“Fino a ieri ci siamo affidati alla ragionevolezza, avanzando una proposta civile e umana come quella delle unioni civili. Oggi dobbiamo avere il coraggio di percorrere la strada della giustizia, chiedendo che anche l’Italia rimuova il divieto per gay e lesbiche di sposarsi con la persona che amano, come già Canada, Olanda, Belgio, Spagna e Repubblica del Sud Africa”.
12 maggio 2007: il XII Congresso Arcigay ha fatto tappa in Piazza Duomo
Lo dice Aurelio Mancuso in conclusione del 12° congresso nazionale di Arcigay, che lo ha appena eletto nuovo presidente di quella che, con i suoi 180mila iscritti, è la maggiore associazione omosessuale italiana. Mancuso, 44 anni, fino a ieri segretario nazionale di Arcigay, prende il posto di Sergio Lo Giudice, al quale il congresso ha riconosciuto, come già a Franco Grillini, il titolo di presidente onorario.
“Arcigay oggi intraprende un nuovo cammino che, tenendo conto della propria storia, intende valorizzare l’associazione come soggetto politico e sociale, rete sindacale autonoma, distante e distinta dai partiti” ha spiegato Mancuso. Il primo grande appuntamento sarà a Roma il prossimo 16 giugno per la manifestazione nazionale del gay-pride cui aderisce l’intero movimento italiano lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali).
L’assemblea congressuale ha anche eletto il nuovo segretario nazionale, seconda carica associativa, e il consiglio nazionale, cioè il parlamentino dell’organizzazione, che rappresenta il principale organismo decisionale tra un congresso e l’altro. Il primo incarico è stato assegnato a Riccardo Gottardi, 30 anni, attuale presidente dell’associazione europea per la parità di diritti di gay e lesbiche, Ilga Europe. Il consiglio nazionale è stato ampliato, coerentemente con la crescita di Arcigay negli ultimi anni, da 60 a 80 componenti, rappresentativi dell’articolazione territoriale e delle diverse sensibilità politiche dell’associazione.
L’elezione di Mancuso e Gottardi è stata accompagnata dall’approvazione di una mozione congressuale unitaria, elaborata a partire da due mozioni contrapposte che si sono fronteggiate nei due mesi di dibattito pre-congressuale negli organismi locali dell’associazione.
L’associazione ha inoltre voluto rafforzare la propria autonomia politica stabilendo, per statuto, che presidente e segretario nazionali non possano ricoprire cariche pubbliche, partitiche o sindacali. Tra i vari ordini del giorno approvati, anche quello che annuncia la richiesta di adesione a Libera, il network delle associazioni italiane che si battono contro la Mafia.
Ai lavori del congresso, che col titolo “Siamo famiglie: pari dignità, pari diritti” si è svolto a Milano tra l’11 e il 13 maggio, hanno preso parte circa 200 delegati, in rappresentanza di 180mila iscritti, raccolti in oltre 100 sedi locali (43 comitati provinciali e 65 associazioni affiliate), e in 6 coordinamenti regionali, distribuiti in 48 province di 18 regioni italiane. Il dibatto pre-congressuale nelle sedi territoriali del'associazione si è tenuto tra marzo e aprile e ha coinvolto migliaia di soci.
Il congresso si è ufficialmente chiuso attorno alle ore 15:25 di oggi.