Chiusura Babele, parla Arcigay Milano

  

Leggo in vari blog e siti i racconti e le varie interpretazioni della "querelle Babele" che ha portato alla sua malaugurata chiusura. Dopo l’articolo di gay.it, che riprendendo un intervento di AnelliDiFumo, comunica per prima in via ufficiale l’avvenimento e riporta i primi commenti degli interessati, si è dato il via ad una discusione purtroppo basata spesso sul sentito dire.

Personalmente sono intervenuto per cercare di chiarire il punto di vista del C.I.G. su Queerblog raccontando gli avvenimenti per come si sono svolti ai miei occhi. Non sono a conoscenza d’altro oltre a quanto mi è stato detto, nel corso delle trattative, da Daniele, il compagno di Rolando che deteneva la maggioranza della società e col quale, e solo con lui, ho tratato per l’acquisto dell’attività.

Ho letto con molto interesse e ammirazione la storia di Babele che Giovanni Dall’Orto ha scritto e posso condividere pienamente le perplessità che gli sono nate sulla faccenda dello sfratto. Sono le stesse che sono nate anche al nostro interno.
Non posso invece condividere appieno quanto scritto da Rolando, sempre sul blog di AnelliDiFumo.

Ma andiamo con ordine. Circa un anno fa, durante una mia visita per acquisti a Babele mi venne chiesto un incontro da Daniele, incontro che si concretizzò qualche tempo dopo e nel quale Daniele mi disse che impegni lavorativi lo avrebbero portato in Serbia (che in seguito divenne Spagna) e che pertanto non poteva più seguire la libreria. Non potendo pensare che Rolando riuscisse a gestire da solo l’attività, oltre al fatto che non volevano stare troppo separati, avevano deciso di vendere la libreria con tutti gli annessi e connessi e avevano pensato all’Arcigay che secondo loro poteva garantire la continuità del progetto culturale di Babele. Non ci siamo quindi fatti avanti noi, ma siamo stati contattati da loro, fra l’altro mi era stato detto che altri si erano fatti avanti e che erano interessati ma che loro volevano conludere con noi mentre ora leggo altre versioni.

Dimostrai interesse alla cosa in quanto vedevo quell’attività coerente con il progetto che il C.I.G. sta cercando di portare avanti da alcuni anni e quindi cominciarono le trattative partendo dalla richiesta della documentazione contabile della società. Tale documentazione, ricevuta in via definitiva nel giugno di quest’anno, venne posta all’esame di due commercialisti che espressero un parere tuttaltro che positivo rispetto alla salute economica dell’attività.

La mia visione però, nonostante queste informazioni, rimaneva positiva in quanto non si limitava solo all’aspetto economico dell’investimento ma comprendeva, come già scritto, il salvataggio di una realta culturale importante del mondo LGBT, la possibilità di sfruttare la centralissima sede per ampliare le iniziative dell’associazione, ecc.

Tesi che portai all’attenzione della Consulta provinciale Arcigay nella riunione del 20 giugno scorso. I presenti (11 su i 13 componenti eletti e non solo 2 o 3) discussero a lungo sul progetto e all’unanimità votarono per procedere nell’acquisizione.

Pochi giorni dopo venne formalizzata la proposta di acquisto subordinata ad alcune clausole a garanzia dell’Associazione (copertura dei debiti in essere, garanzie fidejussorie su eventuali debiti "occulti") e definendo il termine dell’operazione nel gennaio 2009 dovendo prima effettuare il passaggio da Onlus a APS del C.I.G.

L’offerta venne accettata nelle sue linee principali. Vi fu una obiezione sui tempi lunghi richiesti ma, non potendo fare altro, anche questi vennero accettati, col nostro impegno di tentarne al massimo l’abbreviazione.

A fine luglio venne inviata la bozza definitiva di accordo sulla quale venne solo richiesta la riduzione degli importi delle fidejussioni. Poi si andò tutti in ferie dandoci appuntamento per i primi di settembre.

Al ritorno dalle ferie però venni informato di una svendita effettuata da Babele nell’ultima settimana di agosto e successivamente della chiusura "per cessione attività", senza che venissimo in alcun modo informati, ne prima ne dopo, da loro.

Restando fedeli al nostro impegno trovammo la possibilità di anticipare il passaggio da gennaio 2009 a ottobre 2008 e quindi fissammo l’incontro per la firma del "preliminare" per lunedì 22 settembre, mentre già era stato preavisato il notaio per l’atto definitivo da sottoscriversi nei primi giorni di ottobre.

Il venerdì precedente ricevetti invece una telefonata da Daniele che mi informava dello sfratto e che vista la nuova situazione lui comprendea benisimo se avessimo deciso di recedere dall’acquisto. Chiesi comunque di mantenere l’appuntamento per il lunedì successivo e mi consultai con gli altri componenti della Consulta. All’incontro mi venne  ribadita la tesi dello sfratto specificandomi che la proprietà, avendo già un acquirente, non vedeva l’ora di buttarli fuori e che il tribunale, devo dire velocissimo, trattandosi di affitto "commerciale" non aveva accettato le richieste di rigetto.

Cambiato il nucleo della discussione cambiò anche la nostra offerta, ridotta notevolmente in quanto molte delle parti che ci avevano convinti del progetto venivano a mancare. La risposta fu di netto rifiuto, senza neppure una controfferta.

Ci lasciammo comunque con la nostra disponibilità a ridiscutere se mai avessero voluto, ma ad oggi non abbiamo più avuto notizie se non quelle lette in questi giorni.

Mi spiace che Rolando si sia permesso di criticare una Associazione di cui neppure conosce il nome e che abbia fornito una versione basata su informazioni forse parziali fornitegli dal suo compagno, come mi spiace che abbiano deciso di non pagare l’affitto senza comunicarcelo, se avevano problemi di liquidità avrebbero potuto parlarcene. Eravamo coscenti che i tempi lunghi per l’operazione erano per nostre esigenze tanto che negli accordi era previsto un congruo anticipo alla firma del preliminare.

Sono della stessa idea di Giovanni Dall’Orto quando pensa che abbiano preferito usufruire della eventuale buonuscita offertagli dalla proprietà dei muri, valutando magari di realizzare qualcos’altro con la cessione del nome e del magazzino. Loro libera scelta, seppur cozza con la loro dichiarata volontà di preservare la libreria.

Sono però convinto che nulla possa essere addebitato al C.I.G. che si è mosso nei loro confronti con la massima trasparenza e chiarezza, con finalità ben definite e con scadenze certe e dichiarate. Come ritengo che gli organi direttivi dell’Associazione si siano mossi nella maniera più corretta verso i soci e per la salvaguardia del patrimonio del C.I.G. che è di tutti.


Paolo Ferigo
presidente del
Comitato provinciale ARCIGAY MILANO
C.I.G. Centro di Iniziativa Gay


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