Bologna. La comunità gay che si è conquistata un posto al sole

  

CI SONO città che nella loro storia si sono sempre distinte per un innato spirito di accettazione e, a volte, di leggera eccentricità. La comunità omosessuale che risiede sotto le Due Torri ha scelto, nella maggior parte dei casi, di prendere qui la sua cittadinanza perché Bologna è una casa accogliente per chi si sente differente e, spesso, non accettato. Ma dagli anni ’70 a oggi, molto è cambiato. Quella comunità è riuscita prima a superare il pregiudizio, poi a esprimere il proprio pensiero alternativo e, negli ultimi anni, anche ad accedere ai posti di potere. Una battaglia nata sulle strade e nei locali s-ghettizzati a fatica, che ora si gioca però nelle stanze di parlamenti e parlamentini, ministeri e municipi, salotti tv e tribune elettorali. ESEMPIO più evidente di questa nuova classe dirigente gay è il dipietrista Franco Grillini, ubiquo sui canali del piccolo schermo, dove sempre più spesso è invitato a intervenire su tanti temi (e non solo etici), voce autorevole della comunità omosessuale. Anche lui è un figlio di Bologna. Ma all’interno dei viali l’esempio più concreto di questo radicamento politico della comunità gay-lesbo è in consiglio comunale. L’assise di Palazzo d’Accursio ha il capogruppo del principale partito di maggioranza che proviene proprio dall’Arcigay, Sergio Lo Giudice. Al suo fianco, poco distante, c’è poi il collega di partito Benedetto Zacchiroli, ex-diacono poi dichiaratosi omosessuale. SEMPRE sui banchi della maggioranza c’è anche la giovane Cathy La Torre, capogruppo del principale partito alleato del Pd: Sinistra, ecologia e libertà. Lesbica dichiarata, la stessa La Torre è una delle principali esponenti del mondo del Mit (movimento identità transessuale), che proprio sotto le Due Torri ha avuto la sua ispiratrice principale: l’amata e discussa Marcella Di Folco, primo trans eletto in consiglio comunale. Quello spirito di avanguardia culturale ora si esprime nelle assise istituzionali. Istituzioni che, tutt’altro che intolleranti (nella maggior parte dei casi), inseguono gli esponenti di questa comunità, diventata di fatto un gruppo d’influenza con cui si deve fare i conti. s. m.


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