In memoria dei 100.000 omosessuali perseguitati dal nazifascismo

  
Un'immagine del film Grune Rose

Un’immagine del film Grune Rose

Film inediti, nuovi saggi storici e documentari al centro delle iniziative in giro per l’Italia con cui Arcigay ricorderà, in occasione della Giornata della memoria di domani, le vittime omosessuali della persecuzione nazifascista. Convegni, video-proiezioni, spettacoli teatrali, cerimonie ufficiali, deposizioni di fiori, letture pubbliche e presentazioni di libri, esposizioni di mostre multi-lingue.

Furono circa 100mila gli omosessuali perseguitati dal nazifascismo, 15mila dei quali internati nei lager, dove circa 10mila trovarono la morte. Tra le città interessate Trieste e Bologna, che ospitano lapidi in memoria delle lesbiche e dei gay uccisi durante l’olocausto, Padova, Verona, Bolzano, Aosta, Genova, Reggio Emilia, Firenze, Pisa, Perugia, Roma, Napoli e Brescia.

Tra le novità di quest’anno il film inedito Grune Rose, che racconta lo sterminio degli omosessuali nei lager e sarà proietatto in anteprima a Firenze, sabato 27 gennaio, ore 20:45, in piazza Tasso, 1. Il cortometraggio, la cui regia è firmata da Dario Picciau ed è coprodotto da Arcigay Firenze insieme a Visions (Milano), è un omaggio a Richard Grune, artista e testimone dello sterminio degli omosessuali sotto il nazismo.

Le ricerche storiche di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio hanno invece dato vita al nuovo saggio “La città e l’isola — omosessuali al confino nell’Italia fascista” che, a partire dalle rare testimonianze dirette delle vittime e da fonti d’archivio, dà conto della repressione poliziesca degli omosessuali italiani durante il Ventennio. Il libro, edito da Donzelli, sarà presentato a Trieste, presso la libreria Minerva, sabato 27, ore 17:30, e a Bologna, martedì 30, presso l’Arcigay di Bologna, Cassero gay & lesian center, in via Don Minzoni, 18.

Sempre le testimonianze di omosessuali italiani, donne e uomini vissuti sotto il regime fascista, al centro di due documentari, “Ricordare” e “L’altro ieri”, della regista Gabriella Romano, che saranno proiettati questo pomeriggio alle 17, ad Aosta, nell’Aula magna dell’Università, in via dei Cappuccini, 2/a.

“Il ricordo delle vittime omosessuali del nazifascismo è purtroppo reso ancora più difficile da un fattore caratteristico – spiega Marco Reglia, responsabile Arcigay delle iniziative per la Giornata della memoria – Spesso le stesse famiglie di origine si vergognavano dell’omosessualità dei loro congiunti e nascosero le crudeltà subite”.

Le incarcerazioni in Germania dopo la guerra

In Germania l’articolo del codice penale, il famigerato “paragraph 175”, in base al quale furono perseguitati gli omosessuali durante la dittatura nazista, rimase ancora in vigore per decenni dopo la fine della guerra. Solo nel 1968 venne abrogato nella Germania dell’Est e nel 1969 in quella dell’Ovest. Alcuni dei superstiti dei lager nazisti furono nuovamente arrestati dopo la guerra in base alla stessa legge.

Il triangolo rosa nei lager

Gli omosessuali reclusi nei lager venivano contrassegnati con un triangolo rosa cucito sulle casacche. Ad essi non toccarono le camere a gas, riservate agli ebrei. Morirono a seguito di sperimentazioni chirurgiche, castrazione, lavori forzati. Nella gerarchia interna ai campi costituivano il gradino più basso, talvolta maltrattati o violentati dagli stessi compagni di prigionia.

La repressione poliziesca in Italia

In Italia, alla deportazione si preferì il confino coatto in luoghi isolati e remoti (Favignana, Ustica, San Domino delle Tremiti, ecc.). Almeno 300 sono i casi ad oggi accertati, 42 dei quali ad opera del solo questore di Catania, Molina. La repressione venne, infatti, affidata ad atti di polizia. Nel codice penale dell’epoca fascista, il Codice Rocco (1931), si omise, appositamente, ogni norma anti-omosessuale, negando fosse un “problema” che affliggesse gli italiani.

Una persecuzione che continua nel mondo

“Purtroppo la persecuzione e lo sterminio delle persone omosessuali nel mondo non si sono conclusi con la sconfitta dei regimi nazifascisti — osserva il presidente di Arcigay, Sergio Lo GiudiceL’oppressione continuò nel dopoguerra anche in molti paesi filo-sovietici. In sei stati islamici gli omosessuali sono tutt’oggi sottoposti alla pena di morte: Iran, Afghanistan, Arabia Saudita, Mauritania, Sudan e Yemen. Altri 20 paesi musulmani puniscono comunque duramente gli atti omosessuali. In totale sono circa 80 gli stati, tra cui India e Cina, in cui i rapporti omosessuali rimangono reato. La recente risoluzione del Parlamento europeo contro l’omofobia ha inoltre invitato l’Italia e gli altri stati membri dell’Unione a riconoscere le vittime omosessuali del nazismo e ha assimilato l’omofobia al razzismo e all’antisemitismo”.

L’elenco delle iniziative Arcigay per la Giornata della memoria è consultabile sul sito web dell’associazione all’indirizzo
www.arcigay.it/show.php?2376


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