Pubblichiamo questa notizia da Il Secolo XIX. Per farsi pubblicità, i gestori del ristorante qui descritto non hanno esitato a confondere il genere con l’orientamento sessuale.
Al Mare Hotel di Savona i bagni dei signori sono contrassegnati da un disegno sulla porta raffigurante un bambino. Quelli delle signore dalla figura stilizzata di una bambina con tanto di gonnellina.
Ma c’è una terza porta che ha un disegno particolare: per metà un bambino e per metà una bambina. È il disegno che indica l’ingresso dei primi bagni gay in Italia . All’interno altre sorprese. Un monitor al plasma che trasmette di continuo “Il vizietto” di Édouard Molinaro. Acqua fredda ad illuminazione blu e calda ad illuminazione rosa. Specchi ingranditori. Cromatismi raffinati e ricercati e lavandini che alludono al simbolo fallico.
Un’idea dei proprietari, i fratelli Pervinca e Claudio Tiranini. «E’ una provocazione, un gioco – dice Pervinca Tiranini – che si innesta in altro gioco più ampio di spazi e colori. Per il disegno che indica i bagni abbiamo riprodotto il disegno di un bambino e di una bambina lasciato nel libro degli ospiti da un nostro giovane cliente. Per il terzo bagno abbiamo scelto la via di mezzo; appunto mezza bambina e mezzo bambino. Ma non c’è un elemento che faccia dire: ecco questo è un bagno per gay. E’ tutto un gioco».
La legge sulla privacy vieta di dire quali e quanti clienti siano già entrati nei bagni gay dei Marhotel. La cosa certa è che hanno incuriosito tutti i 500 invitati che l’altro ieri erano all’inaugurazione per non perdersi questa novità.
I clienti erano tra l’incuriosito e il divertito – prosegue Pervinca Tiranini – per noi ripeto, è solo una provocazione. Abbiamo voluto dimostrare che ci sono dei savonesi che vogliono riscattare Savona. La nostra città è un bel posto in cui vivere».
Il riscatto di cui parla Pervinca Tiranini passa attraverso altri spazi unici nel loro genere. Dai bagni degli uomini e delle donne con acqua che cade dall’alto grazie a dei sensori, specchi in cornici di osso di cammello, influenze arabe e piastrelle “pelle d’elefante” ovvero che ricordano la pelle del pachiderma.
C’è la “Cromo dinner”, la sala dove il pavimento si alza fino a diventare un tavolo e le luci che cambiano di intensità e colore in base ai piatti presentati . Piatti che hanno nomi come “Tempo massimo” perchè vengono proposti all’interno di un bicchiere di ghiaccio e vanno mangiati prima che il ghiaccio si sciolga o bevande servite in una bottiglia tagliata in due.
La “Cantina teatro” è la sala che contiene 15.000 etichette di vino a vista messe in modo da ricordare il sipario del teatro. Da bere con moderazione, per non correre il rischio, un po’ alticci, di infilare la porta del bagno sbagliato.