La notizia dello stop arrivato ieri in Commissione consigliare "Affari generali e bilancio" della Regione Emilia-Romagna è un pessimo segnale, che conferma quanto il movimento omosessuale italiano va sostenendo da tempo: sul’altare del’unione riformista tra cattolici e post-comunisti verranno sacrificati quei diritti sociali e individuali che sono la misura del grado di civiltà di un paese e che da anni la Comunità Europea ci chiede di approvare.
"La questione fondamentale è che non si può accettare che ci sia chi ‘arroga il diritto, come fa il diellino Richetti a nome della Margherita, di definire cosa è e cosa non è una famiglia da tutelare", afferma Francesco Baldini, presidente di Arcigay Il Cassero, che continua: "Dicano i DS se intendono tutelare tutte le coppie, quelle sposate e quelle di fatto, quelle etero e quelle omosessuali. La si smetta di nascondersi dietro rinvii pretestuosi. Il grande Pride nazionale che ‘anno prossimo si terrà a Bologna sarà la più grande e plateale manifestazione del’insoddisfazione degli elettori e delle elettrici omosessuali nei confronti della politica codina, incapace di essere a favore del’uguaglianza".
Per il coordinatore di Arcigay Emilia-Romagna, Flavio Romani, "Bisogna sostenere politicamente chi in Regione e in Consiglio si sta mobilitando per far approvare il PDL sul’ "armonizzazione della legislazione regionale sui diritti dei cittadini", come i consiglieri Zanca e Nanni. ‘ ugualmente nel’interesse di tutti i cittadini emiliano-romagnoli essere a conoscenza del fatto che forze conservatrici e travestite da cattoliche usano il tema dei diritti civili per occupare spazi di potere. Chiediamo che il PDL sia rapidamente approvato e che la Regione Emilia-Romagna segua ‘esempio delle amministrazioni della Toscana, del Piemonte e della Puglia".
Il tema è al’ordine del giorno del’agenda politica regionale e italiana. Per il presidente nazionale di Arcigay Aurelio Mancuso: "La richiesta di rinvio e di approfondimento del progetto di legge Zanca, è un escamotage per affossare ‘approvazione di un provvedimento che finalmente, anche in Emilia-Romagna riconoscerebbe i nostri progetti affettivi e ‘amore, che non sono inferiori a quelli di altri. ‘ corretto che il testo al’esame citi legge anagrafica, che da tempo include tutte le forme familiari, anche quelle nate fuori dal matrimonio eterosessuale. Ricordo ai consiglieri regionali del futuro PD, che già altre regioni hanno approvato leggi dove sono incluse tutte le formazioni familiari, mentre le prese di posizione emerse in questi giorni sono frutto di un retaggio culturale anti-storico e che intende opporre un pensiero unico ad una società civile che è già da u’altra parte. ‘ evidente nelle parole di molti esponenti del centro sinistra un intento discriminatorio, cui sapremo rispondere con fermezza, perché questa Regione, per molti decenni al’avanguardia nelle battaglie per i diritti sociali e civili, sta pericolosamente precipitando nel’oscurantismo clericale".
Avuta notizia dello stop del Consiglio regionale emiliano-romagnolo, il coordinatore di Arcigay Toscana Bert ‘Arragon commenta: "Lo statuto della Regione Toscana del 2004 prevede al’art. 4 oltre alla tutela e valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio anche il riconoscimento delle altre forme di convivenza: in questo modo non è stato tolto niente a nessuno, ma si è voluto tutelare anche quelle forme diverse di convivenza che la nostra società sviluppa e che non possono essere ignorate, altrimenti si rischia di non governarla più. ‘estensione dei diritti in Toscana ha portato a quadri normativi ed azioni molto positive in termini di lotta alle discriminazioni delle minoranze sessuali, aiutando a garantire una stabilità sociale che forse oggi è ancora più importante di ieri".