Un tribunale turco ha deciso il 29 maggio 2008 la chiusura dell’unica associazione per i diritti degli omosessuali esistente in Turchia dopo che il pubblico ministero aveva sostenuto che l’organizzazione aveva violato le leggi sulla protezione della famiglia e sulla moralità pubblica. Lo ha riferito l’agenzia Anadolu precisando che il verdetto è stato emesso da un tribunale del quartiere di Beyglou, nel centro di Istanbul, nei confronti del gruppo LambdaIstanbul, fondato nel 1993, noto anche per l’organizzazione dell’annuale Gay Pride di Istanbul.
Altre volte in passato c’erano state minacce di chiusura delle associazioni gay o tentativi di bloccare eventi o manifestazioni, ma l’ultimo tentativo del Governo di Istanbul è stato quello di appellarsi all’Alta Corte di Giustizia che oggi ha accettato la richiesta di procedura contro l’associazione.
Tre anni fa il vicegovernatore di Ankara aveva chiesto la chiusura di un’altra associazione, Kaos, cui aderivano gli omosessuali di sesso maschile e femminile residenti nella capitale turca, invocando l’applicazione di una norma che proibisce le associazioni "contrarie alla legge ed alla morale". Ma il procuratore di Ankara aveva respinto la richiesta.
A differenza degli altri Paesi musulmani, in Turchia l’omosessualità non è un reato, ma è circondata da una diffusa riprovazione sociale con l’eccezione dei quartieri europei di Istanbul, dove esistono vari luoghi di ritrovo riservati agli omosessuali, senza che ciò susciti scandalo. Non esistono comunque leggi per la protezione degli omosessuali dalla discriminazione.