione quando si parla di famiglia.

Sarebbe meglio portare il dibattito sul terreno più pacato dei diritti umani, perché di questo si parla: di persone che condividono e che hanno una vita in comune.

A Padova, come a Roma sappiamo, che nel centro-destra non ci sono solo i Pedrizzi, le Bertolini e i Volontè, ma anche persone ragionevoli e laiche a cui facciamo appello per un dibattito parlamentare sereno che consideri i bisogni reali delle persone e tralasci ideologie, fanatismi religiosi e razzismi di ogni tipo.

On. Franco Grillini
Deputato Ulivo
Presidente onorario Arcigay


  •