Da una recente ricerca su un campione di circa 300 studenti delle scuole superiori romane sono emersi alcuni aspetti interessanti e per alcuni versi inaspettati.
Circa la metà dei ragazzi e i due terzi delle ragazze considera l’omosessualità come una delle possibili scelte sessuali. E’ tuttavia considerata una perversione da una minoranza non trascurabile dei ragazzi (circa il 20%, contro meno del 6% delle ragazze), i quali nelle loro risposte libere hanno spesso espresso in modo particolarmente omofobico il proprio pensiero (“E’ perversione e andare contro natura”; “Una malattia perversa”; “E’ una cosa inumana e oscena e se fossi preso da tali sintomi mi toglierei la vita”; ecc.).
La maggior parte degli intervistati ritiene che l’omosessualità derivi essenzialmente da predisposizione naturale e circa la metà giudica determinanti i fattori ambientali (famiglia, scuola, ecc.). Non vengono invece considerate rilevanti l’insicurezza verso l’altro sesso e le prime esperienze sessuali.
Riguardo la percezione dei problemi e dei rischi connessi con l’omosessualità, quasi tutti gli intervistati riconoscono che un omosessuale è più soggetto degli altri ad essere schernito o deriso, a subire violenze o aggressioni fisiche e verbali e a sentirsi emarginato.
Questi dati appaiono sostanzialmente in linea con i risultati delle numerose ricerche effettuate a livello internazionale, le quali evidenziano anche un maggior rischio per gli omosessuali di esposizione a problemi emotivi come ansia, tristezza o depressione e ad una propensione al suicidio drammaticamente superiore alla media.
In merito all’accettabilità sociale, i risultati evidenziano una forte asimmetria nel pensiero dei ragazzi, oltre la metà dei quali ritiene maggiormente accettabile l’omosessualità femminile, mentre solo in minima parte ritiene più accettabile quella maschile. Anche questo dato può essere considerato un significativo indicatore di omofobia internalizzata attribuibile soprattutto ai ragazzi.
Dall’esame delle risposte libere degli intervistati, emerge che i motivi di non accettazione sociale si concentrano soprattutto nel rifiuto e nella paura del “diverso”, nei pregiudizi e negli stereotipi sociali. Solo una minima parte dei commenti fa riferimento a uno stato di malattia o di perversione.
Questi dati appaiono particolarmente significativi perché indicano chiaramente quali strade sia possibile percorrere per tentare di abbattere il muro di omofobia che isola la minoranza omosessuale: la conoscenza e la valorizzazione delle diversità e il superamento dei pregiudizi e degli stereotipi sociali. Obiettivi, questi, strettamente correlati, che confermano e rafforzano la scelta di rendersi socialmente visibili (e non necessariamente solo in modo trasgressivo) operata dalle comunità e dalle organizzazioni GLBT e, soprattutto negli ultimi tempi, anche dai singoli.
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