Egregio direttore di Vaol.it,
mi trovo in Valchiavenna davvero spesso, vuoi per lavoro, vuoi per la mia passione dello sci. Non posso che ritenermi soddisfatto di quanto la montagna è stata sempre in grado di offrirmi, qui attorno come nella vicina Svizzera.
Un paese della Valchiavenna (SO)
Il problema comunque resta il fatto che se non capito da queste parti con alcuni miei conoscenti gay parrebbe davvero difficile trovare dei punti di ritrovo dove poter essere liberamente se stessi.
Eppure mi è capitato spessissimo, a Milano come a Bologna di incontrare gente che veniva dalla Valtellina, ma pure da Chiavenna e dintorni. Davo dunque per scontato che in zona le cose fossero differenti.
Siamo nel 2007, in Italia si parla di pacs persino tra coppie dello stesso sesso ed in tutta Europa si consolidano direttive politiche ed iniziative sociali volte ad una ragionevole accettazione di determinate dinamiche, giocoforza innate e non necessariamente negative o svuotate di significato. E se vogliamo, aggiungiamo pure che ' OMS ha da tempo cancellato ' omosessualità dalle patologie psichiatriche, ma altro ancora potremmo elencare.
In Valchiavenna però il tempo sembra essersi cristalizzato a diversi anni or sono, una cosa per certi versi anche piacevole, ma non per altri invece; non mi aspettavo una tale chiusura e apparente diffidenza verso il mondo gay, ma soprattutto la concreta difficoltà nel conoscere gente come me, senza troppe peripezie o quan' altro potesse significare un ridicolo dispendio di energie per ciò che invece altro non è se non una naturale esigenza per chi sente di essere un cosiddetto "diverso".
Ho 26 anni e quindi posso a questo punto immaginare cosa possa mai significare per un adolescente essere gay in Valchiavenna. Probabilmente, fare le valigie ed andarsene altrove, in città probabilmente.
Ricordo in particolare due ragazzi gay di Chiavenna che avevo conosciuto a Milano tre anni fa e forse soltanto ora li posso capire e mi piace davvero molto ' idea di poter dare loro una sorte di aiuto indiretto, con queste poche righe.
Li avevo considerati dei pazzi allora, perchè magari 3 volte la settimana venivano in città per frequentare i loro amici. Mai però mi avevano accennato ad una realtà così dura come quella che io stesso ho riscontrato.
Non mi è difficile provare la solitudine che, for' anche ridendo per sdrammatizzare, mi avevano confidato. Ora sento di potervi dire che sono più vicino a voi e a quella velata tristezza che traspariva dai vostri occhi. Scusatemi se non vi ho creduto e magari sono risultato un poco insensibile.
Non posso ahimè dilungarmi oltre, ma sen' altro mi piacerebbe inoltrarLe 4 richieste:
1) Ai giovani gay della zona, perchè trovino la forza e la sensatezza di creare un proprio gruppo gay o comunque un riferimento locale, considerando che le amicizie nascono e si coltivano meglio frequentandosi assiduamente, cosa indubbiamente difficile con una eccessiva lontananza tra i diretti inetressati.
2) Ai loro coetanei etero in particolar modo, ma anche alla popolazione della valle, perchè sappiano capire ' importanza di questa esigenza e si convincano che non sarebbe male accantonare una certa cattiveria. Se poi fossero anche in grado di aiutarli, avremmo allora qualcosa di ancora più grande: non di rado infatti capita che il nostro amico ci nasconde la sua reale identità sessuale, perchè ha vergona di confessarsi o di essere emarginano o messo in ridicolo. ' vero che non sempre uno se accorge, ma anche quando capita si preferisce ignorare o fingere. Dobbiamo sapere essere dei veri amici nel concreto, capirci ed aiutarci quando occorre. Non ha alcuna utilità operare diversamente e forse meravigliarsi quando persone a noi vicine ci regalano delle sorprese, magari spiacevoli, perchè non hanno saputo reggere il dolore ed il peso di una condizione non adeguatamente condivisa e compresa.
3) Alle Istituzioni locali, perchè non continuino a fingere che certe realtà non esistano quando al contrario si stanno fortemente consolidando pure su di un piano prettamente giuridico, anche grazie alle recenti iniziative di sui sopra, attuate o prospettate. ' destituito di qualsiasi fondamento il chiamarsi fuori perchè si è gente di provincia e delegare dunque alla città ' aiuto e le attenzioni che questi ragazzi meritano, perchè nostri concittadini a tutti gli effetti. Hanno bisogno di manifestare la propria dimensione affettiva e sociale e ' indifferenza o ' incomprensione trasversale favoriscono situazioni difficili in ambito soprattutto personale, ma anche famigliare. Certo, sappiamo tutti che al' uopo esistono le canoniche strutture sanitarie, ma ad esse molto spesso ci si arriva troppo tardi e neppure è scontato che ci si arrivi purtroppo. Resta comunque il fatto che una sorte di prevenzione avrebbe maggiore senso: difatti si chiede aiuto perchè già si è consolidato un certo disagio, si è emarginati ed incompresi da chi, seppure preposto, non ha sensibilizzato nessuno, genitori e popolazione in generale, su tematiche che è lecito dimandarsi quante volte e se mai siano state dibattute in Valchiavenna.
4) A lei direttore di VAOL, chiedo espressamente e con vigore di pubblicare integralmente la qui presente, non fos' altro per esercitare al meglio il Suo prezioso ruolo di giornalista, ovvero riportare situazioni e destare almeno qualche interrogativo ponendo degli argomenti di possibile discussione, per alcuni anche scomodi, ma che è ingiusto evitare o trattare banalmente. Lo dobbiamo per cominciare a coloro che sono già in difficoltà e non meritano un ulteriore torto: sono i giovani gay della Valchiavenna, che esistono, non possiamo arrenderci al' evidenza. Ma che sembrano spesso dei fantasmi, perchè lo vogliono, ma pure e fondamentalmente perchè sono costretti ad esserlo. Hanno paura di dichiararsi e mentono a tutti i loro valligiani, giorno dopo giorno, anche soffrendo. Condannati a migrare per sempre in qualche metropoli, in Italia o al' estero, o comunque a fare il "pendolare" tra Chiavenna e Milano, per potersi sentire un essere sociale libero con gente c' è anc' essa gay. Non per ghettizzarsi, ma perchè diviene comprensibile la forte esigenza di togliersi una maschera portata per tutta u' intera settimana. Perchè non è affatto ragionevole negarsi il bisogno di appagare un amicizia o dei propri sentimenti che possono essere avvertiti verso qualcuno dello stesso sesso. Le sono grato per la sua attenzione e spero di poter regalato un pò di gioia e serenità a tutti i gay della Valchiavenna.
Saluti, Robert