Il Pride torna a Bologna dopo 13 anni

  

Bologna – A 13 anni di distanza dall’ultima volta che il corteo dell’orgoglio omosessuale ha sfilato sotto le due torri, torna a Bologna l’appuntamento nazionale con il Gay Pride. E torna, naturalmente, con il suo carico da novanta di polemiche, soltanto un poco attenuate dall’apertura del ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, che, pur non concedendo il patrocinio alla manifestazione, ha ammesso l’esistenza del problema dell’omofobia e ha annunciato lo studio e la presentazione in tempi rapidi di una normativa ad hoc.

In tutto 40 le iniziative in calendario che già dallo scorso mese stanno anticipando la manifestazione. Tanti i temi che all’ordine del giorno: l‘omofobia, la laicità, la libertà d’espressione, i matrimoni gay, il ruolo delle religioni nella sfera pubblica. Un corteo, quello che si snoderà sotto le due torri, "senza barriere", grazie alla presenza di un info-point a disposizione dei diversamente abili, grazie alla collaborazione con "Lgd – Abili di cuore", la rete nazionale composta da persone omo-bisessuali con disabilità e da persone interessate ai temi dell’omosessualità e della bisessualità.

Il 28 giugno, dunque, nella giornata dell’orgoglio LGBTQ, che commemora la rivolta di Stonewall (ossia gli scontri del 1969 fra gli omosessuali e la polizia a New York) concentramento ai Giardini Margherita, sfilata per le vie limitrofe al centro storico per approdare in piazza VIII Agosto. In realtà il Comune di Bologna aveva messo a disposizione Piazza Maggiore. Ma l’organizzazione del Pride ha declinato l’offerta perché, ha spiegato il presidente nazionale del M.I.T. (Movimento Identità Transgender), Marcella di Folco, "abbiamo preferito guardare alla sicurezza e dunque deciso per piazza VIII agosto che è più grande". Una manifestazione che, come è stato spiegato a Palazzo D’Accursio durante la presentazione, "è trasversale e si rivolge a tutta la città, all’insegna della vivacità intellettuale che accomuna i cittadini bolognesi ai cittadini del mondo". Bologna vedrà sfilare dunque lesbiche, gay, bisessuali e transgender con l’obiettivo dichiarato di "riaffermare con orgoglio la laicità dello Stato, la pari dignità e i pari diritti civili e sociali di tutti".

Di certo, "non sarà un rave", spiega Marcella di Folco, mentre Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay, osserva "non verranno rotte vetrine, sarà una manifestazione composta e gioiosa". Addirittura sui carri verranno posizionati raccoglitori per la raccolta differenziata. Nuova anche la comunicazione dell’evento, il cui segno grafico è stato affidato a Lorenzo "Q" Griffi che insieme all’illustratore Michele Soma ha immaginato una serie di testimonial: i "Puraido" dalla translitterazione in "katakana" della parola Pride che si ispira ai manga giapponesi.

La giornata dell’orgoglio gay porta con sé, come ogni anno, espressioni a sostegno e contrarie da parte dell’intero mondo politico. A Bologna, Silvia Noè, capogruppo dell’UDC in Emilia-Romagna e consigliere comunale chiarisce il suo punto di vista: "l’identità sessuale rientra nella sfera privata di ciascun individuo e queste provocazioni non fanno che ostacolare un sereno dibattito culturale che sia rispettoso di tutte le sensibilità, dando per altro una rappresentazione distorta del mondo che vorrebbero rappresentare". La casiniana invita dunque a "mettere da parte una volta per tutte le ipocrisie e le strumentalizzazioni" e rimarca come "l’opposizione a questo modello di Gay Pride non è mossa da alcuna intolleranza, ma è una questione di tutela del buon costume e di rispetto della sensibilità dei cittadini bolognesi".

Dopo l’UDC, anche la Lega Nord dell’Emilia-Romagna scende in campo contro la manifestazione. "Gli organizzatori del Gay Pride, che ora sbandierano con orgoglio la scelta di Bologna come sede della colorata manifestazione – domanda il capogruppo del Carroccio in Regione, Maurizio Parma – si sono per caso chiesti se Bologna e i bolognesi desiderano farsi carico dell’ennesima inutile provocazione?".
"Il capoluogo emiliano, ormai alle prese con enormi criticità, dovrà sopportare tutte le conseguenze di un’iniziativa discutibile che bloccherà il centro per un sabato intero, creando pesanti disagi a residenti e commercianti" prosegue Parma che non risparmia neanche il primo cittadino Sergio Cofferati.
"Sorprende – aggiunge infatti – l’indifferenza del sindaco Cofferati che, targando il corteo come una delle tante manifestazioni politiche, dice di non essere affatto preoccupato, rimpallando ogni responsabilità a questura e prefettura". "D’altronde – conclude il consigliere leghista – questo disinteresse per Bologna, Cofferati e la sua giunta ce lo dimostrano giorno dopo giorno".

E il sindaco Cofferati, commenta invece l’intesa raggiunta in seno al tavolo dell’Ordine pubblico e della sicurezza, riunitosi in Prefettura per definire le modalità del corteo dell’orgoglio omosessuale, e la giudica "una soluzione molto ragionevole e in grado di assicurare tutte le esigenze, sia quelle dei promotori del Gay Pride, sia quelle delle attività commerciali".

"Abbiamo concordato gli aspetti di massima del Gay Pride – riferisce il sindaco – con gli organizzatori ed i rappresentanti degli ambulanti della Piazzola. Nello specifico, il percorso prevede una partenza di un primo tratto di corteo, senza veicoli, alle 14.30 da piazza Ravegnana, sotto le due torri, che lungo via Castiglione e via Santo Stefano, raggiungerà i Giardini Margherita dove è previsto il raduno centrale. Da qui, alle 15.30, prenderà il via la sfilata con i carri, che percorrerà i viali di circonvallazione, via dei Mille e via Irnerio per concludersi in piazza VIII Agosto, dove sarà allestito il palcoscenico.


La piazza, che ogni week-end ospita il mercato settimanale, sarà liberata dagli ambulanti intorno alle 13
, "in tempo utile – spiega Cofferati – per consentire ad Hera di pulire la zona" e quindi per lasciare spazio alla festa gay. La sera prima, invece, in piazza Maggiore ci sarà una proiezione cinematografica che sarà inserita nel cartellone estivo delle serate di cinema all’aperto e che farà da apertura al Gay Pride 2008. Per la manifestazione, "gli organizzatori stimano di radunare un migliaio di persone" ricorda infine Cofferati, concludendo che al tavolo in Prefettura "abbiamo lavorato con profitto".

I portavoce del Comitato Bologna Pride (Paola Brandolini, Marcella Di Folco, Emiliano Zaino) osservano che "Bologna conferma ancora una volta il proprio ruolo di primo piano rispetto a quella che è la storia del movimento omosessuale e transessuale". "In questo momento storico il Pride nazionale è caricato di un significato ulteriore proveniente dall’esito delle urne", fanno notare i rappresenti del mondo LGBTQ, spiegando che "la manifestazione chiama direttamente in causa i nuovi assetti politici affinché le istituzioni si pronuncino su temi rispetto ai quali l’Italia ancora aggi, contrariamente a quanto già avvenuto da tempo nelle principali democrazie europee, fatica a prendere una soluzione".

"Il 28 giugno saremo in piazza anche in difesa della 194, sarà una grande manifestazione in difesa della dignità dell’individuo e della laicità delle istituzioni". A chiarire la connotazione particolare del Gay Pride 2008 Paola Brandolini, portavoce nazionale e componente della segreteria di Arcilesbica, ricordando che "ricorrono 30 anni da quando la lotta delle donne per affermare, in modo inequivocabile, il loro diritto all’auto-determinazione e a poter scegliere una procreazione cosciente e responsabile, ha portato ad una legge che ha alla base la tutela della vita e della libertà femminile’".

"L’ormai palese attacco alla legge 194, perpetrato dapprima tentando di svuotarla limitandone l’applicabilità, ha avuto riverberi allarmanti" proseguono in una nota congiunta Brandolini, la presidente del M.I.T. Marcella Di Folco ed Emiliano Zaino della segreteria nazionale Arcigay, facendo riferimento alla moratoria lanciata da Giuliano Ferrara e ai recenti fatti di Napoli. Indice puntato anche contro "gli inviti del mondo dell’associazionismo cattolico, ad una cancellazione di questa legge" che i promotori del Pride giudicano "un tentativo di strumentalizzare una legge che mette al centro la libertà e la scelta, sempre dolorosa, della donne".

Rimarcando infine che la 194 è una legge "voluta dal 70 % degli italiani e che ha arginato il numero degli aborti" con un caldo del 45 % dal 1982, anno in cui hanno avuto luogo il maggior numero di interruzioni di gravidanza, Brandolini, Di Folco e Zaino fanno sapere che la manifestazione di Bologna "testimonierà anche questo". "Noi vogliamo guardare ad una società laica e rispettosa, alla libertà delle donne di decidere ciò che è meglio per loro, a decidere una maternità in modo cosciente e consapevole, ad accedere ai contraccettivi d’emergenza – concludono – e vogliamo che ci si occupi finalmente di contraccezione in strutture pubbliche qualificate, dove sia sempre garantita l’esecuzione del servizio nonostante i medici obiettori".

"Altro che discriminazioni delle minoranze, quella come la loro si chiama dittatura delle lobby ed il ministro Carafagna ha fatto bene a non concedere il patrocinio ad una manifestazione di cui Bologna non sentiva la necessità e di cui non avrebbe sofferto la mancanza".

Così il consigliere di FI-PDL del Comune di Bologna e vice-presidente dell’aula di Palazzo D’Accursio, Paolo Foschini, commenta la decisione del ministro delle Pari Oppurtunità Mara Carfagna di negare il patrocinio del suo dicastero al Gay Pride nazionale che sfilerà il 28 giugno.
Il ministro ha fatto bene a ribadire che da un punto di vista culturale non tutte le forme di convivenza sono uguali e che va valorizzato chi si prende delle responsabilità di fronte alla società – prosegue Foschini – ma anche che la convivenza omosessuale non è equiparabile alla famiglia normale".

Invece, per la capogruppo del PDCI nell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Donatella Bortolazzi, "ciò che preoccupa maggiormente è la motivazione che accompagna la presa di posizione di Carfagna: secondo il ministro il rischio discriminazione per le comunità LGBTQ italiane è qualcosa che appartiene al passato e le priorità delle Pari Opportunità sono ben altre ed, invece, le recrudescenze xenofobe e razziste cui assistiamo in questi giorni stanno a testimoniarci come anche il rischio omofobia sia tutt’altro che scongiurato".
"Il Pride è una manifestazione di una portata tale che non merita di essere derubricata ad un referendum tra favorevoli e contrari alle coppie di fatto, – aggiunge Bortolazzi – ma parla alla società intera e pone problemi concreti cui la politica deve sforzarsi di dare risposte"

Da ADNKronos


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