Vittorio Sgarbi – Assessore alla cultura di Milano
(ANSA) – MILANO, 14 LUG – Traslocher' in u'altra citt', forse Napoli o Torino o Firenze la mostra'Arte e omosessualit', che ieri ha subito dal Comune di Milano la censura di una decina di opere.
Il sindaco Letizia Moratti, protesta il presidente nazionale del'Arcigay, Aurelio Mancuso,'si ' trasformato in un giudice del'inquisizion'.
Polemiche anche contro 'assessore ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, che luned' scorso ha presentato la mostra e ieri ne ha annunciato la chiusura:'Si diverte a tirare il sasso e poi nascondere la man', dice 'ex consigliere comunale, Davide'Atom' Tinelli presente insieme ad altri esponenti del centrosinistra.
Da "Liberazione" di Valerio Venturi
Alla fine "Vade retro" non si farà. Arcigay: come in Iran
Sgarbi non accetta il ricatto
La mostra milanese Vade retro. Arte e omosessualità in mostra a Milano non va avanti. Il suo destino è nel titolo. Doveva essere inaugurata il 4 luglio, ma in realtà non ha mai aperto: i battenti del Palazzo della Ragione, che doveva essere sede del'happening, restano chiusi. Oggi Arcigay farà una conferenza stampa sul caso insieme agli artisti milanesi e ai curatori della mostra – dichiara il presidente nazionale Aurelio Mancuso. «Su Milano è calata la Fatwa. Grave che non ci siano reazioni indignate».
«' 'ennesimo segno del'oscurantismo dei nostri tempi – dice Saverio Aversa, responsabile Prc diritti e culture delle differenze – che colpisce e considera peccato ogni forma di sessualità non ricondotta al familismo. ' una censura degna del Medioevo, anzi peggio visto che nella pittura medievale il nudo era ben presente. ' grave che 'amministrazione di una grande città come Milano operi questa censura. Si impedisce così 'espressione della sessualità attraverso 'arte».
Sgarbi, da parte sua, assessore alla cultura della giunta morattiana, ce 'ha messa tutta. Sbotta. «I capi delegazione riuniti nel convento delle Carmelitane con suor Letizia hanno dettato le regole». La sindaca avrebbe voluto persino togliere più di dieci opere, quelle «più controverse».
Neanche 'intervento del deus ex machina , il cavaliere Berlusconi, è servito a qualcosa. Il suggerimento era quello di togliere u'opera, «per dare un segnale che evoca la pietà di Michelangelo». Ma non 'è stato nulla da fare, e 'esposizione è stata annullata. Si farà, ma altrove. Il clima culturale a Milano è quello che è.
Rivela Sgarbi: «Ho chiesto a Pomodoro di ospitare u'opera censurata nel suo spazio. La risposta è stata no, perché non condivide la mostra. Un atteggiamento pericoloso. ' grave che un artista censuri un altro artista. Sul mio tavolo da assessore 'è una delibera per dare 40mila euro alla fondazione Pomodoro, potevo non firmarla, ma la firmerò perché esponga quello che ritiene lecito, sottolineando la vergogna di non ospitare ciò che non ritiene lecito».
'assessore, in effetti, è decisamente eccentrico e "liberal" rispetto alla giunta di cui fa parte. Ed in questa mostra ci credeva sinceramente. 'aveva presentata in giugno come il fiore al'occhiello della programmazione degli eventi estivi artistici dela città: madrina designata, Vladimir Luxuria. «Parte da qui la nostra marcia su Roma», aveva detto il critico in clima di rivincita anti-veltroniana. In un certo senso ci aveva pure azzeccato. Almeno nel riferimento culturale, quello della marcia su Roma-capitale: alcuni suoi compagni di giunta gli avrebbero piacevolmente camminato sopra forse già quando il progetto di Vade retro era in progetto. Tra questi Prosperini (An), che qui a Milano opera: è il politico famoso per aver dichiarato che i gay andrebbero garrottati. Tra i difensori della morale anche la Maiolo, assessore ai servizi sociali: «Sono laureata in storia del'arte e amo 'arte. Ma preferisco rimanere nei miei canoni tradizionali dove i santi sono santi e 'omosessualità è u'altra cosa». Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega hanno seguito a ruota durante la vicenda, solo La Russa ha fatto eccezione.
Sgarbi si è districato nella matassa, «se non si fa scandalo non 'è comunicazione, sono un assessore alla propaganda incarnato in assessore alla cultura». Vittorio il pubblicitario ha fatto la parte del discolo, ma non 'è nessun lupo cattivo, nella storia, che lo vuole mangiare. Sembra tutto risolto, ma quando viene accettata la tematica si fa fuoco sulle opere. In particolare su tre, ritenute offensive del pudore: quella del Papa seminudo e in reggicalze, quella del'ermafrodita a gambe aperte e quella di Sircana in auto vicino al trans, trasfigurato in Cristo dal'autore del "fotoritocco" artistico.
Alla fine 'amministrazione Moratti decide. Meglio cancellarla del tutto, questa mostra. E intanto Sgarbi viene criticato anche per i writer cittadini che hanno danneggiato una scultura di Botero: il critico ha la colpa di averli sdoganati, insieme al Leoncavallo, dicono.
'editore del catalogo, Electa, non si dispera: 'originale è ricercatissimo, e comunque la mostra verrà ripetuta. Per loro, the show must go on. Anche per Milano, che colleziona 'ennesima brutta figura. La città dal cuore in mano, che ha una classe politica che non ama i gay, oggi si scopre ancora una volta piccola che più piccola non si può.