La relazione del presidente Paolo Patanè al Consiglio nazionale

  

Questo Consiglio nazionale si incunea in una fase di estrema delicatezza per la vita del Paese. Passata l’euforia per la fine del governo Berlusconi, ci siamo resi conto che l’estremo regalo dell’uscente presidente del Consiglio era stato quello di toglierci persino le ragioni della festa.

Una festa finita prima ancora di iniziare. La gravissima crisi economica negata, occultata e infine emersa in tutto il suo pericoloso potenziale distruttivo dell’intera zona dell’euro, possiede tuttavia un intreccio complesso tra ragioni e responsabilità assolutamente nazionali, e certo in parte evitabili, e ragioni, meccanismi e dinamiche assolutamente transazionali e oggettivamente inevitabili.

Siamo così finiti in una sorta di spazio immobile in cui le normali dinamiche politiche e parlamentari sono rimaste paralizzate. Nulla di fatto per il rilancio della crescita economica e sociale, ma direi anche emotiva del Paese;  nulla di fatto per la legge elettorale;  nulla di fatto per l’attività normativa al di fuori del perimetro di mandato del governo tecnico;  nulla di fatto per il rilancio di un dibattito culturale e politico seri , utile e laico sul dopo Berlusconi.

E la sensazione forte, però, resta quella di una serie di decisioni gia assunte non solo per l’oggi, ma anche per il domani: dal lancio dell’ “opa”  Bagnasco sul futuro del Paese,  fino a quella oramai storica riunione di Todi,  tra le più significative personalità del mondo cattolico, da cui sono usciti numerosi Ministri dell’attuale governo.

Emergono dunque due temi: uno riguarda tutti e l’altro ci riguarda in modo particolare. Riguarda tutti l’incognita sul futuro: l’incognita sulle capacità di ripresa economica, ma anche di ripresa autentica della politica ; l’incognita sulla tenuta della coesione sociale nel nostro Paese, e persino l’incognita su un crescendo di tensioni che emergono da una percezione diffusa, ovvero che la fase dolorosa sia ben lontana dall’avere espresso il peggio di sé. Riguarda tutti, poi, la questione di ciò che sopravvivrà alla tempesta, e di quale potrà essere l’identità dei partiti… dopo… e se ,e con quali modalità elettorali, proporranno candidati da eleggere e non più da nominare come oggi accade.

Ci riguarda in modo particolare invece il modo in cui noi scioglieremo il nodo del nostro stare nella fase, e di come potremo favorire dinamiche in tempi in cui i nostri temi sono marginali come mai; l’agenda politica è altrove, e tutto il resto è sostanzialmente immobile. Non è evidentemente un problema solo nostro, ma tocca in buona sostanza tutto un terzo settore largamente impreparato alla stasi,  ed ancor più alla svolta, con la solita e solida eccezione delle associazioni cattoliche. La differenza sta in una capacità di declinazione delle proprie specificità, funzionale alle esigenze diffuse , al clima del Paese e alla costruzione del cambiamento, che non sembra possedere un volto laico.
Avere questa consapevolezza è però gia un punto di partenza, e credo che siano almeno sette gli ambiti in cui stiamo provando e proveremo a rilanciare iniziativa politica puntando a mantenere una presenza nell’agenda diversamente preclusa.
Esiste innanzitutto una necessità di approccio ,ovvero la volontà e poi la capacità di declinare la nostra rivendicazione all’interno della crisi,e di farlo dimostrando che l’assenza di diritti per le coppie dello stesso sesso è un problema ancora più concreto e drammatico in tempi di regressione del welfare e degli ammortizzatori sociali; che l’assenza di tutela dalle discriminazioni diminuisce notevolmente le possibilità di resistenza alla crisi per le persone transessuali, lesbiche e gay, semplicemente perché le espone come parte debole di una situazione aggressiva.

Mi sembra quindi che, come accennato sopra, gli ambiti su cui stiamo lavorando possiedano questa caratteristica “dialogante” con la società e costituiscano degno oggetto di proposta politica

Ve li elenco :
1) la pressione in favore della direttiva orizzontale in materia di parità di trattamento che potrebbe impegnare direttamente il nostro Governo.
2) la coordinazione di iniziative e strategie volte a sostenere insieme ad altre associazioni e soggetti politici ,l’autonomia di UNAR su modello europeo.
3) la costruzione di un’alleanza contro le discriminazioni che coinvolga differenti associazioni tematiche e sia funzionale alla proposta di un testo innovativo ,mantenendo il sostegno alla rivendicazione specifica sull’ estensione della Legge Mancino.
4) la proposta secca, in sede di riforma del lavoro, dell’equality standard.
5) l ’apertura di negoziati “laboratorio”, gestiti direttamente da Arcigay con alcune aziende,  per l’introduzione di diritti specifici all’interno dei contratti aziendali.
6) l’attenzione e iniziativa politica rispetto al patto per la salute 2013/2015 ,particolarmente riguardo ai gravissimi tagli previsti al Fondo sanitario nazionale per la prevenzione e la cura delle malattie croniche.
7) il sostegno alle iniziative di Comuni, Province e Regioni su attività di deliberazione/regolamentazione o persino normazione dirette a famiglie omosessuali, coppie di fatto in generale, e nel contrasto alle discriminazioni, come fattore coordinabile a pressione del Legislatore nazionale

Come vedete esistono spazi per affiancare alla nostra rivendicazione , consolidata da due congressi a questa parte, una serie di proposte, anche inedite, che si muovono su un piano differente, ma in sintonia con il Paese, e correlato anche all’obiettivo del consenso sociale.
Esiste d’altra parte uno spazio interno che fino ad oggi non è stato utilmente esplorato per consolidare la capacità di organizzazione con la capacità di elaborazione e infine di produzione politica. Capacità politica concreta ed importante deriva da strutture concrete ed importanti. Su questo,in vista del prossimo congresso, si deve aprire a mio avviso una fase di riflessione sulle cospicue criticità dell’attuale assetto statutario, e sulle molte contraddizioni insite in meccanismi stratificati e poco funzionali alla lunga fase che vivremo. Se vogliamo riposizionarci nel Paese dobbiamo iniziare a guardarci allo specchio e sottrarci in qualche caso a dibattiti obsoleti e sostanzialmente inutili. L’innovazione è ,insieme alla competenza ,un requisito con cui dobbiamo misurarci. Posso annunciare al Consiglio di avere siglato un accordo con una fondazione olandese titolare di un applicativo lgbt su i phone.  Arcigay, come Stonewall, Human rigts campain. Fondazione Milk ed Ilga world avrà il suo applicativo e la potenziale interlocuzione con milioni di individui nel mondo , per raccontare e ricevere storie, denuncie, appelli; lanciare campagne e raccogliere fondi. Così come è stato concluso un accordo tra Arcigay e Libera tv, una web tv,  per un canale di Arcigay: primo passo verso la realizzazione di un house organ in un contesto che sarà condiviso con canali specifici da altre importanti forze sociali del Paese.
La crisi economica ci costringerà a valutare formule alternative per mantenere e,spero, consolidare la nostra autonomia economica. Credo che un contributo deriverà dalla relazione tra innovazione tecnologica ,appunto,e capacità di reperimento delle risorse. Come ritengo sia vero, d’altra parte, che dalla crisi economica deriva e deriverà un patto forte per il rilancio di Arcigay. Questo patto può vivere oggi un momento di responsabilità matura con la presentazione della proposta di accordo con il circuito delle Associazioni affiliate che io ho siglato e che presento insieme ai componenti della CNCA alla valutazione del Consiglio.  Nulla di facile come sapete;  molta sofferenza, molta riflessione, molta responsabilità e senso di responsabilità,  molta lucidità e molta condivisione.

Era necessario assumere una decisione e azzerare una serie di profili irrisolti ed irrisolvibili per restituire una nuova prospettiva ad Arcigay attraverso una nuova relazione con in nostro circuito delle nostre associazioni affiliate. Ogni passaggio alla fine ha avuto un senso necessario per giungere a questa condivisione, persino i più difficili e controversi. Oggi abbiamo una sintesi importante e la prospettiva di un percorso di riforma statutaria per provare a dare la migliore e più nuova struttura possibile a questa nuova soluzione. Costituiremo dunque un tavolo di lavoro che coinvolga tutte le anime dell’associazione per un obiettivo che è interesse di tutti e che sia patrimonio di tutti. Tengo a precisare che i termini dell’accordo che tra poco potrete valutare sono stati anche oggetto di una severa valutazione della crisi in atto, e della necessità di farvi fronte con un rinnovato spirito di solidarietà. E’ dunque una soluzione ponte da qui al Congresso che però sin da subito ha determinato un meccanismo di interdipendenze: siamo davvero sulla stessa barca ed il vantaggio o lo svantaggio saranno sempre di tutti o di nessuno.
La rinuncia a quote di competenza dell’Associazione ha tuttavia permesso l’individuazione di un sistema che favorisce nettamente l’assunzione di responsabilità , i meccanismi,  come detto,  di intersezione di reciproci vantaggi, la continuità nei pagamenti, il consolidamento del rapporto associativo,e , e sono convinto, la fine di una lunga fase di assestamento di un sistema ereditato dal passato che ha retto per moltissimi anni e che oggi non era più in grado di funzionare allo stesso modo. Ora,  insieme alla CNCA, lavoreremo,  come da accordi,  per una riscrittura condivisa e definitiva della materia, da sottoporre alla valutazione congressuale.
Credo serenamente di poter rivendicare a questa fase di Arcigay il coraggio di avere promosso e affrontato cambiamenti duri e profondi. A nessuno piace affrontare l’incertezza spesso conflittuale della novità rispetto alla certezza di meccanismi accettati seppur sorpassati e in qualche caso ormai deleteri, ma dovere di una dirigenza responsabile è affrontare anche i temi più spigolosi e laceranti, se necessario, per favorire un cambiamento nei momenti decisivi (e questo lo è)  e garantire il futuro.


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