Cronaca di un matrimonio a L’Aquila

  

L’AQUILA. Avrebbero dovuto essere almeno una decina, ma alla fine soltanto due coppie gay-lesbiche hanno deciso di andare fino in fondo e di celebrare all’Aquila il loro “matrimonio”. Una cerimonia simbolica, ma con tanto di scambio degli anelli e distribuzione di confetti color lilla.

A fare da sfondo alla cerimonia – promossa da Arcigay “Consoli”, Arcilesbica “Amazzoni”, dal gruppo regionale dei Verdi e da Stargayte – il castello cinquecentesco e il suo parco. Un luogo “simbolo”, visto che ospita il piazzale intitolato al giurista e latinista Karl Heinrich Ulrichs, a cui si deve la nascita del primo movimento omosessuale in Germania, sepolto nel cimitero aquilano.

Ad unirsi in matrimonio una coppia gay, formata da Emiliano ed Eracle, e una lesbica costituita dall’aquilana Carla Liberatore, (presidente di Arcigay L’Aquila e organizzatrice dell’evento) e dalla sua compagna Barbara Torselli (Fondazione Massimo Consoli).

«Sposiamo la libertà di tutte e di tutti». Così il cartello esposto dalle due coppie “sposate” davanti a circa 200 persone, tra parenti, amici, testimoni, curiosi, giornalisti (tra loro anche le troupe di Sky, ApCom e Rai) e forze dell’ordine presenti in gran numero, anche con agenti antisommossa. Una presenza, la loro, discreta, tanto più che la “festa” si è svolta senza problemi. I due matrimoni, prima quello lesbo e poi l’altro, sono stati celebrati in cinque minuti (da un ragazzo e una ragazza) con la lettura di un brano tratto da un opuscolo dal titolo «Il messaggio di Silo», dello scrittore Mario Rodriguez Cobos. Poi lo scambio degli anelli e un appassionato bacio tra gli applausi dei presenti. Alla fine confetti per tutti, bianchi e lilla.

I matrimoni annunciati erano certamente più di due, ma la presenza delle telecamere (inizialmente contestata dagli organizzatori che, pure, si sono spesi molto per pubblicizzare l’evento) ha finito per provocare qualche rinuncia. «Un’iniziativa che va replicata in tutta Italia» ha commentato soddisfatto il presidente onorario dell’Arcigay, Franco Grillini, «tanto più in un momento come questo in cui abbiamo un Parlamento “sordo” e legislatori incapaci di assumere decisioni in linea con quanto sancito dalla Carta dei Diritti contenuta nel Trattato di Lisbona. Una “carta” in cui si ribadisce che tutti i cittadini hanno diritto a farsi una famiglia. La questione omossessuale non sparisce con la destra al governo, perché non la si può cancellare come se fosse un gioco di prestigio. Molti paesi europei hanno già adottato norme che consentono alle coppie omosessuali di unirsi in matrimonio o di veder riconosciuta la loro unione».

In quanto alle polemiche sollevate dall’arcivescovo Giuseppe Molinari, Grillini ha tagliato corto: «Sappiamo delle preghiere del vescovo. Lui ha tutto il diritto di dire ciò che crede, ma la Chiesa non è proprietaria della moralità e degli stili di vita delle persone».
Al termine dell’iniziativa, chiusa con un banchetto, è stato ricordato il giornalista e scrittore Massimo Consoli, uno dei fondatori del movimento gay italiano. Fu lui a riscoprire la figura di Ulrichs e ad organizzare ogni fine agosto (quest’anno il 31) le visite sulla sua tomba.


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