Carfagna, pronti al dialogo

  

Mentre siamo impegnati nella riuscita dei Pride cittadini di Milano e Roma sabato 7 giugno, il ministro Mara Carfagna è ritornata, con una dichiarazione, sulla questione del negato patrocinio al Pride nazionale di Bologna del 28 giugno.

Ribadiamo ancora una volta che la richiesta riguardava le manifestazioni culturali e non il corteo e, in questo senso, non è vero che l’ex ministro Barbara Pollastrini si sia comportata allo stesso modo.

Ma andando alla sostanza delle parole del neo ministro, che ha annunciato tra l’altro lo studio e la presentazione in tempi rapidi di una normativa che si occupi dei reati d’odio contro le persone gay e lesbiche, la sua apertura a noi non può fare altro che piacere.

Stiamo ora in attesa di capire come verrà formulato questo studio e se, in qualità di associazione che si occupa della difesa e della promozione dei diritti dei gay e delle lesbiche, verremo ascoltati rispetto alla stesura di questo studio. Abituati e disillusi come siamo stati da diversi governi rispetto agli annunci che poi si sono dissolti nelle Aule parlamentari, manteniamo una motivata diffidenza, che speriamo possa essere fugata dai fatti.

Intanto registriamo positivamente l’approvazione definitiva del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59 recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, che modifica le norme antidiscriminatorie sul posto di lavoro, si prefigura come un atto importante.

Con il D.Lgs. 9 luglio 2003, n. 216, l’allora governo Berlusconi (in attuazione della direttiva 2000/78/CE) poneva una disciplina contro gli atti o comportamenti di discriminazione sul lavoro (discriminazione diretta o indiretta, a causa della religione, delle convinzioni personali, degli handicap, dell’età o dell’orientamento sessuale). Arcigay denunciò fin da subito la palese violazione della direttiva in quanto, la soluzione adottata dal Governo, rendeva di fatto inapplicabili le tutele sancite a livello europeo. La Commissione Europea provvedeva quindi con la "Messa in mora nell’ambito della procedura di infrazione n. 2006/2441" ad intimare all’Italia di provvedere a correggere il decreto. Ora, il nuovo governo Berlusconi, in occasione della conversione del decreto legge (in scadenza l’8 giugno) ha provveduto ad inserire alcune norme correttive che registriamo con soddisfazione.

Le modifiche, infatti, anche se non esaustive e con evidenti lacune, stabiliscono finalmente il principio che l’onere della prova della discriminazione non sia più a carico della vittima, ma di chi ha discriminato. Questo rivolgimento, già pacifico nella Direttiva europea, consente finalmente ai gay e alle lesbiche di poter concretamente utilizzare questo strumento. E’ inoltre importante che sia stato previsto che le associazioni, che per funzione e ruolo possono essere interessate, possano costituirsi in giudizio. Infine, è importante che sia stata cancellata l’eccezione di discriminazione per gli appartenenti alle forze armate.

Purtroppo il nuovo testo non consente l’utilizzo delle presunzioni statistiche al fine di dimostrare l’esistenza di comportamenti discriminatori: lacuna, che peserà sulle spalle dei lavoratori discriminati.

Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay


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