«Lascio il partito se il Pd non tutela le unioni gay»

  

«Restiamo stupiti a leggere che l’europarlamentare Debora Serracchiani ricorda i Dico del governo Prodi come esempio dell’impegno del Pd per le coppie dello stesso sesso. Siamo alle prese in giro?». Così il presidente dell’Arcigay nazionale, Paolo Patané: «Indicare i Dico – aggiunge – come esempio positivo sulle coppie dello stesso sesso ci dimostra la superficialità di una proposta fatta sulla pelle delle persone». Patané ricorda alla Serracchiani «eletta al Parlamento europeo facendosi paladina del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, che non può puntare sui Dico per farsi eleggere al Parlamento nazionale perché questo allunga un’ombra sulla sua credibilità politica che sottoponiamo non ai gay, lesbiche e transessuali, ma all’opinione pubblica di questo Paese».
di Giacomina Pellizzari L’Arcigay contro il Partito democratico. A dar fuoco alle polveri è stato l’assessore alla Mobilità, Enrico Pizza, minacciando di uscire dal partito se «il Pd non inserisce nel suo programma elettorale una legge sulle unioni gay». Questo ha detto alla segretaria regionale, Debora Serracchiani, dopo aver appreso che per la presidente, Rosy Bindi, «il matrimonio è solo tra eterosessuali». Ma l’europarlamentare ha preferito non schierarsi limitandosi a bocciare gli ultimatum e a rilanciare i Dico. Immediata la replica del presidente dell’Arcigay di Udine, Daniele Brosolo: «Da due anni, dalla votazione in consiglio comunale a Udine della mozione omofoba di censura ad Arcigay ai tempi del manifesto sui baci gay, attendiamo un confronto con il Pd». E il presidente nazionale Paolo Patané, invita Serracchiani «a non prendere in giro le persone». Da Udine, insomma, parte la nuova battaglia dei gay stanchi di aspettare il riconoscimento delle unioni civili. Ecco perché quando la Bindi ha assicurato al segretario del Pdl Angelino Alfano (Pdl) che il Pd riconosce il matrimonio solo tra eterosessuali, il mondo gay si è indignato. Compreso Pizza, impegnato nella giunta Honsell dal 2008 e promotore del locale comitato Arcigay nel 1989, che, ieri, ha invitato il suo partito a inserire nel programma elettorale del 2013 «una legge sulle Unioni civili di stampo europeo che garantisca la piena parità dei diritti per le coppie gay e lesbiche». E nello specifico alla Serrachiani, Pizza ha chiesto «di far si che in tutte le sedi, regionali e nazionali, questo tema non venga escluso, rinviato o sacrificato a logiche di coalizione, ma venga affrontato con una chiara proposta di legge da far approvare dal 2013». L’europarlamentare, però, pur assicurando che «il Pd si fa carico della tutela e dell’affermazione dei diritti di tutti», ha ricordato che «uno degli ultimi atti del governo Prodi fu il varo del ddl sui “Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”, frutto del lavoro di Barbara Pollastrini e Rosy Bindi. A suo avviso, insomma, «nel Pd non si discute se le unioni gay debbano trovare riconoscimento, ma quale sia la forma migliore da proporre. Da qui l’istituzione della Commissione Diritti. Se si vuole che le battaglie per i diritti civili siano vinte e non solo combattute – ha avvertito a sua volta –, è necessario che le affermazioni di principio si trasformino in iniziativa politica maggioritaria. E a ciò si giunge dialogando con tutti, non certo lanciando ultimatum». Immediata la presa di posizione di Brosolo: «Piuttosto di prendere le distanze dagli alti papaveri del Pd, Serrachiani si mette a polemizzare con una tanto attesa, quanto netta, presa di posizione di Pizza nei confronti di un partito che anche localmente ha tristemente espresso pareri ambigui sui diritti dei gay e lesbiche».


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