Bisogna dire che papa Ratzinger ha un’indubbia dote, quella di farsi capire bene. Quindi non stupisce che il papa tedesco torni a trattare temi a lui molto cari, come quello legato alla morale sessuale.
Come un teologo ottocentesco, il mastino della Tradizione rispolvera la moderazione dell’atto sessuale, l’astinenza, quando è cristianamente necessaria, e soprattutto il non utilizzo di sistemi contraccettivi, ad esclusione, di quelli naturali previsti nella famosa enciclica di Paolo VI.
Niente di nuovo sotto l’ombra inquietante del Cupolone. Si propina ciclicamente la solita minestra sessuofobica da cui drammaticamente la chiesa cattolica non riesce a liberarsi.
Naturalmente, anche se non è pronunciato il nome, il preservativo è vietato come tutti gli altri presidi contraccettivi. Questo significa, in modo implicito, e ancor più colpevole, la netta opposizione all’utilizzo di uno strumento che previene le malattie sessualmente trasmissibili.
Che dire? La chiesa è la più grande organizzazione internazionale moralmente responsabile della diffusione dell’HIV/AIDS, perché con la sua pervicace opposizione all’uso del preservativo nei fatti incita ad una sessualità ignorante ed irresponsabile.
Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay