Dopo il BolognaPride…

  

PRESA DI POSIZIONE DI ARCILESBICA ED ARCIGAY
NEI CONFRONTI DI FACCIAMO BRECCIA

ArciLesbica e Arcigay denunciano che la rete Facciamo Breccia, che non ha aderito al Bolognapride, ha imposto con la forza e il dolo la sua presenza sul palco, con uno striscione recante la scritta "28 giugno 1982. Indietro non si torna. Facciamo Breccia" ed esibito durante l’intervento di Porpora Marcasciano a nome del Mit e non di Facciamo Breccia. In questo senso ci stupisce e ci addolora l’atteggiamento avuto da Marcella Di Folco, presidente nazionale del Mit e portavoce del Pride, che non si è opposta a che ciò accadesse.

ArciLesbica e Arcigay giudicano assolutamente inqualificabili le provocazioni di Facciamo Breccia nei confronti degli organizzatori del Pride nazionale di Bologna.

Graziella Bertozzo
di Facciamo Breccia, anche lei animata da una ostinata volontà di lasciare un segno negativo su un Pride peraltro stupendo, ha creato un incidente di cui è la sola responsabile.

Facciamo Breccia ora strumentalizza l’episodio attribuendone la responsabilità agli organizzatori e ai volontari del Pride, colpevoli di non sapere chi è Graziella Bertozzo. Non è una colpa non conoscere lei, i suoi passati o attuali ruoli.

E’ invece un dato di fatto che Bertozzo non aveva diritto di salire sul palco, e come lei non hanno parlato altri. Graziella Bertozzo non è nuova ad azioni ed atteggiamenti alterati e aggressivi, l’uso della violenza verso le volontarie del Pride e gli agenti di Polizia hanno portato al fermo e alle conseguenti denunce. Per non alimentare scoramento nella piazza che dimostrava la capacità del movimento lgbt di continuare a lottare, dal palco abbiamo fatto appello alle forze dell’ordine perché rilasciassero la Bertozzo. Oggi però in nessun modo vogliamo esprimere solidarietà nei confronti di una militante sempre in cerca dello scontro.

Nondimeno, il presidente del Comitato Organizzatore (nonché presidente di Arcigay Emilia-Romagna) si è recato in Questura, accompagnato dagli avvocati contattati dagli organizzatori, da Vladimir Luxuria, Francesca Polo e Paola Brandolini (segreteria nazionale Arcilesbica) e ha caldeggiato che la Bertozzo fosse rilasciata, così come sempre
avvenuto in situazioni analoghe.

Ciò che è gravissimo è che Facciamo Breccia ometta di dire che Riccardo Gottardi è stato preso a schiaffi da Elena Biagini e altri militanti gli hanno messo le mani addosso in segno di sfida. Il Segretario nazionale di Arcigay è stato minacciato e tutta l’associazione insultata, nella migliore tradizione del fascismoviolento.

Arcigay ed ArciLesbica dichiarano che d’ora in avanti non intratterreanno più alcun rapporto politico con Facciamo Breccia, una rete che usa la pratica della slealtà, della ricerca dell’incidente, della manipolazione dei processi decisionali, della contrapposizione aprioristica con l’organizzazione di un Pride nazionale in quanto sostenuta dalle principali associazioni lgbt italiane.

La nostra rivoluzione è gioiosa, mentre le pratiche di Facciamo Breccia sono tristi e maschiliste, intrise in qualche caso di astio e problemi personali di personaggi inaffidabili; nei casi in cui si tratta di pratiche politiche, suscitano il nostro disaccordo profondo per la loro autorefernzialità e mancanza di prospettive.

Per quanto ci riguarda la non violenza è la discriminante per poter appartenere a pieno titolo al movimento lgbt e non intendiamo in alcun modo retrocedere né farci intimidire. Denunciamo, quindi, davanti a tutto il movimento ciò che è realmente accaduto, che per quanto ci riguarda avrà immediate e ferme conseguenze in tutte le sedi politiche e giuridiche.

Tutta la nostra solidarietà va a Riccardo Gottardi e alle persone ed ai volontari che hanno lavorato incessantemente e si sono adoperate a che la natura festosa e non violenta del Pride non venisse snaturata, per questo fatti oggetto di insulti, minacce, aggressioni verbali e fisiche.

Aurelio Mancuso, Presidente nazionale Arcigay
Francesca Polo, Presidente nazionale Arcilesbica

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Comunicato del Comitato Pride
sui fatti a margine del Pride Nazionale causati da Facciamo Breccia

A conclusione di un Pride straordinario e partecipato oltre ogni aspettativa, durante gli interventi alla fine del corteo, è successo ciò che non ci saremmo mai aspettati di vedere in quella che è sempre stata una manifestazione pacifica e rispettosa a partire da noi stessi e dalle relazioni interne tra chi il Pride lo costruisce e lo vive.

Graziella Bertozzo, militante del movimento LGBT, e appartenente alla rete Facciamo Breccia, dopo avere chiesto in prima battuta il "permesso" di esibire uno striscione recante la sigla Facciamo Breccia, durante il discorso di Porpora Marcasciano, non ai rappresentanti del Comitato organizzatore, ma a Porpora Marcasciano stessa che glielo ha negato, ha ripetutamente tentato di accedere al palco senza averne titolarità, lei, come tanti altri militanti ed esponenti di associazioni, che infatti sul palco non c’erano nè hanno chiesto di accedervi. In seguito al rifiuto delle giovani volontarie che stavano gestendo gli ingressi, ha assunto atteggiamenti pesantemente offensivi e fisicamente violenti, supportata da altri componenti di Facciamo Breccia.

L’improvvisa e incomprensibile violenza, tanto più incomprensibile perché espressa da una lesbica all’interno di un contesto pacifico come il Pride, ha fatto precipitare la situazione, rendendola ingestibile e costringendo una delle volontarie a richiedere il supporto delle forze dell’ordine. Secondo quanto raccontato da testimoni oculari, l’arrivo della polizia ha reso la Bertozzo ancora più aggressiva e violenta determinando il suo fermo da parte della polizia appunto e il trasferimento in questura.

Il Comitato Pride ha dato notizia di questo fermo dal palco invitando la questura a un rilascio immediato della Bertozzo. Poco dopo, il presidente del Comitato Pride, e una dei tre portavoce, sono stati in Questura per cercare di facilitare il rilascio, attendendo l’uscita della Bertozzo avvenuta circa tre ore dopo.

In questi due giorni il Comitato ha ascoltato alcuni diretti interessati, testimoni oculari del fatto. Il dato che emerge con più forza è la carica di aggressività perpetrata da una militante storica e da altri esponenti di Facciamo Breccia nei confronti delle giovani volontarie, coperte di insulti e sedicenti accuse di atteggiamento fascista, proprio da chi stava compiendo una vera e propria azione di sopraffazione.

L’intenzione della Bertozzo era probabilmente di raggiungere altri attivisti di Facciamo Breccia che erano riusciti a intrufolarsi e che, durante l’intervento di Porpora Marcasciano in rappresentanza del MIT, reggevano un loro striscione sul palco.

La Rete Facciamo Breccia non ha né aderito al Pride Nazionale 2008, né partecipato alla sua definizione politica e alla sua organizzazione, né lo ha sostenuto attivamente. Gli organizzatori hanno cercato di coinvolgere Facciamo Breccia nell’elaborazione del documento politico di questo Pride nazionale accogliendo anche alcune istanze poste durante l’ultima assemblea del movimento LGBT da diverse soggettività che fanno parte anche della Rete e che dopo averle poste in quella sede si sono rifiutate di collaborare direttamente alla loro integrazione, come gli era stato proposto. Ci è risultata incomprensibile la mancata chiara adesione di Facciamo Breccia al Pride Nazionale, sostituita a due ore dal termine ultimo della chiusura delle adesioni da una lettera che si limitava a comunicare la partecipazione al corteo, peraltro già nota al Comitato Pride in virtù della presenza del loro carro.

Quello striscione non era previsto, nel senso che nessuno degli organizzatori sapeva che sarebbe apparso: Facciamo Breccia ha scelto di non aderire, ma ha voluto "parlare" dal palco comunque senza condividere questa "scelta" con nessuno degli organizzatori o dei responsabili politici. Scelta per noi assolutamente incoerente, irrispettosa e prevaricante.

Siamo certi che entrambe le situazioni avrebbero potuto essere discusse e risolte con modalità diverse, senza arrivare nè al coinvolgimento delle forze dell’ordine, nè alla "presa" simbolica del palco, quasi si trattasse di un luogo del potere istituzionalizzato da contrastare e conquistare, mentre eravamo semplicemente noi, pezzi del movimento LGBT.

Il comunicato scritto da Facciamo Breccia strumentalizza consapevolmente l’accaduto assegnando ruoli di vittime e carnefici del tutto aleatori.
E’ falso parlare di polizia sul palco: non c’era, ma era presente nel backstage, che era un’area estesa del Parco della Montagnola, controllato su responsabilità della Questura.
E’ vergognoso attribuire a una volontaria intenti repressivi di qualunque natura: i volontari e le volontarie hanno lavorato duramente per quasi un anno con l’unico scopo di contribuire in prima persona alla riuscita del Pride avvicinandosi alla militanza attiva LGBT.
E’ disonesto intellettualmente focalizzarsi sulle presunte logiche securitarie che avrebbero animato il Comitato Pride, sviando l’attenzione da quello che è il vero problema, e che in questa occasione è emerso in tutta la sua drammaticità: la mancanza di rispetto da parte di Facciamo Breccia nei confronti di chi, all’interno del movimento LGBT, ha altre pratiche politiche e altri modi di agire.

Ringraziamo tutte e tutti coloro che hanno partecipato al Pride in modo pacifico e non violento, contribuendo al suo straordinario successo.

Direttivo Comitato Bologna Pride
Paola Brandolini
Lorenzo "Q" Griffi
Flavia Madaschi
Elisa Manici
Flavio Romani
Emiliano Zaino


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