Va bene così!

  

C’è qualcosa nella tua vita più importante della tua famiglia? Se nella vita non ci difendono innanzitutto i nostri genitori, chi ci difenderà?

Dal 15 giugno sono affissi nella città di Bologna manifesti con quattro differenti messaggi legati all’accettazione di parenti con orientamento omosessuale. Perché alcuni rapporti vale la pena viverli in modo autentico. Ecco allora che Agedo, in collaborazione con una squadra di studiosi italiani che si occupano di queste tematiche – tra cui Laura Borghi (Università di Parma) e Luca Pietrantoni (Università di Bologna) — promuove la campagna di consapevolezza “Va bene così”. Obiettivo: incoraggiare le famiglie alla comprensione dei loro familiari omosessuali.

La campagna avviata a Bologna assume un respiro nazionale grazie alla realizzazione di un sito internet dedicato: www.vabenecosi.org Qui leggiamo storie di persone che hanno saputo dell’omosessualità di un loro familiare e hanno deciso di condividere le loro emozioni online. A volte hanno provato dispiacere, vergogna, senso di colpa, imbarazzo, ma nella maggior parte dei casi ha prevalso l’affetto.

Pasquale Quaranta e la sua famiglia

Pasquale Quaranta e la sua famiglia

Dice di Marco suo fratello: «Quando mi ha detto di essere gay, non è stata una sorpresa. Ho apprezzato però il suo coraggio, la sua sincerità. Sa che la sua famiglia gli è vicina. Fa il poliziotto perché vuole un mondo più giusto. Per tutti».

Segue la storia della mamma di Sonia: «Quando mia figlia mi ha detto di essere lesbica, mi è sembrata un’estranea. Poi ho capito che era sempre lei, nulla era cambiato. Ho imparato a conoscerla meglio e questo ci ha avvicinate. L’omofobia divide, l’affetto unisce».

Dice il fratello di Anna: «Siamo molto estroversi anche se non abbiamo gli stessi gusti in fatto di ragazze. Ho conosciuto la sua fidanzata con cui convive. Si vorrebbero sposare. Spero possano farlo presto in Italia come già accade nel resto d’Europa».

Nella nostra famiglia di origine riceviamo supporto materiale e affettivo. Il fatto che l’orientamento sessuale sia motivo di rottura di un sostegno importante, significa che dobbiamo fare qualcosa per cambiare la mentalità di questo Paese. Con questo auspicio, mia madre e mio padre hanno accettato di testimoniare insieme a me, e insieme alle altre famiglie ritratte nei manifesti realizzati, la bellezza di rapporti autentici che uno stupido pregiudizio non deve pregiudicare.

Con queste parole papà ricorda il mio coming out: «Quando mio figlio mi ha detto di essere gay, mi sono sentito crollare il mondo addosso. Pensavo che io e mia moglie avessimo sbagliato qualcosa. Poi ho capito che l’omosessualità non è né un problema né una scelta. Quando sento dai colleghi parole come frocio o ricchione, sto male. Ma adesso ho imparato a reagire».

La campagna, è facile immaginarlo, si intitola “Va bene così” perché in Italia, in realtà, le cose non vanno poi così bene. «Spesso – spiega Luca Pietrantoni – si pensa alle dichiarazioni offensive di colleghi o conoscenti o a volte di esponenti politici veicolate dai mezzi di comunicazione di massa, nei confronti di gay e lesbiche, ma raramente si mettono in conto i sentimenti che queste dichiarazioni suscitano nei loro familiari; ques'ultimi sono spesso combattuti nella scelta di dover decidere se esporsi e prendere apertamente posizione, o restare in silenzio e continuare a subire le battute antigay di colleghi, o di semplici conoscenti».

La campagna “Va bene così” è stata finanziata grazie al'apporto di donazioni private di famiglie di Bologna. Scopri come sostenere l’iniziativa visitando il sito:

http://www.vabenecosi.org/a_agedo/index.asp


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