Per il Genova Pride 2009

  

Care e cari,

da molto tempo a Genova si parla di quanto sarebbe importante avere il Pride nazionale nella nostra città. Se ne discuteva nella comunità, se ne discuteva nelle associazioni, così quando ci è stata avanzata la proposta di organizzarlo, abbiamo deciso che era il momento di lanciarci in questa avventura.

Ci candidiamo quindi ad ospitare il Pride nazionale 2009 e vi invitiamo ad aderire all’iniziativa. Un’adesione che speriamo convinta e consapevole. Vi invitiamo a sostenerci e a lavorare insieme a noi per un Pride bello e partecipato. Con questo documento vorremmo iniziare a raccontarvi perché è importante un Pride a Genova e come vorremmo avviare un confronto sulla sua piattaforma rivendicativa, oltre che chiedervi di sostenerci e aiutarci.

Perché Genova

•    Perché è “città di mare” e, come tale, città aperta al commercio che porta sempre con sé l’incontro fra diversi popoli, diverse abitudini, diverse culture. Genova come simbolo non tanto della tolleranza, quanto della convivenza civile fra le “differenze”;

•    Perché è città “medaglia d’oro per la Resistenza” e riteniamo questo un fatto simbolicamente importante come richiamo ideale ad atteggiamenti antifascisti ed antitotalitari in genere, come segno distintivo della gran parte del movimento LGBTQI italiano;

•    Perché è stata “Capitale Europea della Cultura” e, anche in questo senso, riteniamo importante che le nostre istanze, i nostri bisogni, i nostri diritti negati stiano dentro un contesto di evoluzione culturale del nostro paese. Non solo legalismo, non solo movimentismo, ma un’azione corale di persone che hanno un portato culturale e sociale indispensabile ad una società civile matura e aperta;

•    Perché tra le grandi città del Nord Italia è l’unica a non avere mai avuto il piacere di ospitare un Pride nazionale;

•    Perché, in concomitanza con l’assegnazione a Roma dell’Europride 2011, di cui ci rallegriamo, vogliamo ribadire l’importanza dei Pride itineranti che hanno consentito uno sviluppo territoriale del movimento altrimenti difficilmente immaginabile. In questo modo abbiamo fatto conoscere a buona parte della popolazione italiana i nostri valori e i nostri principi, sia attraverso gli eventi culturali legati al Pride, sia con la manifestazione finale;

•    Perché Genova ha storicamente un movimento LGBTQI fragile ed ha bisogno di visibilità, di liberazione, di protagonismo nella società di uomini, donne, ragazze, ragazzi, gay, bisessuali, lesbiche, transgender, queer, intersessuati.

Confronto sulla piattaforma rivendicativa

Scelta della città e continuazione della tradizione dei Pride nazionali itineranti, non possono però essere, da soli, motivo per una adesione convinta e partecipata che è quella che più desideriamo.
Vorremmo un Pride “per” ancor prima che “contro”.
Un Pride per gli interessi legittimi delle lesbiche, dei gay, delle persone bisessuali, transgender, queer, intersessuate, al di là delle posizioni che possono separare le singole Associazioni.
Un Pride che, dopo il fallimento delle politiche ideologiche, si ponga innanzitutto come rivendicazione delle istanze, delle aspettative, dei bisogni delle persone LGBTQI.
Un Pride per dare centralità al lavoro delle Associazioni per contrastare le discriminazioni, tutelare i diritti acquisiti e promuovere quelli non ancora riconosciuti, aperto a tutte le persone, senza preconcetti ideologici.
Un Pride democratico nell’elaborazione del documento politico, da costruire insieme nel movimento LGBTQI.
Un Pride che non sia solo figlio di riunioni di vertici associativi, ma sia aperto nello sviluppare i suoi temi e nella costruzione del programma, che coinvolga la città, le Associazioni LGBTQI e le singole persone anche attraverso un sito/blog/forum dove chiunque possa partecipare e dare un contributo al dibattito.

Partiamo dalle rivendicazioni già condivise che sono presenti nella piattaforma unitaria del gennaio 2007 e nei documenti politici dei Pride nazionali, da Torino a Roma a Bologna, così come dei tanti Pride locali:

•    la salvaguardia della laicità dello Stato;
•    la difesa del principio di autodeterminazione;
•    una legge che estenda il matrimonio civile anche alle coppie dello stesso sesso o crei un istituto equivalente con tutti gli stessi diritti;
•    la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni civili, nel rispetto delle differenti modalità di legami sentimentali, e in linea con ciò che è avvenuto in Europa;
•    una legge che regoli la responsabilità genitoriale dei partner di fatto, anche dello stesso sesso, nell’interesse delle migliaia di figli di lesbiche e gay presenti nel paese;
•    l’approvazione di una legge contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, che rimuova gli ostacoli di natura sociale e normativa che limitano l’effettiva uguaglianza delle persone omosessuali e transgender e recepisca in modo pieno e sostanziale le Direttive Europee 207 del 1976 e 78 del 2000;
•    l’estensione della legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità di genere;
•    l’applicazione della direttiva europea 207 del 1976 sulla parità di trattamento tra gli uomini e le donne e anche alle persone che transizionano da un genere all’altro, secondo la sentenza della Suprema Corte Europea del 30 aprile 1996;
•    la piena attuazione della Direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro;
•    il recepimento della direttiva europea 38 del 2000 sulla libertà di movimento delle cittadine e dei cittadini europei in modo rispettoso dei diritti delle coppie di fatto o registrate anche dello stesso sesso;
•    una migliore applicazione della direttiva europea 85 del 2005 sullo status di rifugiato anche a gay, lesbiche, bisessuali e transgender perseguitati non solo dallo stato nei loro paesi;
•    la garanzia del diritto alla salute delle persone lgbt realizzata anche ponendo fine alle discriminazioni in ambito sanitario, riattivando le campagne ministeriali di informazione sulla prevenzione e garantendo i diritti delle persone sieropositive;
•    la modifica della legge 40 per consentire l’accesso alla procreazione medicalmente assistita alla singola maggiorenne;
•    la revisione della legge 164 del 1982 sul cambiamento di sesso o l’introduzione di nuove norme, per consentire il cambio anagrafico di nome proprio e identificativo di genere senza l’obbligo di interventi chirurgici;
•    la gratuità delle terapie necessarie alla transizione di genere e che si affronti il tema dell’intersessualismo;
•    la pianificazione di azioni positive contro il pregiudizio omofobico e transfobico e le discriminazioni: interventi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione, buone pratiche;
•    l’assunzione dell’Italia di un ruolo propositivo per il rispetto dei diritti umani nel mondo, per la pace, per l’abolizione della pena di morte, per la dignità di tutti i popoli, per la tutela di tutte le diversità, per la depenalizzazione del reato di omosessualità e transessualità presente nella legislazione di decine di Paesi.

Ci piacerebbe però che vi fosse un confronto ampio e un dibattito anche su alcuni ulteriori punti per continuare a sviluppare e approfondire la nostra comune piattaforma, quali ad esempio (ma altri speriamo che emergano dal dibattito):

•    norme che diano accesso al SSN per tutte le cure necessarie alla transizione di genere;
•    una legge che impedisca le assegnazioni di sesso arbitrarie, eseguite nei primi mesi di vita, sulle persone nate intersessuate;
•    una legge che preveda un risarcimento alle persone trans vissute prima del 1982 e che hanno dovuto subire carcere e confino per il semplice fatto di “essere”, in violazione delle norme più elementari della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani;
•    una battaglia civile appassionata contro l’omolesbotransfobia e le mentalità maschiliste/patriarcali, sessiste, eterosessiste, genderiste;
•    la possibilità di utilizzare le tecniche di fecondazione assistita anche per le coppie dello stesso sesso in quanto coppie;
•    il sostegno alla proposta di una nuova direttiva europea contro le discriminazioni in tutti i settori della fornitura di beni e servizi (salute, scuola, casa, ecc.);
•    serie politiche a favore delle persone sieropositive;
•    …

Come associazioni ci siamo già attivati per rendere concretamente possibile il Pride a Genova. Siamo consapevoli che un Pride ricco di eventi e iniziative e con una grande manifestazione conclusiva richiede una buona e forte macchina organizzativa. Per questo chiediamo l’aiuto di tutte le associazioni e le realtà. In particolare, invitiamo le Associazioni LGBTQI nazionali e i comitati e i gruppi che hanno organizzato gli ultimi Pride nazionali e locali, così come chi ha un’esperienza importante di organizzazione di grandi eventi LGBTQI, a sostenerci anche collaborando direttamente nell’organizzazione del Genova Pride. Pensiamo all’esperienza di altri paesi, dove vi sono realtà che hanno la funzione di “gruppo organizzatore di supporto”, che aiuti a mettere insieme gli strumenti logistici ed economici necessari a sostenere le iniziative del Pride. Ci piacerebbe che, accanto al confronto nel movimento sulla piattaforma rivendicativa, riuscissimo ad avviare così delle modalità concrete di collaborazione organizzativa per dare maggiori strumenti per le rivendicazioni e i temi del Pride.

Il Pride, questo nostro Genova Pride 2009, vuole proporsi come una tappa di riavvicinamento fra le persone e le Associazioni LGBTQI, attraverso un riconoscimento interno delle differenze, per dare forza e numeri alle istanze di tutte e tutti. Ognuno con la propria “identità politica”, tutti al servizio della causa comune.

Per questi motivi vi chiediamo di aderire e di partecipare al Genova Pride 2009.

Per Crisalide AzioneTrans, Mirella Izzo
Per “L’Approdo” Arcigay Genova, Francesco Serreli
Per “Le Ninfe” ArciLesbica Genova, Lilia Mulas
Comitato Promotore Genova Pride 2009


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