Ciao.
Seconda giornata, secondo report.
Stamattina mi sono dedicato, tanto per tirarmi su il morale, a cercare di capire qual’e’ la situazione attuale rispetto alla ricerca di un vaccino per l’HIV.
Sono stato quindi ad un simposio dal titolo "Vaccines and Microbicides: where do we go".
Come immaginavo le notizie non sono particolarmente confortanti, naturalmente parliamo di vaccino preventivo, non terapeutico, atto quindi a far si che le future generazione non debbano
vivere con l’HIV.
Il simposio inizia con la frase topica del dott. Bernstein della Global HIV Vaccine Enterprise "No individual, no country will develop a vaccine alone".
Il che e’ una discreta marcia indietro se si considera che il Presidente Clinton nel 1997 lancio’ il progetto di creazione di un centro di ricerche presso i National Institutes of of Health con lo scopo specifico di sviluppare un vaccino contro l’AIDS entro la decade successiva.
10 anni dopo, non possiamo che riconoscere il fallimento di quella politica, come ha sottolineato dai relatori. Il simposio, organizzato dal Governo del Canada e dalla Global HIV Vaccine Enterprise, ha insistoto molto sul tema del cambio di politiche necessario per andare avanti, ed ha anche sottolineato che un vaccino non e’ ancora stato trovato, ma che, negli ultimi 7 anni, e anche piu’ dal 2001 (anno della dichiarazione di intenti delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS), dei progressi sono stati fatti.
Nel campo degli investimenti per esempio: siamo passati da 186 milioni di dollari nel 1997 a oltre 993 milioni nel 2006.
Altra affermazione centrale del dott. Alan Bernstein, le sfide globali richiedono un approccio globale, in quest’ottica, il successo collettivo nel trovare una vaccino contro l’HIV si potra’ realizzare solo con la stretta collaborazione a livello mondiale dei quattro principali protagonisti della partita: ricerca, industria, finanziatori, le azioni della comunita’ delle persone
sieropositive.
Solo lavorando tutti insieme, in modo globale, nella stessa direzione si otterranno dei risultati concreti.
Le conclusioni sono state relativamente semplici, non c’e’ una reale risposta alla domanda quando finalmente avremo un vaccino, pero’ i relatori sono stati tutti concordi sulla necessita’ assoluta che la ricerca continui, sul fatto che l’ottimismo deve prevalere e sul fatto che di solito
occorrono 25 anni circa per scoprire un vaccino e l’HIV e’ stato scoperto solo nel 1983.
All’ora di pranzo, ho partecipato ad uno dei cosiddetti "Engagement tours": visite guidate alle sedi di associazioni, enti, cliniche di Citta’ del Messico. Un modo simpatico per conoscere un po’ meglio i delegati degli altri Paesi e per conoscere il lavoro che quotidianamente viene svolto dalle associazioni visitate.
La mia scelta e’ caduta su un’associazione dal nome evocativo "El Armario Abierto" (l’armadio aperto) (www.elarmarioabierto.com).Tecnicamente parlando e’ una libreria dove si affrontano seriamente ma senza pudori, tutti i temi relativi alla sessualita’. Tutti e per tutte
le eta’ e diversita’.
Nella prima stanza, per capirci, sono presenti libri per bambini ed adolescenti, cosi’ come per padri, madri, educatori.
La stanza successiva e’ tutto un fiorire di immagini sexy relative al massaggio erotico, al Kamasutra, alla sessualita’ femminile e ai problemi sessuali maschili (l’accoppiata e’ dovuta al fatto che, come ci spiega la dott.ssa Rinna Riesenfeld sessuologa proprietaria del centro, e’ l’unico modo per far si’ che vengano almeno visti dagli uomini, altrimenti in una sezione a parte non li guardano neppure).
Ovviamente era presente un’ampia sezione gay, lesbica e trans, cosi’ come per la terza eta’.
Una stanza, con l’ingresso riservato ai maggiorenni, porta in un piccolo paradiso di oggetti e feticci per il piacere sessuale. La cosa buffa e’ che questa sala viene anche usata
per le riunioni.
Alla partenza dal centro in cui ha sede la Conferenza, ci accompagna uno dei responsabili del centro, il dott. Luis Perelman anche lui psicologo specializzato in sessuologia che durante il viaggio di andata (Citta’ del Messico e’ sterminata e trafficatissima per cui un’ora di pullman e’ un viaggio normale per questa gente), ci ha raccontato come ha affrontato in solitudine il problema della sessualita’ e della sua omosessualita’. Insomma il bambino aveva le idee chiare su cosa fare da grande: studiare il sesso.
Una volta arrivati al centro ci accoglie una anziana signora, Miriam Angel, con indosso una maglietta inequivocabile con la scritta "amo la mia figlia lesbica". Una volta seduti ci spiega come prima cosa che Miriam Angel e’ uno speudonimo scelto perche’ il suo cognome originale finisce in "anal" e quindi per evitare confusioni… In effetti e’ l’animatrice del gruppo locale di genitori di persone omosessuali. Una tipa incredibile con la faccia semi paralizzata da un ictus, ma con una gran forza d’animo, che ci ha raccontato come ha iniziato il suo percorso (prima piangendo sul marciapiede di fronte, poi piangendo con le altre mamme di lesbiche) e’ arrivata ad andare in tv a parlare della sua esperienza e a formare un gruppo stile Agedo che conta diverse decine di iscritti…. iscritte, sono mamme al 90%!
Il problema piu’ grosso che incontrano tutti ancora oggi e’ da una parte il machismo molto presente fra i padri e gli uomini in generale e la tradizionale chiusura della famiglia messicana, dove tutte le vergogne come l’omosessualita’ di un figlio o di una figlia, vengono nascoste e sepolte (vi ricorda niente?). Questa simpatica vecchia pero’ non si da’ per vinta e va nelle scuole anche elementari a parlare dell’omofobia, va in televisione ad incoraggiare le altre madri, contribuendo a smontare l’impatto socio-culturale negativo che ancora ha l’omosessualita’ nella societa’ messicana.
Come ho scritto sopra il tutto e’ avvenuto in uno spazio riunioni ricavato fra falli e vibratori
:-)
Ormai avrete capito che la libreria e’ solo un escamotage per realizzare il progetto di diffondere la cultura della sessualita’ libera da complessi e condizionamenti, il che, in un paese fortemente
cattolico e macista, non e’ cosa da poco.
Eppure il centro e’ stato accettato, i due psicologi sono spessissimo in televisione, alla faccia della loro diversita’, e riescono incredibilmente a farsi largo nella societa’ messicana che quanto ad omofobia non ha niente da insegnare alla nostra.
Fra gli altri e le altre che, come me, hanno optato per questo tour c’erano un medico indiano ed un ragazzone gay olandese. Il ragazzo indiano ha raccontato come nel suo stato il sesso pre-
matrimoniale e’ fuori discussione anzi addittura punito dalla legge. Ma, udite udite, anche il ragazzone olandese e’ rimasto stupito dalla impostazione del negozio. In Olanda, ci spiega, sarebbe estremamente rischioso per un’associazione parlare di sesso e sessualita’ ai ragazzini minori di 16 anni, figuriamoci ai bambini. Il rischio di un’accusa di pedofilia e’ veramente alto.