Viviamo una stagione difficile come gay lesbiche e trans italiani. Quando tutta Europa sembra andare nella direzione dell’affermazione dei diritti di eguaglianza e possibilità, l’Italia resta ferma sulle posizioni che aveva 50 anni fa. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fallimento della politica, non possiamo tacere di fronte al servilismo della politica nei confronti della Chiesa, non possiamo non lottare per i diritti che ci spettano e per quelli conquistati che vorrebbero toglierci.
Il Pride è il più importante momento politico per i movimento LGBT di tutto il mondo. E’ il momento in cui si ricorda la lotta contro la sopraffazione, contro l’intolleranza, in cui si scende in piazza a rivendicare i propri diritti, mettendoci la faccia. Una manifestazione politica aperta a tutte e tutti coloro che si riconoscono, che vogliono portare un contributo nelle forme e nei modi che preferiscono. Ecco perché spesso vediamo piume di struzzo, tacchi a spillo e paillettes, perché ognuno è libero, almeno per un giorno di non essere come la società lo vuole, ma di essere se stesso, senza gabbie e pregiudizi. Ma poi ci sono anche le famiglie (tutte la famiglie), ci sono i gay, le lesbiche e i/le trans che vivono in questo paese, ci sono i curiosi e quelli che non sapevano che fare quel giorno.
In tanti anni di battaglie in questo paese abbiamo ottenuto ben poco a livello legislativo, ma tanto a livello culturale. Questa società è migliore di com’era 50 anni fa, anche se la politica questo non lo capisce. E queste aperture sono arrivate anche dai luoghi e dalla gente che ha visto il Pride nella propria città, riuscendo a comprendere che non esiste scandalo, non esiste peccato, non esiste l’Altro da temere o condannare, esiste solo una moltitudine di possibilità di vivere se stessi nel rispetto degli altri e del mondo.
Ecco perché un Pride a Biella. Una manifestazione che non vuole essere un’invasione della città, ma una possibilità di parlare anche delle persone LGBT, di affrontare temi di importante attualità, di trovare legami e collaborazioni con la società civile, con le associazioni, col movimento delle donne.
Questa è la realtà: che per quante lotte potremmo fare in Parlamento non avremo vinto fino a quando anche il gay, la lesbica, il e la trans che vive nell’ultima provincia italiana non potrà essere liber* di vivere alla luce del sole la propria identità e affettività, senza paura della discriminazione, del licenziamento, del mobbing, degli insulti e dell’isolamento. Solo allora forse potremmo smettere di lottare.
Per tutte queste ragioni chiediamo alle associazioni LGBT italiane di aderire al Biella Pride, in modo formale o, quando sia possibile, con una partecipazione fattiva alla giornata del 14 giugno 2008, che è e resta un Pride regionale, pensato e costruito col Coordinamento TorinoPride, e che non vuole essere in alcun modo concorrenziale col il Pride nazionale di Bologna.
Grazie.
Il Coordinamento BiellaPride