La sifilide in Italia

  

La Sifilide è una malattia contagiosa a trasmissione prevalentemente sessuale. In passato è stata un grande problema che si era notevolmente ridimensionato nella prima metà del XX secolo in seguito all’introduzione degli antibiotici che possono efficacemente curarla.

Tuttavia negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento dei nuovi casi di malattia contagiosa osservati dal Sistema Sanitario Italiano; l’aumento si è verificato soprattutto nelle Regioni ad elevata densità urbana, come Lombardia, Lazio e Piemonte, ed ha toccato punte del 400%! I casi riguardano nel 40-50% dei casi la popolazione maschile con comportamenti omosessuali e bisessuali. Lo stesso drastico incremento del numero di nuovi casi è stato registrato nelle grandi metropoli occidentali d’Europa e degli Stati Uniti.

Purtroppo il numero dei casi diagnosticati non è che la punta dell’iceberg: molte persone non sanno di averla perché nel 30-40% dei casi non ci sono sintomi evidenti. Infatti, dal punto di vista clinico, la sifilide all’inizio può dare solo qualche disturbo a livello genitale o della pelle; successivamente, i disturbi possono scomparire, ma il microbo, se non curato, permane in un terzo dei casi e, col tempo, (qualche anno) può intaccare il sistema nervoso o il cuore causando danni gravi, talora mortali.

La sifilide si diagnostica con un semplice esame del sangue ed è facilmente curabile, a patto che venga diagnosticata nei primi stadi di infezione.

L’aspetto più inquietante però è che, oltre ai danni che può produrre da sola, chi ha contratto una tale infezione ha una probabilità di infettarsi con il virus dell’HIV da 3 a 7 volte maggiore che una persona senza sifilide.

L’infezione da Sifilide non è in diminuzione. Sebbene sia stabile, il numero dei nuovi casi ogni anno non diminuisce. Perché questo accade? Molti studi concordano nell’individuare alcune cause specifiche per le persone omosessuali:

•    In primo luogo, la carenza di informazioni sulla malattia, sui danni e sui rischi che comporta. Anche se a più riprese nella comunità gay si è parlato del problema, il livello di informazione è veramente molto basso. La stessa informazione sull’HIV è vistosamente calata.

•    Se è vero che molte pratiche sessuali sono sicure contro l’infezione da HIV, alcune molto diffuse (ad esempio il sesso orale) possono trasmettere la sifilide e le altre infezioni sessualmente trasmesse. Ricordiamoci che se una persona ha la sifilide lo stato infiammatorio della bocca e dei genitali rischia di diventare una sorta di “porta” più aperta al virus HIV. Analogamente se una persona è già sieropositiva rischia di trasmettere di più il virus HIV se c’è infiammazione prodotta dalla sifilide o dalle altre malattie.

•    La diminuzione “in generale” dell’uso del condom, ma soprattutto la quasi totale mancanza di uso del preservativo nelle pratiche di sesso orale.

•    Il mancato accesso a strutture dedicate alla prevenzione e diagnosi.

•    Una sempre più diffusa paura di affrontare gli argomenti legati al sesso sicuro, e anche legati all’HIV.

Dobbiamo provare a risolvere questo problema. Per farlo Il Ministero della Salute ha promosso un progetto di intervento che prevede una stretta collaborazione tra Arcigay, Ministero e Servizio sanitario Nazionale.

Il primo obiettivo è innanzitutto parlarne: il silenzio e l’ignoranza sono i migliori alleati della diffusione della Sifilide e dell’HIV.

Quindi i punti principali di questo progetto che durerà due anni sono:
•    informare il maggior numero di persone omosessuali sui rischi di infezione da Sifilide ed HIV e sui metodi per evitarli;
•    favorire la diffusione dell’uso del condom anche nei rapporti orali;
•    facilitare l’accesso alle strutture pubbliche di diagnosi e cura.

Il coinvolgimento diretto delle persone e dell’Arcigay prevede che una parte operativa sia progettata dalle stesse indicazioni delle persone che usufruiranno dei servizi che verranno offerti, a partire dai mesi di gennaio-febbraio 2008. Inizialmente verranno sperimentati diversi interventi informativi di prevenzione e di diagnosi precoce nelle tre principali aree metropolitane italiane – Torino, Milano e Roma – per poi diffonderli più capillarmente in altre zone.


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