Una chiamata per tutti

  

Cosa accade a Roma? Quello che si percepisce con diverse intensità in tutto il paese: il clima dopo le elezioni politiche è sensibilmente peggiorato.

Se sabato prossimo 7 giugno nella capitale il Pride cittadino non potrà concludersi in Piazza San Giovanni, significa che si sollecita lo scontro diretto tra chi rappresenta istanze sociali di libertà e la destra politica e sociale. A Milano che nelle stesse ore si terrà il Pride cittadino, per ora non ci sono novità, non così per il Pride regionale di Biella previsto il 14 giugno, dove il Prefetto si è lasciato andare a dichiarazioni stupefacenti, sul diritto di chi fa shopping di non essere costretto a vedere manifestazioni magari non condivisibili.

Insomma tra realisti più del re, funzionari zelanti che pensano di interpretare il pensiero dei nuovi "padroni" e, probabilmente qualche suggerimento politico, i Pride rischiano di diventare la prima trincea difensiva della sinistra sociale italiana. Uso il termine "rischiano", perché non ci teniamo che la natura, la storia, le nostre pratiche, siano travolte da uno scontro che non abbiamo cercato e che non vogliamo. Forse dovevamo attenderci, dopo che l’ondata di razzismo e di omofobia, che da tempo si è abbattuta sul nostro paese, si è trasformata in vero e proprio tzunami, che i Pride sarebbero diventati facile bersaglio di un sentimento per troppi anni sopito nelle frange della destra clericale e fascista, dei gruppi estremisti,

Ora bisogna tenere duro, e non cadere nelle evidenti provocazioni che provengono da troppe parti. Ne è cosciente il Comitato Organizzatore di Roma, di cui è capofila il Circolo Mario Mieli, lo sanno bene tutte le associazioni lgbt che stanno organizzando le altre iniziative, che convergeranno nel Pride nazionale di Bologna del 28 giugno.

Il nostro popolo vive il Pride come un’occasione di liberazione collettiva festosa, colorata, musicale e, in alcun modo lo trasformeremo, come qualche esponente della nuova maggioranza, e purtroppo anche dell’opposizione, in una parata listata a lutto, cupa, preoccupata. Le ragioni del nostro stare in strada sono identiche dalla nascita del movimento, perché né la destra nè la sinistra hanno dato fornito risposte adeguate. Viviamo in un paese lontano dall’Europa, impaurito ad arte rispetto le differenze, alle altrui libertà civili e sociali, dove crisi economica e baratro valoriale hanno contribuito al trionfo di una destra, che oggi si fa più accorta, ma che per ora non ha cambiato la sostanza del suo pensiero razzista ed escludente.

Allora se le sinistre e il centro sinistra, vogliono dare un segnale concreto non sono sufficienti i soliti consunti attestati di solidarietà e di impegno generico. Vedremo le persone in carne ed ossa, di Rifondazione, Verdi, Sinistra Democratica, Comunisti Italiani, Socialisti, Democratici con noi? Non sono necessarie bandiere, sono sufficienti le nostre dell’arcobaleno della felicità e della libertà. I vostri corpi saranno uniti ai nostri, capaci di mettersi in sintonia con le nostre modalità, con le nostre pratiche non violente, per essere finalmente a sostegno di una delle vere rivoluzioni sociali e culturali mai ancora realizzate in Italia, anche a causa dell’arretratezza culturale dei gruppi dirigenti politici?

Siamo consapevoli che è assolutamente necessario ricercare unità di intenti tra diversi movimenti, primo fra tutti quello delle donne, per attivare nuove aggregazioni, nuovi percorsi sociali e culturali. Roma, Milano, Biella, Bologna, Catania, sono le città dove per un mese troverete la comunità lgbt in piazza, diamoci l’occasione per ripartire con il piede giusto.


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