Io atleta gay senza paura

  

PECHINO – Il mondo va avanti anche così: un giornalista ti chiama, ti fa i complimenti perché ti sei qualificato per Pechino e poi ti chiede scusa, con chi vivi? E tu rispondi: "Con Lachlan, il mio compagno". L’hai detto: in maniera semplice, diretta, pulita. Matthew Mitcham, 20 anni, tuffatore australiano, è il primo gay a fare outing olimpico. Per lui non è un problema, spera nemmeno per gli altri.

"Quando avevo 14 anni l’ho confessato a mia mamma, che si è fatta una risata, se n’era già accorta. Io non conosco mio padre, ma con mia madre, che lavorava in un bar, ho molta confidenza. I miei amici lo sanno, i miei compagni di squadra anche, non sono mica scemi, l’avevano capito pure loro. Per me non cambia niente. Qualcuno mi dice: perché esibire la propria scelta sessuale? Io non giro mica con la bandierina in mano, voglio solo essere onesto, non sembrare quello che non sono. Quanti nella giornata parlano agli amici delle loro imprese sessuali etero? E quello non è esibire? E io perché devo fingere attenzione ed entusiasmo?". Già, perché?

Matthew è nato a Brisbane, ma vive a Sydney, lavora in un ufficio amministrativo, il suo compagno studia e ha un posto in una compagnia telefonica. "Mi sarebbe piaciuto averlo qui con me, è la mia prima Olimpiade, sono nervoso e eccitato, ma lui non aveva i soldi per il viaggio, è stata fatta una colletta, ringrazio tutti. Lo so, anche lo sport è pieno di stereotipi, la prestazione fisica deve essere per forza virile e macha. Ma spesso è un’illusione, il muscolo non è per forza etero. Forse perché il corpo quando si tratta di performance non viene mai associato ad una personalità effeminata.

Eppure Greg Louganis nei tuffi è stato un grande, ha avuto stile e grazia. Si pensa sempre al campione come ad un uomo rude, come se i gay non potessero avere forza e coraggio. Per questo molti omosessuali nello sport stanno zitti. E poi c’è la paura di perdere gli sponsor: oddio e se mi tagliano il contratto? Nella moda e nelle arti il mondo è pronto a riconoscere agli uomini gay delle qualità che fanno la differenza, nello sport invece no. Io invece trovo che la nostra eleganza nei tuffi, una certa estetica del corpo, si combina alla nostra personalità".

Mitcham è biondo, ha un bel sorriso, si aggiusta spesso i capelli. Un anno fa si era ritirato, dopo sette stagioni di piattaforma e trampolino. "Soffrivo di depressione, andavo dallo psicologo, prendevo pillole. Ero insoddisfatto di me, non mi piaceva la vita che facevo, vedevo solo buio, ero disordinato. Ora sono risalito, il mio mito è Louganis, che ha sofferto molto più di me, e ha dovuto confessare la sua omosessualità perché era sieropositivo e a Seul in un tuffo sbattè la testa e macchiò di sangue la piscina. Mi piace anche Ian Thorpe, trovo che è un buon modello per i bambini. Se tutti i gay dello sport dicessero con serenità che lo sono forse la nostra immagine olimpica sarebbe migliore. E la gente capirebbe che non siamo bravi solo a ballare o a cantare. Non ho nulla contro la musica, le colonne sonore della mia vita cambiano a seconda del mio umore. Se sto bene e sono calmo mi concedo Amy Winehouse, se sono troppo eccitato preferisco The Presets e Kate Miller-Heidke. Sono un ragazzo normale, guardo i Simpson in tv e a settembre verrò in vacanza a Roma, anche se per certe cose la Spagna è meglio".

Non è pentito del suo coming out, anzi. "Se vogliamo una società più aperta lo dobbiamo essere anche noi. Io ho criticato il primo ministro australiano perché quando gli hanno chiesto del matrimonio ha risposto che è tra uomo e donna. Lo trovo un po’ datato, capisco che nella sua posizione deve accontentare tutti, ma io la penso diversamente e credo che andrò a sposarmi all’estero visto che in Australia non è permesso. Al villaggio divido la stanza con Robert Newbery e non ci sono problemi, sono tutti molti carini con me. Non sfilerò alla cerimonia d’inaugurazione perché i nostri dirigenti hanno deciso di lasciarci a riposo. Mi chiedete se i cinesi sono infallibili. Difficile che sbaglino, però può capitare anche a loro, soprattutto perché avranno molta pressione. Il tifo in casa è bello, ma ti dà anche molta responsabilità".


Tra i 10.708 atleti presenti a Pechino hanno fatto outing in sette
. A parte Mitcham, unico uomo, c’è la ciclista Judith Arndt, la schermitrice Imke Duplitzer, Gro Hammerseng e Katia Nuberg, coppia lesbica norvegese che gioca ad handball, la calciatrice americana Natasha Kai che ha raccontato in tv "la brutta separazione con la mia ragazza" e l’attaccante svedese Victoria Svensson, quella che Gaucci voleva, che ha dichiarato "Da quando sono mamma gioco meglio". La sua compagna ha infatti partorito una bambina, Mua, ma pare che la prossima volta tocchi a Victoria. Il segreto è così poco segreto che non interessa nessuno. E il bello è che a Mitcham tutti chiedono dei tuffi e dei suoi rivali cinesi. Non perché si vergognino a fare altre domande, ma perché va bene così, se lo dici spiazzi, se sorridi, fai capire che non è traumatico. Outing a cinque cerchi. "Per poter essere un modello per gli altri. Anche se non sono perfetto". Tuffarsi così, non è male.

Il 23 agosto Matthew Mitcham ha ottenuto la medaglia d’oro nei tuffi dal trampolino 10 metri: ecco i risultati su corrieredellosport.it


Il video dell’intervista a Matthew dopo la gara


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