La memoria a Napoli

  

20/01/2012
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Ida Palisi Aprirà con un treno che arriva dal passato la settimana di «Memoriae» dedicata al ricordo delle vittime dell’Olocausto e di ogni razzismo, promossa dalla Fondazione Valenzi con l’Associazione Libera Italiana e la collaborazione del Comune di Napoli. Il simbolo di questa terza edizione del progetto – presentata ieri a Palazzo San Giacomo – sarà un vagone ferroviario del 1928, usato per la deportazione degli ebrei italiani ad Auschwitz. Donato dalle Ferrovie dello Stato e in arrivo da Benevento, il vagone sarà sistemato lunedì prossimo in piazza del Plebiscito, cuore delle iniziative itineranti dal 23 al 30 gennaio per la settimana della memoria. «Dopo – spiega Nico Pirozzi, coordinatore dell’iniziativa – il vagone sarà spostato nel deposito di Metronapoli a Piscinola, ma noi lanciamo un appello alle istituzioni affinché possa essere il primo pezzo di un museo permanente sulla memoria». In piazza del Plebiscito sarà allestita anche una tendostruttura per la proiezione di filmati sulla persecuzione razziale in Italia e Germania, mentre sotto il colonnato sarà visibile la mostra fotografica «L’impossibile oblio sulle vittime della Shoah», con 20 scatti di Michael Kenna, selezionati da Vittorio De Asmundis e Mariapaola Ghezzi. Di particolare interesse anche la mostra «Dieci anni di stampa razzista italiana» (1936-1945) allestita sotto la direzione di Salvatore Maffei all’Emeroteca Tucci, dove resterà fino al 24 febbraio. Tra gli articoli in esposizione, anche quelli di due firme eccellenti: Giorgio Bocca con una recensione del ‘42 su un giornale di Cuneo (in cui commenta positivamente «I protocolli degli anziani di Sion» che denunciavano un presunto «complotto ebraico») e di Indro Montanelli sul Corriere della Sera del ‘38 (sui meticci di Ghinda «pus di tre continenti»). La settimana si svolge con la collaborazione dell’Esercito Italiano, della Questura di Napoli e della Comunità Ebraica presieduta da Pier Luigi Campagnano, che ha ricordato l’importante lavoro con i giovani di una comunità che a Napoli è «il punto di riferimento di tutto il Meridione». «Memoriae» è dedicata a Modou Samb e Mor Diop, i due senegalesi uccisi il 13 dicembre scorso a Firenze dalla follia xenofoba, e vede anche il coinvolgimento di Arcigay e Opera Nomadi, a memoria delle persone omosessuali e Rom sterminate dai nazisti. «Perciò l’iniziativa è declinata al plurale – ha spiegato Lucia Valenzi, presidente della Fondazione omonima – Dobbiamo attualizzare la memoria della Shoah, facendo conoscere ai giovani altre situazioni in cui si è calpestata l’umanità». O anche come quelle che hanno visto coinvolto l’esercito italiano nelle operazioni di salvataggio degli ebrei in Dalmazia, Grecia, Francia e Ungheria (di cui si parlerà il 24 gennaio alle 18 a Palazzo Salerno), o le storie che racconterà lo scrittore Nir Baram (il 25 gennaio alle 16 al liceo Margherita di Savoia, seguito da un concerto di musica classica e kletzmer). «Napoli fu la prima città d’Europa a essere liberata – ha detto il sindaco Luigi de Magistris – grazie alla resistenza di un popolo che ha nel suo Dna la vocazione alla pace e all’alleanza con altri popoli. Oggi abbiamo il dovere morale della memoria». Si parlerà anche di storia, arte, cultura e musica perduta, il 25 gennaio (alle 10) al Suor Orsola Benincasa con Francesco Lotoro e la sua opera, la Grande Enciclopedia discografica della letteratura musicale concentrazionaria. Il 26 (16,30) alla Caserma Iovino si ricorderà Giovanni Palatucci, giovane poliziotto che salvò la vita a migliaia di ebrei, mentre le iniziative culmineranno nella Giornata della Memoria del 27 gennaio: al Mercadante (ore 9) per la consegna delle stelle di David, simboliche onorificenze di valore – quest’anno alla figlia di Silvia Ruotolo, alla missione di peacekeeping Isaf e ai sopravvissuti Paul Schreiner e Alfredo Tedeschi – e poi al Palazzo della Prefettura (11.30) con le medaglie d’onore a venti ex deportati napoletani. Chiuderà un solenne Kaddish (la preghiera ebraica) alle 15,30 a piazza del Plebiscito.


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