Assolta l’insegnante che aveva punito l’alunno bullo

  
Cartelli in favore dell'insegnante davanti al Tribunale

Cartelli in favore dell'insegnante davanti al Tribunale

PALERMO – "Far scrivere cento volte al'alunno Sono un deficiente non è una punizione umiliante, anzi: è un mezzo pedagogico del tutto lecito". Il Tribunale di Palermo ha assolto perché "il fatto non sussiste" 'insegnante di Lettere che punì un allievo della scuola media colpevole di aver dato del'omosessuale a un compagno di classe.

"Ho fatto solo il mio dovere", si era difesa la professoressa ma il pm era convinto che la sua scelta fosse stata "sproporzionata", tanto che aveva proposto al giudice per le indagini preliminari di condannare 'insegnante a due mesi di reclusione. Il Tribunale però ha espresso un giudizio diametralmente opposto: in tredici pagine di motivazioni, il giudice ha spiegato e ripetuto che 'azione della docente "era improntata al'esigenza di rieducare".

I fatti risalgono al'inizio del'anno scolastico, quando il ragazzo che frequenta una media nel centro di Palermo, impedisce al suo compagno di entrare nei bagni riservati ai maschi: "Non sono per te questi gabinetti", gli aveva detto. "Tu sei una femminuccia, un gay". Un comportamento che il giudice non ha avuto remore a definire "lesivo della sensibilità del compagno di classe", giustamente punito "per evitare che la convinzione di agire impunemente lo portasse ad una progressiva assunzione di comportamenti antisociali".

Una sentenza lunga, dettagliata, che il giudice ha impegato 35 minuti per leggere in aula davanti al pm e agli avvocati di parte civile e di difesa. La professoressa non 'era, ma al suo legale ha lasciato solo un commento laconico: "Mi viene da piangere". Fuori dal Tribunale, una decina di persone appartenenti ad associazioni gay ma anche semplici cittadini, hanno manifestato mostrando cartelli di protesta. "Padre e madre – hano scritto i manifestanti su un volantino – anziché essere complici del figlio in questa ingiusta persecuzione nei confronti di una brava insegnate, avrebbero dovuto, loro per primi, condannare la propensione del ragazzo ad insultare chi è diverso da lui, o chi gli appare diverso da lui".


  •