Come comunità omosessuale avremmo tanto bisogno di un Ministro delle Pari Opportunità che sia al corrente del ruolo che ricopre. Che abbia perlomeno dato una lettura, anche veloce, dei Trattati e delle Direttive europee.
Invece, dalle prime uscite ufficiali come ministro di Mara Carfagna abbiamo sempre più l’impressione che non sappia dove si trova. Ci chiediamo come faccia a sostenere il ministro che non esistono discriminazioni sui luoghi di lavoro per le persone omosessuali? Saremmo tanto curiosi di sapere quali sono i gay che la Carfagna dice di conoscere e in quale mondo ella vive, perché ci pare che abbia una percezione della realtà del tutto distorta.
Le persone lgbt in carne ed ossa soffrono e lottano molto più delle persone etero per portare avanti il loro amore e a volte sono costrette e nascondere il loro orientamento sessuale, in famiglia, a scuola, al proprio datore di lavoro. E’ disumano affermare che non si voglia alcun tipo di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali: evidentemente la Carfagna non sa quante siano i drammi vissuti in questi anni dalle persone che non possono dare una prospettiva, una dignità ai loro rapporti d’amore.
Se a questo assommiamo la fiera negazione del patrocinio al Pride nazionale di Bologna del 28 giugno, la Carfagna invece che un ministro della Repubblica, sembra aver assunto il ruolo della matrigna di Cenerentola.
Un ministro non si occupa dei singoli casi di discriminazione, per questo ci sono gli avvocati e gli ottimi sportelli della Cgil che da anni collaborano con Arcigay e le altre associazioni lgbt. A lei chiediamo di assumersi il compito e la responsabilità di scrivere una legge perché tutte le discriminazioni, quindi anche quelle contro le donne, siano evitate. Quando il ministro avrà tempo potrà, in questo senso, leggersi gli atti parlamentari della scorsa legislatura ed apprendere che proposte del genere erano state avanzate dal precedente governo ed erano in discussione nelle competenti commissioni.
Ristabiliamo, infine, la verità: sono 14 gli omicidi di persone lgbt e in due anni sono 50 sono gli atti gravi di violenza denunciati. Migliaia inoltre sono gli episodi di discriminazione subiti dalle persone lgbt, che non emergono perché milioni di gay e lesbiche sono costretti alla clandestinità sociale, in assenza di quelle leggi di tutela e di riconoscimento ormai in vigore in tutta Europa.
Siccome ci teniamo che il ministro Mara Carfagna possa emanciparsi dal ruolo di matrigna, le chiediamo ufficialmente di incontrarci affinché possa distaccarsi dal mondo delle favole e ritornare tra i comuni mortali, che hanno bisogno di risposte concrete, non di consunte e provocatorie esternazioni sui giornali.
Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay
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Comunicato stampa Arcigay – 17 maggio 2008
CARFAGNA. SAREMO SOBRI COME IN UNA SFILATA DI MISS ITALIA
Siamo d’accordo con la neo ministra della Pari Opportunità Mara Carfagna quando dice che le discriminazioni vanno contrastate in una società moderna ed accogliamo altresì il suo invito alla sobrietà. Infatti prendiamo l’impegno a sfilare a tutti i Pride come se fossimo su una passerella di Miss Italia.
Per quanto ci riguarda non abbiamo nulla in contrario al concorso di bellezza, anche se esiste un ostentazione del corpo femminile, ma invitiamo il ministro ad occuparsi delle tante e tante discriminazioni che realmente esistono nel nostro paese. La Carfagna non dovrebbe ignorare, o mettere la polvere sotto il tappeto (pardon la passerella), di quali e quanti siano gli atti di omofobia di casa nostra per sostenere poi che in Italia tutto va bene.
Siamo comunque in fiduciosa attesa del commento del ministro, dopo che avrà visto la sfilata del Pride, cosi potrà mostrare il lato B delle sue idee.
Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay